Il caso

Cinque poliziotti arrestati a Verona per violenze e torture: le indagine condotte dalla stessa Polizia

Ermes Antonucci

Gli agenti sono stati arrestati per presunti atti di violenza e tortura perpetrati nei confronti di persone, soprattutto immigrati, sottoposte alla loro custodia. Il questore di Verona: "In un momento così difficile per noi, abbiamo mostrato che la parte sana della Polizia alla fine è quella che vince”

Una nuova storia di violenza da parte di appartenenti alle forze dell’ordine, ma anche una prova della capacità della Polizia di stato di indagare su se stessa e portare alla luce episodi di intollerabile gravità. Così può riassumersi l’operazione che ieri ha portato all’arresto ai domiciliari di cinque poliziotti a Verona, con l’accusa di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto e omissione di atti di ufficio e falso ideologico in atto pubblico.

 

Secondo le accuse gli agenti, che all’epoca dei fatti prestavano servizio al Nucleo Volanti (la sezione che in macchina pattuglia giorno e notte il territorio), avrebbero in diverse occasioni picchiato persone fermate per strada nel corso di controlli, per poi truccare i verbali in modo tale da allontanare responsabilità e sospetti. I fatti oggetto di indagine sono avvenuti tra luglio del 2022 e marzo del 2023: la squadra mobile di Verona ha lavorato per oltre otto mesi, su delega della procura, mettendo a segno, grazie a supporti tecnici e analisi, le verifiche dalle quali sono scattati gli ordini di arresto. Secondo gli inquirenti, gli agenti in questione si sarebbero macchiati di comportamenti “sfociati anche in atti gravemente lesivi della dignità delle persone”.

 

In uno dei casi di violenza che hanno portato agli arresti, due poliziotti sono accusati non solo di aver picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche di averla costretta a urinare nella stanza fermati. Lo scrive il gip di Verona nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti degli indagati, sottolineando che gli stessi hanno spinto il fermato in un angolo facendolo cadere a terra e usandolo “come uno straccio per pulire il pavimento”.

 

Oltre ai cinque arrestati, diciassette poliziotti risultano indagati per le violenze. Il questore della provincia di Verona, Roberto Massucci, ha disposto inoltre la rimozione dagli incarichi di altro personale che, pur non avendo preso parte a episodi di violenza, si presume possa non aver impedito o comunque non aver denunciato i presunti abusi commessi dai colleghi.

 

Un quadro inquietante, dal quale emerge comunque un elemento di speranza: la Polizia di stato non ha infatti chiuso gli occhi di fronte alle violenze, ma ha dato prova di non voler coprire alcun abuso. “Ringrazio la procura della Repubblica di Verona per la fiducia accordata alla Polizia di stato nel delegare alla locale Squadra mobile le indagini riguardanti gli operatori appartenenti alla stessa questura”, ha dichiarato il capo della Polizia, Vittorio Pisani. “La levatura morale della nostra amministrazione – ha sottolineato Pisani – ci consente di affrontare questo momento con la dignità e la compostezza di sempre”.

 

In un’intervista a Repubblica, anche il questore di Verona, Roberto Massucci (che ha preso servizio quando i fatti già si erano svolti), ha evidenziato la capacità della Polizia di non tenere nascoste queste gravissime vicende: “La divisa che portiamo va onorata ogni giorno, e questo non è un modo di dire. Anche in un momento doloroso come questo, sono fiero che la Polizia di stato abbia dato comunque le risposte che doveva”. “Pur nella sofferenza di dover indagare su dei poliziotti – ha sottolineato – l’indagine è stata svolta per mesi dall’interno per accertare in modo chiaro e trasparente comportamenti non legittimi. Non è stato facile. Ripeto: è stato doloroso, ma assolutamente doveroso. In un momento così difficile per noi abbiamo mostrato che la parte sana della Polizia alla fine è quella che vince”.

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