La scena dell'incidente a Casal Palocco (Ansa) 

demenza criminale

Settantuno morti sulle strade di Roma da inizio anno. E sarebbe colpa di TikTok?

Salvatore Merlo

Da Calenda a Gualtieri a Veltroni. È inspiegabile, di fronte a questa ecatombe che richiederebbe una reazione consapevole e urgente, il fatto che persone apparentemente dotate di senno, stiano proponendo di risolvere la questione vietando i social network ai minorenni. Bisogna governare la città

Dall’inizio di quest’anno a Roma sono morte settantuno persone a causa di incidenti stradali. Il bilancio dei morti sulle strade romane nel 2022 è stato di centocinquanta ammazzati. Roma è la città in cui si muore di più su strada, ormai da diversi anni. Centoventuno decessi nel 2021. Centoquattro nel 2020, malgrado il lockdown. Nella capitale d’Italia servirebbe un bollettino ufficiale che giornalmente analizzi i dati dei morti sulle strade, come si fa con i morti durante le guerre. E’ dunque inspiegabile, di fronte a questa ecatombe che richiederebbe una reazione consapevole e urgente, il fatto che persone apparentemente dotate di senno stiano proponendo di risolvere la questione vietando i social network ai minorenni.

 

Da alcuni giorni infatti,  dopo l’orrore di Casal Palocco, dopo che un Suv Lamborghini con a bordo quattro ventenni yotuber ha investito una smart uccidendo un bimbo di cinque anni, sembra quasi che a investire la Smart sia stato un social media. Carlo Calenda propone il divieto di TikTok. Il sindaco Gualtieri, che dovrebbe occuparsi di quella groviera di buche omicide che sono le strade della sua città assai male amministrata, ha dichiarato che “è surreale morire per fare un video”. E persino un consigliere comunale d’opposizione, Fabrizio  Santori, della Lega, si è abbandonato a questa psicologia d’accatto che da alcuni giorni si può tuttavia leggere persino sulle pagine dei quotidiani più seri (e stupisce che si sia fatto coinvolgere anche un ex sindaco come Walter Veltroni): “E’ un’assoluta priorità sociale contrastare il mito del guadagno facile, del comprare vendere facilmente sul web. Un mostro è emerso dallo stagno dell’illusione della superficialità ha prodotto i giovani che non vogliono lavorare né studiare, che rifiutano gli impieghi mentre bar ristoranti aziende non trovano personale”.

 

Ma a Roma si muore investiti, ogni giorno, e non dai tiktoker idioti che coltivano il mito del “guadagno facile”. A Roma si muore, più che altrove in Italia, con un tasso di mortalità stradale di cinque persone ogni 100 mila abitanti,  perché la città è sbandata. Una piccola megalopoli del terzo mondo, una incivile, degradata, abbandonata e dolente Calcutta italiana. Via di Macchia Saponara, dove il Suv Lamborghini ha investito la Smart, è una strada residenziale sulla quale quotidianamente gli automobilisti anche non youtuber (e senza Lamborghini) sfrecciano oltre i limiti consentiti. Corrono come pazzi. Basta passarci un qualunque pomeriggio per constatarlo con i propri occhi. Non bisogna vietare i social media, bisogna governare la città. Punto. Ci vogliono dossi artificiali,  attraversamenti pedonali rialzati,  telecamere, autovelox e vigili urbani. Solo il  4,3 per cento delle multe comminate a Roma deriva da sanzioni dovute al limite di velocità.  Significa che non ci sono controlli. Non esistono. E allora, di fronte a tutto questo, parlare di TikTok e YouTube è demenziale. Se non criminale

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.