"Al rogo YouTube"
Ecco tutte le cose inesatte (o false) che sono state dette sul caso di Casal Palocco
Dalla positività alla cannabis, alla ragazza che non c'era. A poco a poco potrebbe emergere una verità: a uccidere è Roma non i social. Piccola guida
Ma è davvero tutta colpa di YouTube? Delle challenge online? Della strafottenza dei giovani ai tempi dei social network? A sentire leader di partito, televisioni e giornali sembrerebbe quasi di sì: sulle strade di Roma si muore a causa di Facebook e dei suoi fratelli. E’ questo che ha colpito del tragico incidente avvenuto mercoledì poco prima delle 16 a Roma, in cui ha perso la vita un bimbo di cinque anni, la settantunesima vittima della strada nella capitale dall’inizio del 2023, più di un morto ogni tre giorni. I media si sono soffermati da subito sulle caratteristiche del gruppetto che guidava la Lamborghini Urus, un’auto che senz’altro non passa inosservata, lasciando in secondo piano, se non in alcuni casi tralasciando, le modalità con le quali l’incidente è avvenuto. Si sono dette e scritte alcune imprecisioni, ma anche cose del tutto false. E’ forse opportuno tentare allora di mettere a fuoco quel che si sa con certezza, ma anche quel che non corrisponde alla verità dei fatti fin qui accertati.
Si è detto ad esempio che Matteo Di Pietro, il ventunenne alla guida dell’auto fosse sotto effetto di cannabinoidi. In realtà il ragazzo è risultato positivo ai test che confermano il consumo nelle settimane precedenti, ma nessuno sa se fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti al momento dell’incidente. Solo ieri la procura di Roma ha disposto delle analisi più approfondite, per provare a capire se davvero il ventunenne avesse fumato hashish o marijuana prima di mettersi alla guida. Si è anche detto che quella Lamborghini Di Pietro non la poteva utilizzare perché neopatentato (con la patente da meno di 3 anni). Anche questo se non falso è almeno incerto. Più volte è stato citato impropriamente l’articolo 117 del Codice della strada che prevede il divieto di guida di vetture con potenza specifica superiore a 55 kilowatt su tonnellata solo per il primo anno di possesso della patente. Di Pietro, 21 anni, ha presumibilmente la licenza di guida da tempo sufficiente per noleggiare l’auto. E’ stato poi scritto che a bordo c’era anche la fidanzata del ragazzo. Una “leggerezza” motivata dalla presenza di un’altra giovane nell’auto. Una volta finita sui giornali con nome e cognome, però, l’incolpevole vera fidanzata è stata costretta a chiudere i propri profili social per fermare la valanga d’insulti che la stava colpendo senza motivo. E’ stato infine scritto che l’auto di Di Pietro e i suoi amici viaggiava a oltre 100 chilometri orari. E, anche se è molto probabile che sia stato violato il limite di velocità dei 30 chilometri orari, una stima è inverificabile senza una perizia tecnica, già disposta dalla procura, ma non ancora effettuata. Negli ultimi giorni si è parlato persino di una terza vettura coinvolta, versione dei fatti smentita ieri da chi indaga.
Ma vediamo adesso cosa sappiamo davvero di quanto avvenuto mercoledì scorso. Con la consapevolezza che la dinamica esatta dell’incidente deve ancora essere chiarita. Alle 15.45 la Smart Forfour dove viaggiavano una mamma di 29 anni, il bimbo di 5 e la sorellina di 3 anni, procedeva su via di Macchia Saponara, una stradina stretta a doppio senso che collega Acilia e Casal Palocco, in direzione nord. Una zona residenziale di Roma. La giovane mamma si apprestava a girare su via Archelao di Mileto, una strada piccola sulla sinistra che costringe quindi a impegnare la corsia nell’opposta direzione di marcia. Qui le versioni di almeno due testimoni oculari e quella del legale (e zio) di Di Pietro, l’avvocato Francesco Consalvi, divergono. Secondo le testimonianze la Smart sarebbe rimasta sulla sua corsia in attesa di svoltare, mentre nel tentativo di sorpassare un’auto che stava dando la precedenza, la Lamborghini avrebbe invaso la corsia opposta colpendo l’auto. Secondo il legale del ragazzo, invece, la ventinovenne alla guida della Smart aveva già impegnato l’incrocio, senza dare la precedenza dovuta alla Lamborghini, che non stava effettuando alcun sorpasso, ma che, comunque, procedeva probabilmente oltre i limiti di velocità. Per avvalorare la sua tesi l’avvocato fa riferimento alle foto scattate dai vigili dopo l’incidente che mostrano come l’impatto abbia danneggiato in maniera devastante e molto più evidente il lato destro della Smart Forfour. Per cercare di conoscere la verità, la procura di Roma, nell’indagine contro Di Pietro per omicidio stradale, ha sentito anche ieri diversi testimoni (si attende di poter sentire anche la madre del bimbo). Mentre, ed è questo il dettaglio che potrebbe essere risolutivo, è stata disposta l’acquisizione delle immagini delle telecamere del consorzio Casal Palocco e della scuola frequentata dai bambini, non distante dal punto dell’impatto. Non è detto però che da questo girato sia davvero possibile osservare quanto accaduto.
Quel che è certo è che l’incrocio dell’incidente è pericoloso, arrivando da nord, da dove arrivava la Lamborghini si vede solo all’ultimo: la via è stretta e a doppio senso e il divieto di velocità a 30 chilometri orari è fondamentale per garantire la sicurezza di tutti. Le sfide social non saranno ricche di insegnamenti edificanti, ma per fermare la strage silenziosa della capitale la sensazione è che siano più utili educazione nelle scuole e interventi di manutenzione su strade e incroci pericolosi che il tic ideologico contro YouTube e gli altri social network.