Il caso
Perché è così difficile aumentare le licenze dei taxi (spoiler: c'entrano i dati che i tassisti non forniscono)
Per permettere la circolazione di nuove auto i comuni e le regioni devono presentare degli studi che dimostrano la carenza dell'offerta rispetto alla domanda, ma le principali informazioni per farlo sono custodite gelosamente. Il pantano burocratico complica le cose
Aumentare il numero di taxi? Facile a dirsi, molto meno a farsi. I tassisti, organizzati e sempre pronti alle barricate, fanno paura a comuni e governi (persino Mario Draghi sul punto fu costretto a capitolare). Ma non è solo per questo che è difficile aumentare le licenze. Da un lato sono proprio loro che dovrebbero fornire ai comuni e alle regioni i numeri necessari per stabilire un aumento delle licenze. Dall’altro c’è una normativa che vede proprio l’aumento delle licenze, e dunque delle auto in circolazione, come ultima spiaggia. Con queste motivazioni si è giustificato alcuni giorni fa il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Purtroppo - ha detto - le regole attuali non consentono interventi a impatto immediato”, ha risposto a chi chiedeva quando il comune attiverà nuove licenze. Uno studio del 2019 realizzato da Roma servizi per la mobilità, l’agenzia comunale che si occupa della pianificazione del trasporto pubblico e privato, dice che a Roma servirebbero tra le 2 mila e le 5 mila auto bianche in più.
Mentre a Milano il sindaco Beppe Sala ha firmato una delibera per l’aumento di mille licenze e inviato in Regione la richiesta formale. I nuovi taxi però, se tutto va bene, non arriveranno prima di un anno. Anche il sindaco milanese si è scontrato con gli stessi problemi: la normativa farraginosa e i dati che mancano. Quest’ultimo punto riguarda le cosiddette “richieste inevase”, e cioè quelle telefonate ai radiotaxi o tentativi di prenotazione sulle app che finiscono con un nulla di fatto. Sono uno dei principali indicatori segnalati dall’Autorità nelle sue “Linee guida in materia di adeguamento del servizio taxi per Regioni ed Enti Locali” per motivare l’aumento delle flotte di auto bianche nei singoli comuni. Le compagnie Radiotaxi sono molto gelose di questi dati. Tendono a non fornirli.
Sala per compilare la richiesta di incremento inviata in Regione Lombardia si è dovuto limitare ad usare i dati di alcune applicazioni online di prenotazione – 40 per cento di richieste inevase la notte e nei giorni festivi, 8 per cento nei feriali – perché le compagnie di radiotaxi non hanno, nonostante le reiterate richieste, mai fornito i dati. Anche a Roma le informazioni sulle richieste inevase non sono disponibili. “Gli operatori non le forniscono”, spiegano da Roma servizi per la mobilità.
A questo si accompagnano le regole complicate che sommano normativa nazionale, regionale e delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti. Nel caso di Milano ad esempio dopo la richiesta di incremento fatta da Sala, spetterà alla regione fare un’analisi del contesto rispetto al servizio attualmente offerto (con quali dati se gli operatori continueranno a non fornirli?), poi, sempre la Regione dovrà aprire un confronto con la conferenza del servizio taxi, dunque con gli operatori, e infine sarà necessario chiedere il parere dell’Autorià. La stessa normativa – che prevede tutte queste fasi di valutazione – chiede sostanzialmente ai soggetti competenti, comuni e regioni, di tentare qualsiasi strada prima di arrivare all’aumento delle licenze: dai turni integrativi ai taxi condivisi. Anche per questo, sia Milano sia Roma hanno attivato le cosiddette doppie guide, la possibilità quindi per i tassisti di trovare un sostituto per un turno di guida integrativo, portando le ore in cui l’auto bianca è in strada da 8 su 24 a 16 su 24, quindi aumentando di fatto i taxi in circolazione. L’idea che sta dietro questo principio è quella di non aumentare una flotta inquinante, ammortizzare il costo d'acquisto delle auto su un numero di ore maggiore (permettendo ai tassisti di abbassare le tariffe) e rendere i tassisti più presenti e con un’organizzazione più simile a quella di un'azienda che a quella di un titolare di rendita. Il principio però spaventa i tassisti che dovrebbero acquisire nella gestione delle licenze anche l'efficienza di un'azienda. Anche per questo alle doppie guide hanno aderito in pochissimi. A Milano lo hanno fatto in 440 solo attraverso la collaborazione familiare, e cioè trovando un parente a cui affidare l’auto per il turno integrativo.