in sicilia
L'aeroporto di Catania riaprirà al rallentatore, danni al turismo
La settimana prossima dovrebbero riprendere le operazioni di volo, ma ancora non è chiaro come e quando si tornerà alla normalità. Per il settore turistico si stima una perdita di diverse decine di milioni di euro al giorno
L’aeroporto di Catania, il quarto d’Italia con dieci milioni di passeggeri raggiunti a nel 2019 e nel 2022, rimarrà chiuso ancora cinque giorni. E non è chiaro ancora se, passati questi cinque giorni, il traffico aereo potrà tornare normale. Questa è tuttavia la decisione contenuta nella nota firmata da Enac e Sac SpA, la società di gestione dello scalo. Dopo l’incendio che ha colpito una parte della zona arrivi nella notte tra il 16 e il 17 luglio, le operazioni di volo dovrebbero riprendere martedì 25, ma è, appunto, ancora troppo presto per capire se la ripresa sarà totale o progressiva. Nel frattempo però il numero dei voli in partenza passerà dai 2 l’ora, attuali, a 4 e poi a 7 grazie a una tensostruttura, in fase di realizzazione in coordinamento con la Protezione Civile, che permetterà di aumentare la capienza del Terminal C di circa 400 unità. I voli l’ora quando l’aeroporto è in piena operatività sono circa 22, tre volte in più. Ed è ovvia la preoccupazione delle imprese legate al turismo in tutta la regione.
I cinque giorni intanto serviranno per favorire una migliore comunicazione con i passeggeri che potranno avere precise indicazioni sulla riprotezione dei voli. Anche se non è quello che è successo negli ultimi tre giorni ai passeggeri che sono stati dirottati negli aeroporto di Comiso, Palermo, Trapani e Reggio Calabria con attese che hanno raggiunto e superato le 12 ore, spesso senza alcuna informazione o assistenza.
La scorsa notte i passeggeri diretti a Heraklion sono rimasti nello scalo di Comiso senza nessuna possibilità di potersi muovere perché all’esterno dell’aeroporto non c’erano autobus, taxi o altro che potesse accompagnarli in una stanza d’albergo o altrove. Qualche informazione è arrivata dopo che alcuni passeggeri stremati hanno minacciato, fisicamente, di occupare la pista impedendo arrivi o partenze. La situazione negli altri aeroporti non è tanto diversa, critica anche a Trapani Birgi dove il bar ha esaurito tutto ciò che era commestibile, i check-in sono saturi, l’aria condizionata non è in grado di contrastare né il numero di passeggeri né i 40° con cui la Sicilia sta facendo i conti i questi giorni.
L’aeroporto di Palermo ha invece deciso, in uno spirito tutt’altro che solidale, di lavarsene le mani e con una nota, che è stata diffusa anche sui social, ha comunicato che accetterà “gli ultimi 20 voli ex Catania per la giornata di domani (giovedì 20 luglio), nessuno da venerdì a domenica”. L’Enac ha però rivendicato il proprio ruolo di autorità nel determinare la capacità degli aeroporti siciliani a supporto dell’operatività di Catania. Nel frattempo è entrato a regime il sistema di trasferimento con navette dei passeggeri verso gli scali di Comiso, Palermo e Trapani con la precisazione, del Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi e il governatore della Sicilia, Renato Schifani, che il servizio proseguirà nei prossimi giorni.
Il tiro alla fune è evidente e al di là delle reciproche competenze, sarebbe opportuno ricordare che il conto più alto di questi disagi lo pagano i passeggeri; ma navigano a vista anche i tour operator. “Non si capisce niente, ogni compagnia applica un suo modo di operare e non trapelano informazioni – spiega Mirko Chiaramonte di “Scuto Viaggi” un tour operator di Acireale che opera in quasi tutta la Sicilia. Ci sono compagnie che non riproteggono e altre che lo fanno, ma ognuno è un caso a sé. E sembra fantascienza che si chiuda un aeroporto per un incendio circoscritto. Non è caduto un meteorite che ha reso inagibile la struttura”.
Difficilissimo anche fare una stima dei danni provocati dalla paralisi dello scalo catanese in alta stagione, qualcuno ha ipotizzato fin qui una perdita di diverse decine di milioni di euro al giorno. Ma servirà tempo per una valutazione esatta delle perdite. Tutto questo mentre il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, e gli aggiunti Agata Santonocito e Fabio Scavone hanno aperto un fascicolo che punta a fare chiarezza su tutte le dinamiche e i motivi che hanno provocato l’incendio. Intanto oggi pomeriggio al Mit c’è stata una riunione operativa con Matteo Salvini e i vertici Enac, Enav e la società di gestione dell’aeroporto di Reggio Calabria, Sacal, che ha rimosso le limitazioni relative alla pista 15 che da oggi è a regime e percorribile da tutti i vettori ed equipaggi.
Il caso Catania sembra relegato tra i confini regionali a dispetto del fatto che il volo Roma-Catania sia tra i più trafficati d’Italia e che l’aeroporto sia il quarto scalo nazionale. La Sicilia è collegata a Roma come se fosse su un altro pianeta, apparentemente, ma se il turismo siciliano dovesse riceve un contraccolpo da questo incidente l’effetto economico sarebbe senza dubbio di portata nazionale.