l'isola prigione
Altroché Ponte sullo Stretto. Così il fuoco mette in crisi gli aeroporti e scollega la Sicilia dall'Italia
La settimana scorsa un incendio ha danneggiato lo scalo di Catania, che ha smesso di operare, e oggi il fuoco ferma anche quello di Palermo. Le vacanze, per migliaia di persone, diventano un inferno, tra strade inefficienti e viaggi interminabili. La riunione con Salvini
È stata una maledetta scintilla, probabilmente partita da un condizionatore, a mettere in ginocchio il trasporto aereo siciliano e a ricordare al mondo intero che la Sicilia è un’isola e pure mal collegata. I siciliani lo sapevano già (provate a comprare un biglietto Milano-Palermo senza svenarvi), ma vallo a spiegare a migliaia e migliaia di turisti rimasti intrappolati, in arrivo o in partenza, a Catania.
Dieci giorni fa un incendio ha danneggiato una parte del Terminal A dell’aeroporto "Vincenzo Bellini" di Catania. E siccome “se qualcosa può andare storto, lo farà” stamani si è fermato anche l’aeroporto di Palermo. Colpa degli incendi che minacciano le case e costringono la gente a fuggire per strada. Piove cenere sul capoluogo siciliano travolto da un’ondata di caldo record e dalla mano criminale dei piromani. Le fiamme hanno lambito anche la pista dell’aeroporto intitolato a “Falcone e Borsellino”. Per fortuna è stato riaperto alle 11. Solo una decina i voli cancellati. Niente a che vedere con l’ondata di disagi che ha travolto Fontanarossa (Catania). Con i suoi dieci milioni di passeggeri non è esattamente un piccolo scalo di provincia. Sono decine di migliaia i vacanzieri rimasti a terra o dirottati altrove dall’inizio dell’emergenza. A cascata sono finiti sotto stress gli aeroporti di Palermo, Trapani e Comiso dove vengono riprotetti i viaggiatori. E qui si apre un capitolo a parte, che nulla ha a che vedere con l’emergenza incendi. È una storia di ordinaria inefficienza dei collegamenti stradali. Le autostrade siciliane sono un eterno cantiere. Statali e provinciali molte volte sono trazzere o giù di lì. E così le vacanze per migliaia di persone sono diventate un girone infernale. Chi non è stato costretto a rinunciarvi perché il volo è stato cancellato ha dovuto sobbarcarsi interminabili viaggi in pullman o su treni lumaca. Fino a dieci ore per attraversare la Sicilia.
Da domani l'operatività dell'aeroporto di Catania passerà da otto a dieci voli all'ora, cinque partenze e cinque arrivi, mentre da martedì primo agosto, quando entrerà in funzione la tensostruttura da 500 metri quadrati allestita dall'aeronautica militare, si potrà arrivare fino a quattordici. Numeri che non possono risolvere l’emergenza se si considera che a pieno regime il “Vincenzo Bellini” serve 91 destinazioni di cui 24 italiane e le altre estere, collegate con 229 movimenti fra arrivi e partenze. Per la normalità si dovrà attendere – almeno così si spera – il mese di agosto. Nessuna certezza, però. Meglio non sbilanciarsi. Per gli inguaribili ottimisti l’aeroporto avrebbe dovuto essere riaperto del tutto già ieri. “Usiamo Sigonella”, aveva detto qualcun altro dimenticando che l’aeroporto che ospita la base militare ha una pista e null’altro che si avvicini a un aeroporto civile.
Nel frattempo, a Catania, arrivano i deputati della Commissione trasporti per una ispezione, si riuniscono i tavoli tecnici, si stilano cronoprogrammi, si convocano riunioni. All’ultima, voluta dal presidente della Regione siciliana Renato Schifani, ha partecipato, in video collegamento, anche il vicepremier Matteo Salvini. Sì, il ministro delle infrastrutture che ha fatto del ponte sullo stretto di Messina il vessillo da issare nella battaglia che porterà la Sicilia direttamente nel futuro. Un’opera da consegnare alla storia per unire l’Italia e rendere l’Isola meno isolata. Salvini snocciola i numeri con orgoglio: 13 miliardi di euro, sei corsie stradali, due binari ferroviari, oltre 6.000 veicoli l'ora e 200 treni al giorno in più. “È un'opera visionaria e avanguardista che deve essere valorizzata anche commercialmente e turisticamente oltre che a livello infrastrutturale. Le navi ci passano sotto, lo garantisco", aggiunge il ministro. Poi arriva la maledetta scintilla di un condizionatore a mettere in ginocchio il sistema aeroportuale siciliano. E la visione deve fare i conti con la realtà delle interminabili file in aeroporto. E la chiamano estate.