trasporti romani
Il futuro dei tram a Roma è diventato uno scontro di civiltà (e un dramma per il Messaggero)
Il giornale romano ospita opinioni ed editoriali in cui si criticano i mezzi di trasporto urbani su rotaia. Ma l'assessore ai trasporti della capitale non è di questo parere
Lasciate stare spazzatura, topi del Colosseo (e dove se no? Copyright Giuliano Ferrara), buche. La vera sfida ideologica e sanguigna, quindi appassionante, sul futuro di Roma nasce dalle opinioni su tram e binari. Si scontrano due volontà tremendamente pervicaci, tra le quali ora cominciano, con timidezza, ad affiorare anche espressioni quasi dialoganti provenienti dall’opinione pubblica. Il primo dei due contendenti super duri è l’assessore ai trasporti del comune Eugenio Patané, avvocato quarantanovenne, la cui competenza è riconosciuta, ma, nello stesso tempo, è attribuita anche a conoscenze fondate su un sapere scientifico acquisito da cui derivano convinzioni marmoree nella loro immutabilità oltre alla tendenza a guardare a scadenze lontanissime, con un impeto programmatorio lodevole ma, davvero, poco conciliabile con la Roma di oggi. Per capirci, non proprio il tipo del mediatore politico. Un approccio, il suo, che, nell’intricato panorama delle società partecipate del comune di Roma, può portare o a vittorie epiche o a disastri, ma certamente non a progressi graduali. Già braccio destro di Mario Di Carlo, storico assessore della giunta Veltroni, non ha mai lasciato l’interesse per i trasporti locali e per la sua felice ossessione chiamata Tram,
Anche dall’interno dell’amministrazione c’è chi lo critica per questa dedizione totale, che lo distoglie dall’attenzione per gli altri temi del trasporto locale, anche da quelli che, affrontati, darebbero un rapido beneficio ai cittadini e un ritorno di immagine utilissimo per la giunta. Dall’altra parte c’è un giornale, il Messaggero, sulle cui pagine, da diverse settimane, ogni giorno che passa ci sono reportage, interviste, servizi, da cui emerge come i tram siano rumorosi, lenti, portatori di vibrazioni deleterie e distruttive, detestati da chi se li trova vicino e dai loro stessi utenti. Con una specifica attenzione a via Nazionale, la grande strada che scende verso il centro storico dalla stazione Termini, e sulla quale Patanè ha programmato di posare le rotaie di una linea corrispondente, più o meno, a quella dell’attuale autobus 64, piuttosto famoso anche tra i non romani perché è l’autobus che dalla stazione centrale va a San Pietro, quindi la linea giubilare per eccellenza. Che Patanè, tostissimo e volitivo, vuole sostituire con un tram giubilare ma la cui realizzazione non sembra credibile proprio in tempo per il Giubileo del 2025.
Nella descrizione data dal comune la linea 1 correrebbe su più di 8 chilometri di binari, con 22 vetture, 90 mila passeggeri al giorno e frequenza nelle ore di punta di 3 minuti, quindi paragonabile alle migliori linee di metropolitana. Dati su cui ogni giorno martella il Messaggero, con una tecnica accerchiante, perché contro il tram futuro si schierano le lamentele per quelli, pochi, già esistenti. Il titolo di ieri, dopo una lunga serie, riportava il parere dei “residenti di San Lorenzo”, quartiere in cui effettivamente passa una linea di tram, che lo definivano “mezzo inadatto alla città”. Mentre le associazioni dei negozianti di via Nazionale, angosciate dall’invasione cantieristica di una strada a vocazione commerciale, ogni giorno fanno sentire, ovviamente sul Messaggero, la loro voce contro l’avvio dei lavori e la loro preoccupazione per la separazione a metà della via. Effetto che, forse, sarebbe anche maggiore quando si scende a Corso Vittorio Emanuele, più stretto e soggetto a frequentissimi attraversamenti pedonali e a incroci automobilistici, difficili da gestire con una linea tranviaria, in zone a forte movimento turistico.
Insomma, un po’ di ragioni ci sono da entrambe le parti, ma è vero che i nuovi tram non avrebbero molto a che fare con quelli che ancora cigolano e vibrano sui binari romani, come quello citato di San Lorenzo. Usano binari con minore rumorosità, funzionano senza catenarie (senza la linea aerea e senza il pantografo a bordo) e questo permette maggiore morbidezza del transito, consumano meno energia e hanno migliori capacità di manovra. Ma, punto dolente, costano cari e usano una tecnologia ancora non completamente affinata. Tra le alternative, a breve termine, ci sarebbe un maggiore ricorso ai bus elettrici, che se restano un problema per il peso sul fondo stradale certamente riducono emissioni, rumore e vibrazioni. Soprattutto, però, si fa notare da chi cerca di mediare nella sfida tra l’assessore e il quotidiano, sarebbe utile fissare l’attenzione dell’amministrazione sulle metropolitane, seguendo con altrettanta decisione i progressi della Linea C e l’efficientamento della A e della B. Ma i tram, vecchi e nuovi, in congedo e futuribili, assorbono tutte le energie intellettuali di una città attesa alle prove di Giubileo ed Expo.