l'intervista
“Gli occupanti dell'Università Orientale? Degli imbecilli”. Parla il prefetto Morcone
Per l'attuale assessore alla Sicurezza e all’Immigrazione della regione Campania, di fronte all'occupazione dell'università napoletana “si può certamente invocare l’applicazione della legge Mancino”, visti i messaggi di odio veicolati contro Israele
"Sono degli imbecilli”. Interpellato dal Foglio, non usa mezzi termini il prefetto Mario Morcone, oggi assessore alla Sicurezza, alla Legalità e all’Immigrazione della regione Campania, nel definire il gruppo di circa venti persone che, con tanto di passamontagna, lunedì mattina ha occupato la sede dell’Università Orientale di Napoli, esponendo una bandiera palestinese dal balcone con la scritta “Fino alla vittoria” (dove non si comprende se la vittoria sia l’annientamento dello stato israeliano, come desiderato da Hamas). Per Morcone, già capo di gabinetto di Marco Minniti al Viminale e oggi componente di spicco della giunta campana, di fronte all’iniziativa di lunedì mattina “si può certamente invocare l’applicazione della legge Mancino”, visti i messaggi di odio veicolati contro Israele dai militanti (non è chiaro se siano tutti studenti o se all’interno del gruppo ci siano infiltrati esterni all’università).
In un lungo comunicato, infatti, il gruppo autore dell’occupazione di Palazzo Giusto definisce Israele “regime sionista”, “governo coloniale e criminale”, “governo di apartheid”. Sostengono che Israele stia perpetrando “un vero e proprio genocidio” ai danni della popolazione palestinese, “non risparmiando nemmeno l’utilizzo di armi vietate da tutte le convenzioni internazionali come le bombe a fosforo bianco”, con l’obiettivo di realizzare una “pulizia etnica”: “Il governo israeliano, con il bombardamento dell’ospedale Al-Maamadani e del campo profughi Al-Maghazi, ha dimostrato ancora una volta il suo vero intento, ossia quello di una vera e propria pulizia etnica”. Nel lunghissimo comunicato non si fa alcun cenno ai massacri attuati da Hamas un mese fa sul territorio israeliano.
Gli occupanti, anzi, con un italiano stentato (che dovrebbe far riflettere), invocano il boicottaggio di Israele: “Sappiamo che il nostro ateneo, come altri nel resto del paese, intrattengono rapporti di partnerariato e scambio di ricerche con le università israeliane e l’apparato militare-industriale italiano. Non vogliamo studiare in un’università che si rende complice di ciò che sta facendo un governo coloniale e criminale come quello israeliano”. Da qui la lunga lista di “rivendicazioni”: “Pretendiamo che l’università, nella figura del rettore Tottoli, si esponga pubblicamente a sostegno del popolo palestinese e per un cessate il fuoco immediato; che l’università riconosca pubblicamente il genocidio della popolazione palestinese di cui è responsabile il governo israeliano; (…) che cessino gli accordi tra L’Orientale e le università israeliane (…); che cessi ogni forma di collaborazione, partnership e rapporti tra l'università e le aziende che producono armi”.
Netta la replica del rettore Roberto Tottoli: “Condanniamo con fermezza l’occupazione di una nostra storica sede, un vero e proprio atto di violenza perpetrato nei confronti non solo dell’ateneo ma della democrazia e delle istituzioni. Un conto è manifestare le proprie opinioni, un conto è impedire il regolare svolgimento delle attività istituzionali”.
“Tutto ciò che amplifica le tensioni che ci sono sul campo, che già sono molto forti, è profondamente sbagliato”, afferma al Foglio Morcone. “Tutti ci spendiamo perché venga in tutti i modi tutelata la vita dei civili. Amplificare le tensioni non serve a niente, mentre spero che questa possa essere l’occasione per arrivare alla soluzione ‘due popoli due stati’”, aggiunge. “Episodi come quello avvenuto a Napoli – dice Morcone – nascono dalla confusione tra il legittimo diritto dei palestinesi ad avere una propria terra e il terrorismo di Hamas e forme di radicalismo islamico che nulla hanno a che vedere con i diritti dei palestinesi”. “Purtroppo ci sono frange che non hanno alcun interesse a creare condizioni di dialogo, ma hanno solo interesse a che cresca la rabbia nei confronti di Israele. Questo non ci porta da nessuna parte, se non a un’esplosione di violenza ancora più vasta”, conclude Morcone.
Non c’è fermento solo nel mondo universitario. Il ministero dell’Istruzione sta svolgendo indagini interne per chiarire quanto avvenuto pochi giorni fa al Liceo Augusto di Righi di Roma, dove un docente ha costretto uno studente italo-israeliano, di religione ebraica, a difendere davanti alla classe le proprie ragioni su quanto accade in medio oriente, inserendo sul registro elettronico le sue generalità (pur essendo il ragazzo minorenne) e specificando le sue origini e la sua religione.