La riflessione
Non tutti quelli che muoiono quando piove sono vittime del clima folle
Il cambiamento climatico è certamente responsabile delle morti in Toscana, ma non è il solo. Durante le alluvioni le automobili possono trasformarsi in trappole letali da cui è meglio stare alla larga
Otto morti in Toscana per il maltempo. Meglio, per il cambiamento climatico. Anzi, per la crisi climatica. Bisogna alzare l’allarme. Sono morte otto persone. Ciò è un dolore senza fine per loro e per chi le amava, dolore cui ci associamo. L’articolo però riguarda altri due argomenti, cioè il modo in cui vengono formulate le notizie e uno dei pericoli più gravi in caso di inondazione. Il primo fatto è che nelle due stagioni delle piogge, cioè ogni primavera a ancora di più ogni autunno, quasi sempre il “bilancio del maltempo” è gonfiato e somma fra loro anche vittime non prodotte dal maltempo. Una persona folgorata, un’altra uccisa da infarto, un’altra ancora caduta dal ponteggio del cantiere e così via. Però alcune delle persone elencate nel “tragico bilancio” sono state davvero uccise dall’evento meteorologico. E gran parte di esse sono state uccise nell’auto travolta da un allagamento. In questi casi, le persone si sentono più al sicuro dentro l’auto la quale invece, al contrario, se presa dall’onda può diventare una trappola mortale. Ricordarsi: in caso di piena, stare lontani dalle auto.
Il terribile bilancio degli allagamenti della prima settimana di novembre in Toscana elenca otto vittime. A Lamporecchio (Pistoia) moglie e marito sono annegati nell’auto trascinata dalla piena mentre erano al telefono con la figlia. A Montemurlo (Prato) un uomo con difficoltà nel camminare è annegato nelle acque del torrente Bagnolo che hanno allagato il pianterreno della casa di via Riva. A Figline (Prato) un uomo è morto annegato nell’auto trascinata dal torrente Bardena. A Rosignano (Livorno) in una casa di riposo allagata dal tracimare del Botro della Sanguigna una donna è stata schiacciata da un armadio crollatole addosso. A Montemurlo (Prato) una donna è stata uccisa da un infarto mentre a secchiate asciugava la cantina di casa; nella frazione Oste una donna di 28 anni è morta per una malattia di cuore di cui soffriva da tempo. A Prato in via Cantagallo un uomo è morto a causa di una scossa elettrica presa mentre sistemava l’impianto elettrico del seminterrato. Quanti di queste sono vittime degli eventi meteo?
L’auto diventa trappola letale
Quando sono investite da un’onda, le automobili hanno tre caratteristiche. Primo, hanno l’abitacolo a tenuta quasi stagna, cioè progettato per limitare l’ingresso dell’acqua. Secondo, hanno il vano motore aperto verso l’esterno per consentire il raffreddamento con il radiatore e la manutenzione quando l’auto è sul ponte del meccanico. Terzo, le auto sono governabili finché le gomme toccano terra. Ogni autunno e ogni primavera, quando le piogge battenti fanno traboccare i corsi d’acqua, molte persone muoiono nell’auto trascinata dall’acqua. A volte cercano di mettere in salvo la vettura, spostandola dalla via allagata o dal garage seminterrato; a volte confidano nelle capacità del fuoristrada; spesso osano l’attraversamento di un flusso impetuoso dell’acqua che taglia la strada. Però l’abitacolo a tenuta quasi stagna, quando l’acqua ha abbastanza livello per applicare il principio di Archimede, si solleva e galleggia per molte decine di secondi. Nel galleggiare le ruote si staccano dal terreno – è sufficiente un centimetro – e l’auto non è più governabile. Viene trascinata via dalla corrente. Non appena l’acqua è profonda, per esempio il fosso di lato dalla strada, il motore pesante e aperto comincia ad affondare e trascina con sé tutta la macchina, il cui abitacolo va riempiendosi d’acqua. Meccanismi elettrici per finestrini e portiere fanno il resto. Le auto devono stare lontane dagli allagamenti e, se non c’è modo di evitare la furia dell’acqua, nessun rimpianto nell’abbandonarle al loro destino.