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La confusione dei ragazzi che occupano le scuole per la Palestina: "All'istruzione i fondi delle armi"
Al liceo Rossi di Roma una settimana di occupazione in solidarietà al popolo palestinese. Dibattito aperto al Visconti: il collettivo è spaccato sulla posizione da prendere
"È in corso un genocidio con milioni di morti", dice uno studente, prima che una sua compagna lo corregga: "Siamo arrivati a 11 mila". Siamo al liceo artistico Rossi di Roma, dove da domenica scorsa è in corso un'occupazione. La protesta è rivolta a diversi temi, dalle politiche del governo Meloni - soprattutto quelle del ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara - fino alla guerra arabo-israeliana.
"Gli studenti hanno preso una decisione coraggiosa, una protesta forte per posizionarsi politicamente rispetto a tutto ciò che sta accadendo dentro e fuori il nostro paese", si legge in un comunicato diramato alla stampa dagli studenti che, in continuità con quelli di scienze politiche della Sapienza, si stringono in "solidarietà del popolo palestinese".
Al liceo classico Visconti invece non c'è la solidarietà alla Palestina tra i motivi dell'occupazione, ma il tema è presente nel dibattito animato dagli studenti. "I fondi che potrebbero essere usati per la scuola sono invece usati per le spese militari", dice uno dei ragazzi, ignorando probabilmente che l'Italia non ha fornito alcun aiuto militare all'esercito israeliano. Però, dicono, il collettivo è spaccato: "C'è chi sta con Israele e chi con la Palestina".
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