l'incontro a roma
La John Cabot University si prepara per la Cop28
Federica Fricano e Benito Mueller si confrontano con studenti e docenti dell'Ateneo pronti a partecipare al summit di Dubai. "Gli Emirati Arabi Uniti sono in grave conflitto di interessi", dice il professore di Oxford
"In quanto produttori di petrolio, gli Emirati Arabi Uniti potrebbero avere un grave conflitto di interessi nel prendere direzione del regime multilaterale sul cambiamento climatico". Il professore Benito Mueller, che domani a Roma incontrerà gli studenti della John Cabot University per parlare della conferenza internazionale sul Climate Change, ha spiegato così le ragioni per le quali la Cop28 di quest'anno risulta particolarmente problematica. La conferenza, che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, rappresenta infatti un appuntamento ad alto tasso di criticità per le diverse posizioni degli stati dell’Ue, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e per la presidenza affidata a un paese produttore di petrolio.
Alle 18.30 di domani, l'Aula Magna Regina del Guarini Campus ospiterà il prof. Mueller, docente dell'Università di Oxford e coordinatore delle ricerche internazionali per le politiche ambientali, per preparare la delegazione della John's Cabot Universiy che parteciperà alla conferenza di Dubai. Mueller è esperto delle politiche di 'Loss and Damage', espressione che, come ha spiegato nel corso dei colloqui preparatori con i docenti, si riferisce alle "perdite e ai danni imposti dai cambiamenti climatici".
"Inizialmente il problema veniva affrontato esclusivamente in termini di mitigazione, ovvero di riduzione delle emissioni di gas serra", ha dichiarato il professore. "Quando è diventato chiaro che gli impatti negativi del cambiamento climatico non possono essere prevenuti con sforzi di mitigazione insufficienti, è diventato chiaro che dobbiamo anche adattarci, cioè diventare più resilienti al cambiamento climatico (ad esempio costruire dighe, cambiare le nostre pratiche agricole, ecc.)". Tuttavia, Mueller aggiunge: "Nell’ultimo decennio si è capito che gli impatti negativi dei cambiamenti climatici (ad esempio inondazioni, siccità, innalzamento del livello del mare) non sono stati evitati (attraverso la mitigazione e l’adattamento)". E a rimetterci, spiega il professore, sono "i paesi e le persone meno responsabili del problema climatico (i più poveri e vulnerabili)", per cui spetta alla comunità globale "aiutarli a riprendersi, riabilitare e ricostruire da tali perdite e danni subiti".
Mueller si occupa, inoltre, di promuovere i negoziati tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo ma ci tiene a sottolineare che i paesi più poveri e vulnerabili non si trovano solo in Africa. "I piccoli stati insulari – osserva il professore – sono estremamente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, e per molti di loro ciò rappresenta una minaccia esistenziale". Secondo l'esperto "i paesi ricchi sanno di avere la responsabilità di mostrare solidarietà", per questo motivo si dice convinto che l'’Alleanza internazionale per la solidarietà climatica proposta dal suo team rappresenta "un modo in cui i paesi possono mostrare questa solidarietà qui e ora, senza dover aspettare un nuovo accordo internazionale".
In occasione dell'inaugurazione della the Kushlan Lecture Series in Tutela dell'ambiente, domani, il professor Mueller sarà affiancato da un'altra autorità induscussa nel campo della sostenibilità ambientale, Federica Fricano. Direttrice degli Affari europei nel settore ambientale e dello sviluppo sostenibile presso il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Fiano è stata membro chiave di gruppi e forum internazionali dedicati alla politica climatica. Esperta mondiale di politica ambientale, è stata inoltre insignita dell'onorificenza di Cavaliere dell'ordine al merito della Repubblica Italiana.