Numeri alla mano
Sorpresa: l'aria padana non è mai stata così respirabile
I clamorosi dati Arpa mostrano come il 2023 per l'Alta Italia sia stato l'anno più balsamico di sempre, come il 2022 prima di lui, perfino in Emilia Romagna. Paradossalmente, l'aria più impestata resta ad alta quota e c'entrano le concentrazioni di ozono
La finissima aria padana. Il 2023 per le regioni dell’Alta Italia è stato l’anno più balsamico di sempre. E non è vero che l’aria è sempre più irrespirabile. Al contrario, l’aria padana è sempre più respirabile. Da decenni le centraline di rilevamento segnano che lo smog è in calo nelle grandi pianure padano-venete, ogni anno sempre meglio. Non ha avuto effetto la paralisi virale 2020 del traffico, quando naso all’aria molti asserivano che, vedi?, senza traffico l’aria è più pulita: invece poi il traffico ha ripreso ad accelerare furibondo e al contrario lo smog è sceso ancora di più. Come il 2022 era più pulito degli anni che l’avevano preceduto, ora tocca al 2023 essere migliore del 2022. Sono sempre più rarefatti l’ossido di azoto (NO2) e le polveri fini (Pm10) e finissime (Pm2,5) che aleggiano in microgrammi in ogni metro cubo d’aria. Le agenzie regionali di protezione dell’ambiente, quelle Arpa il cui olfatto scientifico fiuta l’aria che respiriamo, hanno certificato che l’anno scorso è stato (parola all’Arpa Lombardia) “l’anno migliore da quando si è avviata la misura della qualità dell’aria”. E come la Lombardia, anche il Piemonte, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e perfino quella regione cui i meme dei social attribuiscono l’ariaccia più pestilenziale, l’Emilia Romagna. Da Bologna assevera l’Arpa: “I valori medi annuali delle polveri, Pm10 e Pm2,5, risultano ampiamente entro i limiti di legge”.
Come è ovvio, ciò non significa che l’aria respirata al Nord sia perfetta. Osserva in un documento l’Arpa Lombardia: “Se non ci si confronta con gli attuali limiti di legge ma con i valori proposti dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, la strada da percorre è ancora lunga e richiede una ulteriore - particolarmente rilevante - riduzione delle emissioni, possibile solo su tempi sufficientemente lunghi”. Ma ecco alcune delle rilevazioni. Qui Lombardia: “Come ormai da anni non sono stati registrati superamenti degli standard di legge per monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo, ormai tutti con valori ben al di sotto dei limiti di legge. Per quanto riguarda il Pm10, in tutte le stazioni del territorio regionale anche nel 2023 è stato rispettato il valore limite sulla media annua di 40 microgrammi per metro cubo d’aria. Da otto anni si registra pertanto un rispetto generalizzato di tale parametro (il primo anno senza superamenti per questo limite è stato il 2014, seguito dal 2016 e poi consecutivamente dal 2018 ad oggi). L’anno appena concluso è però quello migliore di sempre nella stragrande maggioranza delle stazioni, con concentrazioni molto inferiori rispetto al 2022”, rileva l’Arpa Lombardia.
Spostiamoci sulla pianura veneta: “Viene rispettato per il quarto anno consecutivo in tutte le stazioni di misura il valore limite annuale del biossido di azoto, con concentrazioni medie tendenzialmente inferiori o in linea con quelle dell’ultimo triennio. Anche i limiti annuali del particolato, sia Pm10 che Pm2,5, fissati rispettivamente a 40 e 25 microgrammi per metro cubo, risultano rispettati in tutte le centraline della rete aria”, analizza l’Arpa Veneto. Andiamo a Torino, ed ecco l’Arpa Piemonte: “Le concentrazioni medie annue rilevate risultano essere inferiori o uguali a quelle dell’anno 2022 e anche dell’anno 2021. Tutte le stazioni valutate rispettano il valore limite medio annuale previsto dalla normativa pari a 40 microgrammi per metro cubo d’aria”. Ed ecco il rapporto dell’Arpa Emilia Romagna: “Per la prima volta è stato rispettato il numero di giorni con superamento del valore limite giornaliero di Pm10 in tutte le stazioni tranne una. Il limite sulla media annuale di NO2 è stato superato in una sola stazione e non ci sono stati superamenti del valore limite orario”. Tutto a meraviglia? No: l’ozono invece rimane alto in tutta l’Alta Italia. E andare in montagna alla ricerca di un’aria fine e balsamica può essere peggio: il punto più inquinato dall’ozono in tutta la Lombardia è lassù fra i pascoli e le abetaie a 1.196 metri di altitudine, in Valsàssina, a Moggio al passo del Culmine di San Pietro. Lì, l’aria più impestata di tutte.