Ansa 

Morti bianche

Cosa c'entra la società del saper fare con le storie di Firenze e Mestre

Jacopo Giliberto

Progettisti diplomati con crocette a risposta multipla; cinismo aziendale al massimo ribasso; addetti con poca esperienza. Le cronache dei morti sul lavoro, ma anche quelle dei mille eventi della vita di ogni giorno, parlano di un abbassamento generale della qualità del “saper fare”

Prima di esprimere sentenze definitive sul crollo di Firenze è bene aspettare le perizie. Però è appena arrivata una perizia per un’altra strage: aveva lo sterzo spezzato di netto il pullman precipitato ai primi di ottobre dal cavalcavia di Mestre, 21 morti. Come era stato progettato l’autobus comprato in Cina, miglior offerente? Come nel cantiere di Firenze era stata organizzata la sequenza degli ordinativi dei materiali e dei lavori, prima lo scavo e poi le gettate dei pilastri o il contrario prima le fondazioni e poi lo scavo? E come è gestita la scelta dei materiali, delle macchine, del personale in tutti i cantieri e nelle fabbriche? Le cronache dei morti sul lavoro, ma anche quelle dei mille eventi della vita di ogni giorno, parlano di un abbassamento generale della qualità del “saper fare”.

 

Progettisti diplomati con crocette a risposta multipla; cinismo aziendale al massimo ribasso; addetti con poca esperienza e tanta speranza una settimana fa pedalavano per consegnare pizze, questa settimana lavorano in cantiere sotto un carico sospeso, fra una settimana raccoglieranno broccoli. Chi segue le asprezze della cronaca sa quante persone entrano nei tini dopo la vinificazione (San Polo di Piave, Treviso, settembre 2023) o nella fogna per pulirlo (Lonato, Brescia, settembre 2023), ma sul fondo del pozzo nero è accumulata l’anidride carbonica senza un fiato d’ossigeno, è come acqua invisibile e gassosa, entrano e annegano sul fondo di gas senza aria, e i loro amici dall’alto vedono il collega cadere e scendono per salvarlo e svengono, in una catena oscena che fa morire nella merda. E poi, meno pericolosi per l’incolumità ma ugualmente testimoni della perdita del “saper fare”, ecco coorti di romanzieri fai-da-te, ecco schiere di gommonisti a 25hp e rocciatori in scarpe da tennis che fanno intervenire la guardia costiera e il soccorso alpino, ecco legioni di fotografi del selfie controluce e del piatto al ristorante, ecco artisti premiati perché la spontaneità pare una virtù. È la società del copincolla?

Di più su questi argomenti: