il colloquio
"Perché ho detto no al boicottaggio delle università israeliane". Intervista a Susanna Terracini
Parla l'unica docente dell'Università di Torino che si è opposta alla mozione che blocca la cooperazione con Israele: "Ho sentito gli studenti parlare di genocidio, ma le parole sono importanti. Le collaborazioni accademiche portano pace"
"Sono contraria ai boicottaggi accademici, a esclusione di ricerche a sfondo bellico, e non era questo il caso, perché penso che le collaborazioni fra scienziati e gli scambi fra studenti siano un fattore che porta comprensione e, potenzialmente, pace. Gli scienziati e gli accademici condividono valori di ricerca della verità, al di là di barriere di ogni tipo. Questo è un elemento di unità e coesione a livello planetario”. Lo dichiara al Foglio la professoressa Susanna Terracini, matematica di fama mondiale, l’unica componente del senato accademico dell’Università di Torino a essersi opposta martedì all’approvazione della mozione che vieta la partecipazione dell’ateneo a un bando di collaborazione con università e istituti di ricerca israeliani. Quella di Torino è la prima università italiana a prendere una posizione simile, definita “preoccupante” dalla premier Meloni.
Meloni alla Camera ha criticato la decisione dell’Università di Torino anche perché giunta “dopo un’occupazione da parte dei collettivi”. Prima che la decisione venisse assunta, infatti, la riunione del senato accademico era stata interrotta bruscamente da gruppi di studenti appartenenti ad associazioni pro Palestina, che avevano chiesto di boicottare tutte le intese con le università israeliane. “Ho sentito interventi di studenti in cui veniva demonizzato lo stato di Israele – riferisce Terracini –. Ho sentito parlare di apartheid, genocidio. Come ha detto però la senatrice Segre, l’olocausto e l’intenzione di sterminio sono un’altra cosa. Tutti siamo sconvolti dalle violenze che avvengono nella Striscia di Gaza e dal fatto che, ad esempio, non venga consentito l’accesso agli aiuti umanitari. Ma le parole sono importanti”.
“Nelle parole degli studenti non ho visto antisemitismo, ma piuttosto un approccio semplicistico a un problema molto complesso”, afferma Susanna Terracini, discendente di Umberto Terracini, tra i fondatori del Partito comunista e presidente dell’Assemblea costituente. “Le inesattezze dette dagli studenti – prosegue Terracini – mi hanno fatto pensare che occorre aumentare, e non diminuire, le occasioni di interazione fra studenti italiani, israeliani e palestinesi. Queste sono un bene, e non un male, perché permettono di comprendere le ragioni degli altri, anche quando non sono condivisibili”.
Per la professoressa di Analisi matematica, “è la storia a dimostrarci il valore dell’apertura accademica”: “Basti pensare agli scienziati che comunicavano al di qua e al di là della cortina di ferro, e in fondo apprezzavano le idee degli altri. Non appena poi è caduto il Muro di Berlino, si è creata una comunità anche solidale in cui gli scienziati dell’ovest hanno aiutato in un momento difficile quelli dell’est”.
“Spero in futuro che si possa superare la retorica dell’odio, che è fortissima nel campo palestinese. Ricordiamoci che Hamas predica la distruzione dello stato di Israele e di tutta la popolazione ebraica”, sottolinea Terracini. “Anche da parte israeliana c’è una retorica dell’odio, se pur con modalità molto diverse. Bisogna superare questa retorica. Credo che se si vuole essere veramente pacifisti questo sia l’obiettivo e le relazioni accademiche vanno in questa direzione”, conclude.
Intanto alcuni professori dell’università torinese in una lettera criticano la decisione assunta dal senato accademico: “Il boicottaggio scientifico del solo stato di Israele, fra i molti che si trovano coinvolti in conflitti armati, di cui questa decisione appare l’inizio, rientra appieno nell’ambito dell’antisemitismo”, si legge nel documento, in cui si sostiene che la decisione assunta “infanga i prof che si opposero al fascismo”. I docenti stigmatizzano anche “la situazione di ricatto in cui si è trovata la maggioranza del senato accademico di fronte a metodi di natura squadristica utilizzati da una minoranza di facinorosi”.
Con una nota, invece, l’Università di Torino ha precisato che la mozione approvata dal senato accademico si riferisce soltanto al bando Maeci 2024 Italia-Israele. “Tutti gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi – aggiunge l’ateneo torinese –, nel pieno rispetto dei princìpi e dei valori di libertà di pensiero e di ricerca dell’Università di Torino”.