Negli Stati Uniti
La catastrofe di Baltimora, una lezione per le infrastrutture italiane
Come mai un ponte considerato un capolavoro della tecnica si è sbriciolato in quel modo? La tragedia che arriva dall'America pone di nuovo al centro la questione della manutenzione. Un tema d'estrema attualità anche da noi
Una catastrofe come quella di Baltimora forse non si poteva prevenire, ma già imperversano le polemiche. Le cause sono chiare: una gigantesca nave cargo stracolma di container, la Dali battente bandiera di Singapore, ma ingaggiata dalla Maersk l’azienda danese numero al mondo nel trasporto merci sia mare, in piena notte, alle 1 e 27 ora locale, ha cozzato contro un pilone metallico del ponte sul fiume Patapsco. L’impatto ha provocato il crollo della struttura che regge l’arcata più ampia (366 metri) la terza più lunga al mondo ai tempi della sua costruzione. L’intero ponte arriva a 2.632 metri e in media veniva attraversato da 11 milioni di veicoli. E’ stato chiamato Francis Scott Key dal nome dell’avvocato-poeta che nel 1814, in occasione della battaglia di Baltimora tra la giovane repubblica americana e gli inglesi, scrisse i versi scelti nel 1916 dal presidente Wilson per l’inno nazionale.
Il collasso del ponte ha provocato sei morti accertati: otto persone sono cadute nell’acqua gelida e solo due sono state recuperate. Non è chiaro perché la nave, lunga 300 metri e larga 48, abbia cambiato improvvisamente rotta mezz’ora dopo aver lasciato il porto. Le telecamere di sicurezza mostrano che per due volte si sono spente le luci e si è alzato un fumo scuro. Il capitano aveva informato le autorità portuali di aver perso il controllo, il mayday ha consentito di bloccare il traffico alle due estremità del ponte e di far allontanare chi era in pericolo. Per tutta la giornata le squadre di soccorso hanno cercato i superstiti mentre le autorità hanno proclamato lo stato di emergenza. E’ stato escluso un attentato.
Ora è il momento del lutto, ma ci sono già recriminazioni. La nave era troppo grande e troppo carica? Che cosa non ha funzionato a bordo? Il 22 febbraio un incidente simile era avvenuto a Guangzhou, ma quella volta la nave era molto più piccola. La taglia dei grandi cargo è un problema, tuttavia non il solo. L’altro riguarda lo stato delle infrastrutture. Come mai il ponte considerato un capolavoro della tecnica quando venne inaugurato nel 1977, si è sbriciolato in quel modo? In questi momenti, come ben sappiamo con il ponte Morandi, nessuno ha i nervi saldi per attendere spiegazioni basate su fatti e dati. E anche a Baltimora si è cominciato a puntare il dito sulla manutenzione. Sono emerse così analisi che avevano già fatto suonare diversi campanelli d’allarme.
L’Artba (American Road & Transportation Builders Association) già nel 2019 aveva pubblicato un rapporto sui ponti del Maryland, lo stato di cui Baltimora è la città più grande e importante. Erano stati esaminati pressoché tutti gli oltre 5 mila ponti grandi e piccoli, 1.595 avevano bisogno di riparazioni, di questi, 273 erano considerati “strutturalmente carenti”, cinque a Baltimora. Il Francis Scott Key non era tra i peggiori, le ispezioni delle autorità locali e federali avevano stabilito che aveva bisogno di una revisione, ma non era considerato pericoloso. E tuttavia è da tempo aperta una gran discussione negli Stati Uniti sulle condizioni delle infrastrutture. Il Council on Foreign Relations ha pubblicato nel settembre scorso un ampio studio le cui conclusioni sono preoccupanti. Tutti i sistemi attuali sono ormai vecchi di diversi decenni, comprese le reti idriche, elettriche e le connessioni fisse per internet. Ma la situazione più preoccupante riguarda strade, autostrade e ponti “strutturalmente carenti”.
Gli Usa spendono per le infrastrutture di trasporto lo 0,5% del pil, l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna lo 0,9; il Giappone l’1,1; la Norvegia l’1,5%; la Cina il 4,8%. Il rapporto scrive che in particolare “un terzo dei ponti ha bisogno di essere riparato o ricostruito”. L’amministrazione Biden ha stanziato 550 miliardi di dollari in dieci anni per le infrastrutture fisiche, 110 miliardi destinati a strade e ponti. Ma la maggior parte degli esperti sostiene che sia troppo poco. Nessuno ha ancora strumentalizzato l’incidente di Baltimora, ma c’è da sospettare che la “Trump machine” si metta in moto. Aspettiamoci quanto meno Steve Bannon da Fox News. Il sindaco Brandon Scott e il governatore Wes Moore sono entrambi Democrats.