La morte di Fabio Gallia, non solo banchiere
Aveva 61 anni, era di Alessandria, ma si considerava romano d’adozione. Da Capitalia a Bnl, dal triennio di svolte in Cdp alle imprese
“Lascio in buone mani il governo di Cdp. Costamagna e Gallia esperti e capaci professionisti. Ottimi i nomi del governo e delle fondazioni per il cda”. E’ il tweet del 10 luglio 2015 – all’epoca si chiamavano ancora così – con cui Franco Bassanini stroncava ogni polemica sulla sua successione al vertice della Cassa Depositi e Prestiti (che aveva guidato fino a quel momento in tandem con Giovanni Gorno Tempini). Successione voluta dal governo Renzi che ambiva ad attribuire alla Cassa “un ruolo più forte” nel sostegno alle imprese e all’economia in generale. Fu un momento di svolta per un’importante istituzione finanziaria italiana che Fabio Gallia, scomparso in modo inatteso oggi, ricorderà spesso negli anni a venire come uno dei passaggi più qualificanti della sua carriera di banchiere e manager. L’attuazione del piano europeo Juncker, di cui l’Italia divenne il primo utilizzatore di fondi, fu una delle più importanti scelte strategiche attuate dalla Cassa nel triennio cui è stata amministrata (fino al 2018) da Gallia in coppia con un altrettanto dinamico Fabio Costamagna (ex Goldman Sachs) nel ruolo di presidente.
Gallia, 61 anni, era di Alessandria, città alla quale è rimasto sempre molto legato, ma si considerava romano d’adozione dopo l’esperienza ai vertici di Capitalia, dove fu chiamato da Cesare Geronzi e da Matteo Arpe agli inizi degli anni Duemila rifiutando, però, di diventare amministratore delegato. Incarico che poi accettò in Bnl nel 2008, insieme a quello di direttore generale, poco dopo che la banca era stata acquisita dal gruppo francese Bnp Paribas. Erano quelli anni di grande fermento nel panorama bancario, la stessa Bnl fu oggetto di un’opa poi annullata da parte di Unipol, prima di essere acquisita da Bnp, e Capitalia si era fusa in Unicredit dando vita all’assetto attuale del gruppo. Erano anche gli anni in cui si andava consolidando il processo privatizzazione del sistema bancario e la separazione tra gli istituti e le fondazioni. La presidenza dell’Acri era salda nelle mani di Giuseppe Guzzetti, che, deciso a difendere le fondazioni dagli “assalti” della politica, esprimeva nei confronti di Gallia apprezzamento per le sue capacità di tecnico “superpartes”, come ricorda oggi chi è stato testimone di quel tempo. Gallia si era formato nella consulenza, dove aveva lavorato dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Torino, prima di approdare al settore della finanza e delle gestioni patrimoniali. Di lì al mondo bancario in senso stretto il passo è stato breve anche perché nel frattempo si erano aperti ampi spazi per manager con esperienze come la sua.
In Bnl, Gallia è rimasto fino al 2015, quando assunse la carica di ad di Cdp e successivamente anche la vice presidenza del Fondo strategico italiano e quella di consigliere del fondo infrastrutturale europeo Marguerite. Un certo eclettismo e la forte curiosità nei confronti del mondo delle imprese l’ha portato in anni più recenti ad incarichi in aziende anche di respiro internazionale come la direzione generale di Fincantieri. E’ stato anche nei cda di diverse società, come Ariston Thermo del gruppo Merloni e Manifatture Sigaro Toscano, oltre che membro dei cda di Borsa italiana e di organi direttivi ed esecutivi di Assogestioni e Abi. Attualmente sedeva nel cda di Edison ed era consulente indipendente di vari gruppi imprenditoriali oltre che senior advisor di Centerview partners, banca d’investimento globale con sede a New York. Nulla, a quanto si apprende, faceva presagire quello che sarebbe successo, nel pieno della programmazione di nuovi progetti e nuove sfide professionali.