Il colloquio
Il presidente della comunità ebraica di Milano: “In città un clima preoccupante. Sala che fa?”
Parla Walker Meghnagi: "La bandiera palestinese sul Duomo è stata un'offesa a tutta la città. Il sindaco? Dovrebbe fare molto di più"
“Un intero quartiere chiuso per paura dei manifestanti pro Palestina. Noi ebrei costretti a muoverci in uno stato di barricata. Io dico semplicemente: ma è questa la città in cui vogliamo vivere?”. Il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi prova un misto di rabbia e paura. Giovedì sera era al Teatro Franco Parenti, dove la direttrice Andrée Ruth Shammah ha ospitato un’altra delle serate a tema conflitto israelo-palestinese allestite dopo il 7 ottobre. “Il Parenti è una vera e propria istituzione culturale a Milano. Ha una programmazione di oltre 900 serate all’anno. Dico solo che per partecipare abbiamo avuto bisogno del grande lavoro delle forze dell’ordine. E tutto questo perché 60 persone cercavano di sfondare il cordone di sicurezza. E’ il sintomo che qualcosa in questa città sta degenerando. Eppure la democrazia funziona quando tutti sono liberi di esprimere la propria opinione, non quando cercano di imporla con la violenza e l’intimidazione. L’evento era aperto a tutti. I manifestanti potevano venire e porre le loro domande. Ma che bisogno c’è di aizzare così gli animi?”.
I fatti accaduti all’esterno del Parenti non sono così dissimili dagli episodi visti all’Università statale di Milano nelle ultime settimane, dove si sono susseguite una serie di occupazioni. E soprattutto avvengono il giorno dopo l’ostensione della bandiera palestinese sulla facciata del Duomo di Milano. “Io che non sono cristiano ma rispetto tutte le religioni credo sia stato un sacrilegio nei confronti di tutta la città, un’offesa nei confronti di tutti i cittadini di Milano”, dice Meghnagi. “Non capisco perché un sindaco come Beppe Sala, al di là delle dichiarazioni che ha rilasciato, non si stia impegnando per fare molto di più. E pensare che siamo pieni di turisti, Milano è sempre stata considerata una città europea all’avanguardia. Ora la situazione è preoccupante”. Ieri nuovi insulti antisemiti sono stati rivolti al consigliere comunale Daniele Nahum. “Una pagina brutta, nera”, dice ancora Meghnagi al Foglio. “Sei ebreo e non ci rappresenti”, “carogna”, “è una vita che massacrate i palestinesi, brutti nazisti”, “chi vota questo parassita è complice”, “ma sei candidato per l’Italia o per Israele?”. Questi sono alcuni dei commenti rivolti sui social a Nahum, candidato alle elezioni europee con Azione dopo essere fuoriuscito dal Pd, proprio a causa delle posizioni ambigue su Israele e la guerra in medio oriente. “Purtroppo sono parole che non ci sorprendono più”, dice il presidente Meghnagi. Il quale addita delle responsabilità precise per il nuovo clima d’odio antiebraico. “Una parte della politica non si rende nemmeno conto della gravità delle cose che dice. La segretaria del Pd Elly Schlein continua a stare dalla parte dei collettivi studenteschi, anche se sono gli stessi che, gridando ‘Palestina libera dal Giordano al Mediterraneo’ vogliono l’eliminazione dello stato di Israele. E ancora nelle scorse settimane, all’Università statale di Milano, hanno scritto messaggi di odio chiaramente antisemiti. Ma grandi colpe ce le hanno anche le televisioni. Oramai trasmissioni come quella di Bianca Berlinguer, dove viene ospitato il professor Orsini, reti come Rete 4 o La7, sono diventate una ribalta per personaggi che invitano all’antisemitismo vero e proprio”.
Secondo il presidente della comunità ebraica meneghina, la risposta delle istituzioni cittadine è stata assolutamente insoddisfacente nel contrasto a queste derive. “Il sindaco Beppe Sala perché non interviene con maggior decisione? Potrebbe fare sicuramente molto di più. Non ci rendiamo conto di cosa c’è in ballo. Non è qualcosa che riguarda solamente noi ebrei, ma il senso stesso di vivere nelle nostre città, con la nostra cultura, qui in occidente”. All’interno della comunità ebraica è sempre presente “il ringraziamento nei confronti delle forze dell’ordine, che svolgono un lavoro straordinario”, dice ancora Meghnagi. “Ma non è normale che in una città all’avanguardia, moderna come Milano le manifestazioni di odio siano oramai all’ordine del giorno”.