La Grande Bellezza della 16esima edizione del Premio Biagio Agnes
Il racconto della serata a piazza del Campidoglio tra caldo, premi e il maraveneriano “Lunga vita al Papa”
Roma, piazza del Campidoglio, nove di sera con trentadue gradi, percepiti quaranta. “Se more de caldo”, dice Mara Venier, completo giacca/pantalone, sandali dorati e gran tacco. “Réggime che cado”, dice ad Alberto Matano. Provano le luci, fanno lo skin test, segue qualche minuto di silenzio. “Ma che me frega – fa lei – va bene così, come vengo vengo, basta che iniziamo, sennò me sciolgo”.
Alle 22 circa, iniziano per davvero. Tutta o quasi la Capitale del potere – politica, economia, Vaticano e Rai – è seduta lì, dalle prime alle ultime file per ascoltarli e vederli presentare la 16esima edizione del Premio Biagio Agnes, una vera e propria festa nel nome del direttore generale Rai e giornalista che, come pochi, aveva uno sguardo libero da condizionamenti sul mondo che raccontava con autorevolezza, passione, serietà, rigore e rispetto.
Il primo a salire sul palco è Renzo Arbore - che ritira il Premio Radio-Tv che va alla Rai per i 100 anni della Radio e i 70 della Televisione – e inizia il divertimento. “Sono l’unico della mia generazione a non aver mai tradito questa azienda che considero una grande famiglia con cui siamo cresciuti insieme”, dice lui. “Una festa vicino alla mia, perché tra qualche giorno compirò gli anni”. “Li hai già compiuti”, incalza la Venier. È il 21 giugno, lui è nato il 24, ma la serata andrà in onda su Rai Uno l’8 luglio, il bello della non diretta.
Sale sul palco anche Gianni Letta, presidente del premio, che definisce Arbore “uno dei simboli della Rai”. “Gli altri fanno il fast food, lui il ristorante”, aggiunge e via di applausi. “Basta, lo so che mi avete scelto per anzianità”, aggiunge il cantautore, un mago in realtà, visto che riesce a tenere in mano il bastone, il microfono e il premio “che pesa”. Viene citato anche il sindaco Gualtieri che arriva quasi per ultimo e poi scompare. “Il sindaco non c’è”, dice Matano, per poi ringraziare Simona Agnes, sua madre Rosella e le storiche annunciatrici Rai Gabriella Farinon e Rossana Vaudetti. Se l’Europa non funziona e gli Usa creano problemi tra un Biden che non c’è e un Trump che si appresta a tornare, meglio l’Africa, in tema con il caldo.
Il Premio Giornalista Scrittore va a Federico Rampini per il suo libro La speranza africana (Mondadori) che racconta un paese “dove c’è un’energia che noi ancora non riusciamo a capire”, spiega il ‘nomade globale’, come si definisce lui, appena arrivato da New York. “Gli africani ci danno una visione più fiduciosa e gioiosa del tutto. A New York adesso tutto è carissimo, preparatevi a una nuova invasione degli americani, perché hanno i dollari pesanti: pagano cifre assurde negli hotel e poi lasciano mance. L’inflazione lì è un tema molto serio che farà perdere le elezioni a Biden il prossimo 5 novembre”. Saluti, foto e poi torniamo al pop con Orietta Berti, scatenatissima sul palco con un medley dei suoi pezzi più conosciuti insieme a quelli dance di oggi, compreso l’ultimo con Fiorello: “La discoteca italiana mi fa ballare la seraaaa…”, canta in playback. Accenniamo a un movimento delle gambe e del bacino, ma dalla platea nessuno ci segue. “Basta uno schiocco di dita e mi trasporto in un’altra vita”, continua lei. Poi va via e noi restiamo là.
Arriva Antonio Tajani che premia l’Associazione della Stampa Estera, premio ritirato da Maarten Van Aalderen e Esma Çakir. “Posso farle una domanda?”, chiede la Venier. E lui: “Basta che non sia difficile”. “Ma c’è speranza per la pace?”, aggiunge lei. “Ci auguriamo che la nostra mediazione sia più forte della stoltezza di chi vuole uccidere”, aggiunge il Ministro degli Affari Esteri, pronto a partire per Washington al vertice della Nato e poi al G7 del commercio internazionale vicino Reggio Calabria. “Ma che è ‘sto rumore?”, ci chiede la nostra vicina di sedia Antonella Boralevi avvolta in un “Versace vintage rifatto da H&M, perché mi piace il low cost”. Potrebbe essere uno sciame di vespe impazzite, ma è un simpatico drone che ci terrà compagnia per tutta la serata, uao. Sale sul palco Francesco Bechis, bravo cronista politico del Messaggero, Premio Giovane Giornalista che riceve dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che si sbilancia un po’ troppo. Allo storico Francesco Perfetti, premiato dal Ministro Sangiuliano, va il Premio Informazione Culturale, mentre allo scrittore Giulio Leoni il Premio Saggista e Scrittore per il libro Mameli. Un grande romanzo storico sull'Inno che fece l’Italia (Rai Eri) e all’Officina della Comunicazione si aggiudica il Premio Documentari Culturali.
Per la Carta Stampata premiano Salvatore Merlo e l’inviato speciale di Avvenire, Nello Scavo. “Non penso che la politica italiana sia sempre una cosa serissima, e questo la rende divertente”, dice il nostro vicedirettore. “Cerchiamo sempre di cogliere il grottesco che esiste, anzi, talvolta è dominante in questo paese fantastico e unico”.
Si passa poi alla cantante Noemi e a un altro momento dance in cui nessuno si scatena. Mentre ci danno delle bottigliette d’acqua per non morire di sete - che gentili - ci fanno sapere che il sindaco Gualtieri è presente. “Ah sì – commenta un altro nostro vicino assai conosciuto – qualcuno se n’è accorto?”. Ricordano Franco Di Mare a cui vanno tanti applausi, ricordato anche da Mia Ceran (con cui presentò proprio il Premio Agnes anni fa) che con Justine Bellavita riceve il Premio Generazione Digitale Podcast per The Essential (Will Media), un racconto quotidiano in cinque minuti dell’attualità politica, economica e culturale. Il Premio Divulgazione Scientifica viene assegnato a Barbara Carfagna, conduttrice del programma di Rai1 Codice La vita è digitale, che ricorda quando era nel coro di Sbirulino, mentre il Premio Fiction va per la serie tv Il Professore ad Alessandro Gassmann e a Claudia Pandolfi che lo dedica ad Alessandro D’Alatri.
Risale sul palco anche Mara Venier che si è messa un paio di comode sneakers. “Grazie a questo personaggio che interpreto, la gente mi ferma per strada facendomi domande sulla filosofia”, dice Gassmann. Che strana metamorfosi per uno che è stato cacciato da quasi tutte le ricche scuole private di Roma nord e dintorni. Comunque, la fiction è bella e la terza stagione è assicurata. Enrico Vanzina li premia e ricorda il fratello Carlo, “andato in cielo proprio oggi, l’8 luglio”. (Lui ha studiato e non si sbaglia seguendo la scaletta della non diretta). Nei loro costumini adamitici, i ballerini Sergio Bernal ed Eleonora Abbagnato scaldano ancora di più la platea, ma poi arriva Gigi Marzullo: “Propongo di non usare più il termine ‘pensione’, meglio dire ‘fine lavoro’ così poi da ricominciare. Sono è pronto a lavorare per i prossimi trent’anni, lo dico ai vertici Rai qui presenti. Un ragazzo di provincia come me non avrebbe mai immaginato di intervistare più di settemila persone, lo devo a Biagio Agnes che ha creduto in me, dicendomelo nella mia stessa lingua (entrambi campani, ndr). L’intervista a cui sono legato di più? Quella a Fanny Ardant. Ho cambiato due aerei per intervistarla. Ero pazzo di lei, ho sempre avuto un debole per le donne francesi. Quella che vorrei fare? Al Papa, ma aspetto il prossimo”. “Lunga vita al Papa”, aggiunge la Venier e poi, “buonanotte” visto che è passata la mezzanotte e ancora non si cena, ma arriva, finalmente, anche quella. Dopo i lunghi applausi, ci spostiamo sulla terrazza con la “romanella godona” (cit. Dago) in grande spolvero: da Gasparri a Gubitosi, da Serena Autieri a Eleonora Daniele, sexy e simpatica, Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, ministri, attori e attrici, prelati, su tutti monsignor Dario Viganò. Hanno i tavoli riservati, ma tutti vengono al nostro dove ceniamo con una super sprint Monica Setta con vista sui Fori, la Basilica Iulia, il Tempio del Divo Romolo e il Colosseo. Ed è così che la Grande Bellezza di dentro si confonde con quella di fuori e diventa un tutt’uno.