Sicurezza

Chi critica i video di Cicalone vada a vedere come le forze dell'ordine ora battono le metropolitane

Andrea Venanzoni

Polizia e carabinieri dopo i video del content creator hanno iniziato a battere a tappeto le metro e i luoghi di aggregazione, dimostrando che quei video inutili non sono, specie in una società in cui la politica opera solo se mediaticamente sollecitata

“Il metodo del successo consiste in larga misura nel sollevamento della polvere”, ha scritto Luciano Bianciardi ne “La vita agra”. E Simone Cicalone, trasvolato dalle piattaforme social alla carta stampata, al dibattito politico e ai talk televisivi, di polvere nel corso della sua ormai pluriennale carriera di content creator ne ha sollevata tanta. Non di soli degrado, borseggiatori e disagio sociale vive però l’uomo Cicalone. Con un passato in un’azienda, con ruolo di responsabilità, ma insofferente a quel genere di vita routinaria, a quanto lui stesso dice, lo sentiamo in un documentario a lui dedicato dai Black Orange, “Bella Cicalò”, e con alle spalle grande passione e pratica per pugilato e fighting, inizia a registrare video. Agli esordi sul pugilato, anche dal punto di vista tecnico, riprende incontri, consiglia alimentazione e percorsi di allenamento. Una piccola nicchia, dentro cui nasce e cresce il brand “Scuola di botte”.

Successivamente, Cicalone inizia a parlare di se stesso, delle sue esperienze e complice la passione per il narrare la realtà circostante inanella una serie di ritratti in video che contengono le vite, i successi delinquenziali e in alcuni casi la orrida fine di malavitosi capitolini, e non solo capitolini: un contraltare quasi lumpen alla glamourizzazione del crimine romano operata da “Romanzo criminale” o “Suburra” e succedanei vari. Da questi video, in cui vediamo Cicalone ripercorrere e raccontare la biografia di personaggi della mala romana come Sergio Maccarelli, il boss di Tor Marancia, l’ex Banda della Magliana Tommaso Marsella, che Cicalone poi incontrerà personalmente realizzando tre video di cui uno molto intenso e toccante, e moltissimi altri, traspare un’umanità reietta, privata di quel fascino maudit che invece negli ultimi anni si è sedimentato sulla sagoma nera della delinquenza.
 

Da questa idea di de-glamourizzare il crimine e di illustrarne didascalicamente le vicende umane e soprattutto i contesti, gli ambienti, le atmosfere, origina il format “Quartieri criminali”: qui Cicalone si apre alla collaborazione con altri personaggi, generalmente ascrivibili al mondo del fighting, come Mattia Faraoni e Mattia Pileggi. E soprattutto come un Alberto Angela delle estreme periferie si reca nelle aree problematiche, spesso dimenticate tanto da Dio quanto dalle istituzioni. Inizialmente “Quartieri criminali” nasce come format tipicamente romano: Tor Bella Monaca, Villa Gordiani, Primavalle, San Basilio, Ostia, Val Melaina, Laurentino 38, Quarticciolo, tra i tanti, un viaggio YouTube, senza falsi moralismi, nel cuore di tenebra della Roma meno esplorata e conosciuta. Poi raggiungerà altre città, tra cui Milano, Napoli, Bologna, Palermo, addirittura Parigi.
 

Cicalone i suoi prodotti li cura e bene. Con i soldi guadagnati ha migliorato di molto l’attrezzatura tecnica, ora ha anche la videomaker Evelina a effettuare le riprese e spesso si è servito addirittura di un servizio drone per riprese dall’alto. Monta, taglia, seleziona. È stato poi anche talent scout di altre figure ascese all’Olimpo della celebrità social. Franchino er Criminale, in certa misura, proprio a partire dal nome scelto come personaggio social, è una sua creatura, che poi ha trovato la propria voce, il proprio ambito tematico nel food e la propria meritata fama. Cicalone sa fiutare l’aria, i temi scottanti e scabrosi del momento.
 

Non stupisce quindi che sia assurto a celebrità anche nel mondo dell’informazione “classica”, ospitato in tv e in radio, da Giuseppe Cruciani tra gli altri, per l’episodio che nei fatti è l’eccezione a oltre 1.400 video che ha sul canale, quello in cui si difende dai borseggiatori afferrandone uno per il collo, in una mossa divenuta un meme e mediaticamente istituzionalizzata da David Parenzo che se l’è fatta eseguire dallo stesso Cicalone suo ospite a “L’aria che tira”. Su Cicalone si è espressa anche la Cgil con una lettera indirizzata al prefetto, dopo la quale va detto essere accaduto praticamente di tutto nel ventre elettrificato di Roma. Alla sicurezza devono pensare le istituzioni, la sintesi.
 

Le istituzioni, già. Le forze dell’ordine dopo i video di Cicalone, che video rimangono e non sono ronde, hanno iniziato a battere a tappeto le metropolitane, dimostrando che quei video inutili non sono, specie in una società in cui la politica opera solo se mediaticamente sollecitata. Ma c’è ancora da lavorare. Il sindaco Roberto Gualtieri ad esempio sembrerebbe ignorare che i suoi vigili possono arrestare. Magari sarà proprio Cicalone a farglielo sapere.