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la fuffa sul report

Macché stato di diritto a rischio. Il rapporto Ue dice le stesse cose con Conte, Draghi e Meloni

Ermes Antonucci

Il rapporto della Commissione europea non esprime giudizi sull'Italia, ma riporta le posizioni dei “portatori di interessi” (dall'Anm alla Fnsi). E' avvenuto anche ai tempi di Conte e Draghi, ma a nessuno venne in mente di distorcene il contenuto e dar vita a una campagna politica contro il governo

L’indipendenza della magistratura? “Il Csm e altri portatori di interessi hanno espresso preoccupazione per il fatto che alcune disposizioni del disegno di legge per la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario potrebbero generare influenze indebite sui giudici”. La corruzione? “La percezione fra gli esperti e i dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico continui a essere relativamente elevato”. La Rai? “L’Osservatorio del pluralismo dei media continua a considerare questo settore ad alto rischio, poiché le riforme attuate nel corso degli anni non sono riuscite a proteggere in maniera sostanziale il consiglio di amministrazione dei media del servizio pubblico da influenze politiche”. La libertà di informazione? “Le leggi sulla diffamazione non sono state modificate e rimangono una delle principali fonti di preoccupazione per i giornalisti e le organizzazioni che li rappresentano”. Era il 13 luglio 2022 quando la Commissione europea pubblicava l’annuale rapporto sullo stato di diritto in Italia (e in tutti gli altri paesi Ue), riferito al 2021 e ai primi mesi del 2022, cioè al periodo in cui presidente del Consiglio non era Giorgia Meloni, ma Mario Draghi. Nessun organo di informazione italiano diede risalto alla pubblicazione del rapporto, evidentemente nella consapevolezza che non si era di fronte a giudizi della Commissione europea nei confronti dell’Italia, ma a un documento che si limitava a esaminare la situazione nel paese, riportando per ciascun tema le posizioni delle istituzioni governative e poi quelle dei “portatori di interessi” (l’Associazione nazionale magistrati, l’Ordine dei giornalisti, la Federazione stampa italiana, Amnesty, Reporter senza frontiere, Libera  e tanti altri), e infine offriva qualche raccomandazione. 

 

Insomma, a nessun giornale venne in mente di attribuire alla Commissione europea “bocciature” nei confronti dell’Italia o allarmi sull’indipendenza della magistratura, sui condizionamenti politici nella Rai e sui rischi alla libertà di stampa dei giornalisti in Italia. E a nessuna forza politica di opposizione venne in mente di cavalcare questa fake news. Proprio ciò che invece sta accadendo oggi, dopo la pubblicazione una settimana fa del rapporto 2024, cosa che ha spinto Meloni a inviare una lettera alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen

 

“Anche quest’anno le raccomandazioni finali nei confronti dell’Italia non si discostano particolarmente da quelle degli anni precedenti, tuttavia per la prima volta il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il governo italiano. Qualcuno si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento alla libertà di informazione e al servizio pubblico radiotelevisivo”, ha scritto Meloni nella lettera a von der Leyen. Piuttosto che indirizzare le sue lamentele alla presidente della Commissione europea, la premier avrebbe fatto meglio a rivolgersi direttamente agli autori della grande fake news che da giorni occupa le pagine dei giornali e le dichiarazioni dei politici di opposizione. 

 

Come già spiegato su queste pagine, anche nel rapporto sullo stato di diritto 2024 la Commissione Ue non si spinge mai a dare giudizi sulla situazione italiana o sulle riforme del governo (dal premierato alla giustizia), ma si limita semplicemente a riportare le posizioni del governo e le critiche e le preoccupazioni espresse dai “portatori di interessi”. Su alcuni quotidiani (Repubblica in testa), però, queste preoccupazioni sono magicamente diventate “preoccupazioni della Commissione europea”. Qualcuno (sempre Rep.) si è spinto persino oltre, scrivendo che in Italia “lo stato di diritto è a rischio”, anche se questa affermazione non è contenuta nel rapporto. Una distorsione palese della realtà. 

 

Il rapporto sullo stato di diritto non è altro che una “fotografia” delle diverse posizioni in campo (da quelle governative a quelle dei portatori di interessi). Tanto per capirci, anche nel rapporto della Commissione Ue del 2021, riferito quindi al periodo finale del secondo governo Conte, si rintracciano le stesse “preoccupazioni” da parte dell’Anm o delle associazioni che si prefiggono di tutelare i diritti dei giornalisti. Tutto il resto è fuffa.
   

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]