Gli adolescenti uccidevano anche prima dei social

Riccardo Carlino e Alessandro Villari

Non solo Paderno Dugnano. Da Pietro Maso a Erika e Omar, sono diversi i casi di cronaca nera in cui gli omicidi non c'entrano niente con la diffusione delle piattaforme digitali

Due genitori e un fratello più piccolo uccisi a Paderno DugnanoRiccardo C. ha voluto liberarsi di loro per “vivere libero e andare a combattere in Ucraina”, come ha dichiarato ai magistrati. Accusato di omicidio premeditato e aggravato dal rapporto di parentela, sarà sottoposto a controlli per rilevare eventuali disturbi psichiatrici.

La colpa va cercata “nella famiglia di oggi. Implosa da anni – dice lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet a il Giornale il 3 settembre 2024 – I genitori controllano in tempo reale il registro elettronico dei figli, sanno che voto hanno preso in italiano già alle 10,30 del mattino ma non sanno dove sono alle 3 di notte. Quante volte i padri chiedono 'come stai?' al figlio durante la cena?”.

Crepet afferma che il problema è generazionale: “Questi ragazzi sono soli, sempre di più. Lo hanno voluto i genitori. Tutto è costruito perché i ragazzi siano isolati: telefonini, visori in 3D, social. Perfino le università, on line. Usano il cellulare anche in discoteca. La solitudine è decuplicata”.

Partendo dal libro di Jonathan Haidt "La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli", Walter Veltroni, il 2 settembre 2024, ha scritto sul Corriere della Sera una riflessione sulla dipendenza dagli smartphone. La tesi del libro è che "la prima generazione di americani che ha attraversato la pubertà con in mano lo smartphone (e internet) è diventata sempre più ansiosa, depressa, soggetta a episodi di autolesionismo e suicidari". Scrive Veltroni, che è la paura che spinge i genitori a essere iperprotettivi verso i figli “con il paradosso di bambini sottoposti a un ipercontrollo fisico e poi lasciati completamente liberi di vagare nei boschi della Rete”. 

Ma nella storia d'Italia gli omicidi commessi dai giovani e adolescenti si registrano da prima che internet diventasse così pervasivo. Ecco una rassegna. 

 

Inquirenti al lavoro dopo il triplice omicidio a Paderno Dugnano (FOTO Ansa) 

Massacro del Circeo

Il 29 settembre 1975, tre rampolli della Roma bene tra i 19 e i 22 anni (Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira) attirano due giovani ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, in una villa di proprietà situata a San Felice Circeo. Dopo poche ore, la festa si trasforma in uno dei massacri più efferati del secolo scorso. Per più di un giorno, notte compresa, le due amiche sono oggetto di violenza sessuale e sevizie da parte dei tre aguzzini. Vengono drogate e colpite ripetutamente fino al 30 settembre, quando le due vengono ritrovate nel bagagliaio di una Fiat 127 nel quartiere Trieste di Roma. Solo Colasanti sopravvive. Lopez era già morta dopo essere stata affogata nella vasca da bagno della villa.

Foto ANSA

   

Doretta Graneris

Nonostante l'apertura dei genitori verso le nozze, la sera del 13 novembre 1975, la 18enne Doretta Graneris e il fidanzato di 21 anni Guido Badini si recano nella casa dei genitori di lei a Vercelli, sterminando tutti i presenti con una pistola. Tra le cinque vittime raggiunte dalle pallottole ci sono anche il fratello minore Paolo, di soli 13 anni, e il cane della famiglia.

Foto Wikimedia Commons

 

Ludwig

Provenienti dall'alta borghesia veronese, Wolfgang Abel e Marco Furlan (rispettivamente 18 e 17 anni) compiono il primo omicidio nel 25 agosto 1977, gettando quattro molotov nell'auto dove stava dormendo un senza tetto. Qualche mese dopo sferrano due coltellate mortali a un cameriere a Padova e con le medesime modalità, un anno dopo, uccidono un ventiduenne. Nel 1980 i due rivendicano gli omicidi sotto il nome "Ludwig" con una lettera spedita a Il Gazzettino. Lo stesso anno la coppia si accanisce con ascia e martello su una prostituta di Vicenza, quello successivo dà fuoco a una vecchia fortificazione austriaca in cui rimane ucciso un diciassettenne che stava trascorrendo lì dentro la notte. La furia dei due ragazzi, autoproclamatisi nazisti, si scatena poi nell'estate del 1982 su due preti settantenni e l'anno dopo su alcuni avventori del cinema milanese a luci rosse "Eros" dato alle fiamme con sei vittime. Il 1984 si consumano gli ultimi efferati crimini del duo, con l'incendio di una discoteca a Monaco di Baviera e una nel mantovano. È in quest'ultimo episodio che la polizia riesce ad arrestare Abel e Furlan. Nella loro storia crimanale hanno ammazzato 15 persone e altre 41 sono rimaste ferite.

Foto ANSA

Roberto Succo


Il 12 aprile 1981, a 19 anni, Roberto Succo uccide in casa la madre accoltellandola per 32 volte. Poi si accanisce sul padre con il retro di un’accetta e occulta i due cadaveri nella vasca da bagno piena d’acqua. La sua furia origina dal divieto di usare l'Alfasud del padre, impostogli dalla madre. I giudici accertano la sua infermità mentale e lo condannano a 10 anni da scontare nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Succo riesce a evadere approfittando di un permesso e fugge in Francia. Ritornato in Italia, viene arrestato e dichiarato "schizofrenico paranoico". Muore nella notte tra il 22 e il 23 maggio 1988, soffocato con un sacchetto di plastica contenente gas nel carcere dove stava scontando la pena.

 

 

Pietro Maso

Montecchia di Corsara, provincia di Verona. Il 17 aprile 1991 si consuma un duplice omicidio per mano del 19enne Pietro Maso e altri tre amici poco più piccoli, Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza e Damiano Burato (ancora minorenne). I suoi genitori vengono uccisi con l’intenzione di appropriarsi dell’eredità. Il ragazzo va in discoteca per poi tornare a casa e fingere di aver trovato i corpi, ma viene arrestato due giorni dopo l’omicidio e infine condannato a 30 anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità.

Foto ANSA

Giovanni Rozzi

È il 26 dicembre del 1992 quando Giovanni Rozzi, 26 anni, convince l’amico tossicodipendente Filippo Meli a sparare ai suoi genitori mentre dormono nella loro casa di Cerveteri, promettendogli i gioielli della madre. Al processo, Rozzi spiega di aver commesso l’omicidio per "essere libero di gestire il patrimonio”. Viene condannato all’ergastolo, mentre l’esecutore materiale riceve una pena ridotta a 18 anni, ma muore di Aids nel 1995.

Carlo Nicolini

Sestri levante, 20 luglio 1995. Carlo Nicolini (26 anni) uccide a colpi di fucile i genitori, squartando successivamente i loro corpi, per poi sedersi davanti la televisione. Viene condannato all’ergastolo, da scontare in un ospedale psichiatrico in quanto incapace di intendere e di volere.

Foto ANSA

Elia del Grande

Ha 22 anni Elia del Grande quando il 7 gennaio 1998 decide di uccidere padre, madre e fratello maggiore a Cadrezzate, in provincia di Varese, per appropriarsi dei soldi di famiglia. Il caso diventa noto alle cronache come “la strage dei fornai” perché la famiglia era proprietaria di una panetteria locale. Del Grande viene arrestato dopo un controllo casuale in Svizzera, proprio mentre tentava di arrivare a Santo Domingo, e condannato a 30 anni di carcere.

 

Foto ANSA  

Omicidio di Elisa Claps

Fra i più noti casi di cronaca nera del nostro paese, specialmente per l’eco mediatica legata alle indagini e ai processi, ostacolati da numerosi depistaggi. Elisa Claps, studentessa di 16 anni, sparisce da Potenza il 12 settembre 1993. Il cadavere, su cui si rinvengono segni di violenza sessuale, viene trovato diciassette anni dopo in fondo al sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, esattamente il luogo dove si stava recando nel giorno in cui è scomparsa. Danilo Restivo, all’epoca ventunenne e con un profilo psicologico altamente problematico, è indicato come ultima persona ad averla incontrata e dopo diversi processi viene giudicato colpevole per il suo assassinio. Su di lui pende anche la condanna per l’omicidio di Heather Barnett, avvenuto nel 2002 a Bournemouth (Inghilterra), dove si era trasferito nel frattempo.

Foto ANSA

 

 

 

Erika De Nardo

In una villa di Novi Ligure (Alessandria), la sera del 21 febbraio 2001, Erika Nardo (16 anni) e il fidanzato Omar Favaro (17 anni) mettono in piedi uno degli omicidi plurimi più noti degli ultimi decenni. Il delitto premeditato ha come pretesto una discussione avuta poco prima con la madre per i voti scolastici troppo bassi della figlia. È quest'ultima a sferrare la prima coltellata, a cui segue l’intervento del fidanzato (nascosto in bagno e munito di guanti). La coppia non risparmia neanche il fratello minore Gianluca, di 11 anni. Erika e Omar saranno condannati rispettivamente a 16 e 14 anni di prigione.

Foto LaPresse