la mappa dello spionaggio
I tanti casi Striano, non raccontati, sparsi per il paese degli spioni
Da Genova a Cosenza, da Padova a Brindisi: negli ultimi mesi in giro per l’Italia è emerso un numero impressionante di accessi abusivi alle banche dati riservate da parte delle forze dell’ordine. Un quadro inquietante fatto di agenti infedeli, banche dati colabrodo e controlli inesistenti
Da Genova a Cosenza, da Padova a Brindisi, da Prato a Marsala. Lontano dai riflettori, puntati sui casi Striano e della società Equalize, negli ultimi mesi in giro per l’Italia è emerso un numero impressionante di accessi abusivi alle banche dati riservate da parte di agenti delle forze dell’ordine. Poliziotti, Carabinieri e agenti della Guardia di Finanza infedeli, spesso in cambio di denaro, altre volte per mere ragioni personali, ad esempio per spiare famigliari e amici. Queste vicende non sono arrivate all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ma, messe insieme, consegnano l’immagine inquietante di una parte di paese appassionata allo spionaggio, grazie a infrastrutture informatiche ridotte a un colabrodo e assenza di controlli all’interno delle forze dell’ordine. Il caso più eclatante è quello di Prato, dove lo scorso 30 maggio il comandante dei Carabinieri, Sergio Turini, è stato arrestato con l’accusa di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Secondo l’accusa, Turini si sarebbe messo a disposizione di imprenditori amici, italiani e cinesi, accedendo abusivamente al sistema banca dati Sdi delle forze dell’ordine per fornire informazioni in cambio di utilità (sono almeno 99 gli accessi individuati). Ora Turini ha chiesto di patteggiare, con il consenso della procura.
Anche Davide Oddicini, comandante dei Carabinieri della stazione di Cornigliano (Genova), è stato arrestato lo scorso 27 settembre con l’accusa di aver effettuato accessi non legati a ragioni di servizio alle banche dati della Polizia e dell’Aci, per poi fornire le informazioni ad amici e conoscenti. A fine ottobre, a Cosenza, sono invece stati condannati in primo grado a pene molto pesanti (da cinque a sei anni) un avvocato e due finanzieri accusati di accesso abusivo ai sistemi informatici e corruzione. Gli agenti della GdF avrebbero estratto abusivamente i dati di 160 mila persone in tutta Italia sulla banca dati dell’Inps, cedendoli poi – in cambio di denaro – a una società informatica che li avrebbe commercializzati.
Sempre a fine ottobre, a Marsala, un sovrintendente dei Carabinieri in servizio alla procura è stato posto sotto indagine con l’accusa di aver agito da spia interna, cercando sulla banca dati dell’Arma notizie su indagini in corso per conto di un amico imprenditore. E ancora: agli inizi di ottobre a Lamezia Terme (Catanzaro) è stata aperta un’inchiesta che vede tra gli indagati anche un maresciallo della Guardia di Finanza, accusato di essersi introdotto in modo abusivo nel sistema informatico giudiziario per avere informazioni su dei procedimenti penali, per poi passarle alle persone coinvolte.
Lo scorso giugno, a Brindisi, un poliziotto è finito ai domiciliari per accesso abusivo alla banca dati Sdi nell’ambito di un’inchiesta su una tentata estorsione ai danni di alcuni imprenditori. A marzo, a Roma, un maresciallo dei Carabinieri in servizio nella caserma della compagnia Cassia è stato sorpreso dai superiori ad accedere abusivamente alla banca dati Sdi per spiare moglie, cognata e suoceri.
Tutto ciò è avvenuto solo negli ultimi otto mesi. Oltre Striano c’è di più.
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