Foto Getty

Dipendenze

Oltre il caso Sanvoisin. "Si muore ancora di droga, che è sempre più accessibile"

Ilaria Coppola e Riccardo Carlino

In Italia ci sono circa 300 morti di overdose ogni anno, in riduzione rispetto ai decenni passati, ma forse le cifre sono sottostimate. Meno siringhe ma più disagi mentali legati alle dipendenze. Dati e problemi di un fenomeno in evoluzione, secondo la Fict e San Patrignano

“Circa 300 morti di overdose ogni anno. Nel 2025 ancora si muore di droga”, dice al Foglio il presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) Luciano Squillaci. Sembra essere il caso della 25enne Camilla Sanvoisin, figlia del produttore televisivo Axel Egon, trovata morta nella sua casa alla Giustiniana, nella zona nord di Roma, all'alba di giovedì 13 febbraio. L'autopsia effettuata ieri ha rilevato un arresto cardiaco e non ha evidenziato alcuna traccia di puntura da iniezione né segni di violenza: l'ipotesi più gettonata è quella di un’overdose da stupefacente acquistato dal compagno a Tor Bella Monaca. Nell’abitazione della vittima, in cui viveva con il compagno 35enne, sono state trovate tracce di eroina e diversi flaconi di metadone, in quantità maggiore rispetto a quelli che il Serd aveva prescritto all'uomo, in cura alla Asl per disintossicarsi. La procura di Roma ha avviato un'inchiesta per morte in conseguenza di altro reato, mentre l'esito degli esami tossicologici arriverà nei prossimi 60 giorni.

 

Nel 2023 sono stati 227 i morti rilevati dalle forze di polizia e attribuiti per via diretta all’abuso di sostanze stupefacenti. Il 25 per cento in meno rispetto ai 298 dell'anno prima, stando alla relazione antidroga annuale 2024 pubblicata dal ministero dell’Interno. “Il dato è molto aleatorio”, spiega il presidente della Fict, perché “fa riferimento esclusivamente a tutti coloro che sono censiti all’interno di una condizione di assoluta certezza di morte per danni collegati all’uso di sostanze stupefacenti”. Sono quindi esclusi tutti coloro la cui morte non risulta direttamente legata all’overdose, o a una condizione di abuso di sostanze, ma che nella realtà dei fatti ne sono conseguenza.

   

“Probabilmente c’è una sottostima di morti in cui la droga ha avuto un ruolo”, dice al Foglio anche Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità di recupero di San Patrignano. “I consumatori di cocaina spesso sono a rischio di morte per malattia cardiaca, che può non essere ricondotta necessariamente al consumo della sostanza”. Di conseguenza, in alcuni casi le morti vengono derubricate a decessi per infarto e non per causa di cocaina, "rendendo piuttosto complesso stabilire se ad uccidere una persona sia stato il solo infarto, l’overdose o un insieme delle due cose”.

   

            

“Il fenomeno si è evoluto e si evolve quasi quotidianamente”, prosegue Squillaci. “Dall’eroinomane classico degli anni '80 e '90 oggi siamo passati a una dimensione delle tossicodipendenze in cui domina la varietà, in termini di sostanze e modalità di uso”. La situazione sembra essere peggiorata soprattutto per quanto riguarda i giovani, per un mix di disagio e bisogno di seguire il gruppo, la moda. “Si pensa che utilizzare sostanze sia cool”, dice il presidente della Fict, “è legato alla necessità di essere sempre al top del divertimento”. Sempre più frequenti, poi, sono i casi di assunzione di psicofarmaci senza prescrizione medica: “A impressionare di più sono le motivazioni”, vale a dire, “l’ansia per una scuola troppo competitiva o il dimagrimento (legato a disturbi del comportamento alimentare)”.

 

A peggiorare la situazione ci sono poi la maggiore accessibilità alle sostanze e la “democratizzazione” del fenomeno. “Si è creato un mercato virtuale, a domicilio, immediato e smart” spiega Squillaci, "che permette di evitare l’acquisto in piazza e l’incontro con i pusher, con tutti i rischi che questo comporta”. Di conseguenza, “la varietà di sostanze le rende alla portata di tutti”. Inoltre, “Il principio attivo, ovvero il principio dopante che determina o lo 'sballo' o gli effetti psicotropi, oggi è molto più alto.” Quindi, con la stessa quantità di sostanza adesso si hanno effetti moltiplicati rispetto al passato.

  

“Nella casistica di San Patrignano abbiamo riscontrato una diminuzione netta della richiesta di cura per dipendenza da oppiacei, come l’eroina”, spiega Boschini. Fra chi ci è entrato tra maggio 2023 e aprile 2024, si legge nel loro osservatorio ufficiale, la cocaina resta la sostanza più utilizzata (pari al 92 per cento dei casi), seguita da cannabis (90,8 per cento) e un ricorso sempre maggiore del crack (67,8 per cento) mentre l’eroina è scesa al 35,5 per cento. A essersi ridotto è anche l’uso di sostanze per via iniettiva. “Di conseguenza si è abbassata molto la diffusione di malattie come l’Hiv ed epatite”. Dagli anni Novanta a oggi semmai, per il medico, “a peggiorare è stata la salute mentale: abbiamo una presenza contemporanea di abuso di sostanze e problemi psichiatrici di gran lunga maggiore rispetto a una volta”. Elementi che si traducono in persone che provengono da contesti familiari già gravati da dipendenze e criminalità, ma anche esperienze di bullismo e molestie, oltre a livelli economici e di scolarità molto bassi. 

    

L’evoluzione del fenomeno porta alla luce l’inadeguatezza dell'attuale sistema dei servizi, sia nel pubblico sia nel privato, “tarato su una norma del 1990, il dpr n.309, costruita specificamente sull’emergenza eroina”. Legge che non rispecchia quindi le esigenze attuali, nonostante si parli di “ritorno all’eroina” dopo la sperimentazione di nuove modalità di assunzione.

 

Cosa si può fare per provare a ridurre il numero delle vittime? “Ci sono due aspetti fondamentali” secondo il presidente della Fict, ovvero, “investire in percorsi educativi strutturati e ripensare un sistema obsoleto”. La prevenzione non va intesa in senso classico, con percorsi che non siano “direttamente indirizzati alla prevenzione dall’uso di questa o quella sostanza” ma che “accompagnino i consumatori all’interno di percorsi virtuosi per dare delle alternative in termini di prospettiva”.

  

Il 7 e 8 novembre 2025 si terrà a Roma la VII Conferenza Nazionale Dipendenze, annunciata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano lo scorso 30 gennaio. “L’obiettivo - sottolinea Squillaci - è che questa iniziativa ci dia la possibilità di introdurre servizi sotto gli aspetti della prossimità, della presenza sul territorio e della capacità di intercettare tutte quelle persone che ai Serd oggi non ci vanno perché non si percepiscono tossico-dipendenti.”