Da "arma biologica” a batterio innocuo, tutte le versioni del Fatto sulla Xylella

Luciano Capone

Le teorie diffuse dal quotidiano di Travaglio in un anno sono state tante, contraddittorie e fantasiose: sperimentazioni, Monsanto, complotto internazionale, guerra batteriologica. Ora invece la Xylella non è pericolosa e non si sa se causa il disseccamento degli ulivi.

Si sono espressi a favore delle misure di contenimento della Xylella fastidiosa – per la pericolosità di questo batterio all’origine del disseccamento degli ulivi in Salento – la Corte di giustizia europea, la Commissione europea, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), l’Accademia dei Lincei, scienziati internazionali e i ricercatori italiani che hanno scoperto il batterio e la malattia degli ulivi e che per questo, invece di essere premiati, sono indagati come “untori”. Persino la procura di Lecce, artefice dell’inchiesta, ha tolto il sequestro sugli ulivi che impediva l’attuazione del piano d’emergenza. Ma il Fatto quotidiano, che la sa più lunga di tutti, porta avanti un’inchiesta che ricalca le linee di quella della procura, secondo cui “non ci sono basi scientifiche per abbattere gli ulivi”. La tesi è che “non si può dire quale sia davvero la causa della morte degli alberi”, i ricercatori hanno fatto “strani errori”, le pubblicazioni scientifiche sono falsate e ciò che afferma l’Efsa non vale perché non sottoposto al giudizio di altri esperti.

 

Viene da chiedersi invece su quali prove si fondi l’inchiesta della procura di Lecce sui ricercatori, su quali basi si rischi di far diffondere in Italia e in tutto il Mediterraneo un patogeno pericoloso per decine di piante, con quali evidenze scientifiche il procuratore Cataldo Motta affermi che gli ulivi malati si curano con l’acqua e che in Puglia ci sono “perlomeno nove” ceppi diversi di Xylella. Ma questi sono interrogativi che al Fatto non interessano, perché l’importante è sostenere qualsiasi cosa serva a puntellare l’inchiesta della procura e le proteste popolari contro il taglio degli alberi infetti. Il problema è che per reggere questa posizione il Fatto ha scritto tutto e il suo contrario. Se oggi afferma che la Xylella non è la causa della malattia come vogliono far credere i ricercatori di Bari, solo l’anno scorso affermava l’opposto, cioè che gli scienziati avevano introdotto il batterio letale per gli ulivi.

 

Le versioni diffuse dal Fatto sono state tante, contraddittorie e fantasiose. Una teoria diceva che sono stati i ricercatori italiani a spargere la malattia attraverso sperimentazioni di fitofarmaci. Secondo un’altra storiella, a portare e diffondere il batterio in Italia sarebbe stato un gruppo di scienziati internazionali dopo un convegno a Bari. Un’altra pista portava al Brasile, dove ci sarebbe stata una sperimentazione della Monsanto sul batterio nel progetto di ricerca Alellyx (l’anagramma di Xylella, pensate un po’). Gian Carlo Caselli scriveva che ci sono “aspetti che potrebbero andare oltre la fatalità” e sempre sul Fatto si parlava addirittura di “una guerra chimica o batteriologica” e della Xylella come “arma biologica”. Mancavano solo l’Isis, il Bilderberg o la Cia.

 

Contrordine. Ora la Xylella non è pericolosa e non si sa se causa il disseccamento. Un’altra teoria sospesa nel vuoto perché, a prescindere dalla malattia degli ulivi, Xylella è un patogeno da quarantena e basta la sua sola presenza a far scattare l’emergenza: la direttiva europea sulla salute delle piante impone agli stati di adottare, una volta accertata la presenza dell’organismo e “indipendentemente dai sintomi”, tutte le misure necessarie per la sua eradicazione o per impedirne l’ulteriore diffusione. Lo ha scritto persino il prof. Giuseppe Surico, che è il consulente della procura di Lecce: “Ospitare Xylella in un territorio rappresenta una situazione di pericolo fitopatologico di estrema gravità, nell’immediato e per il futuro”. Da una parte i fatti, dall’altra il Fatto.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali