Squadre di soccorso in azione fra le macerie di Amatrice (foto LaPresse)

“Non rientrare negli edifici colpiti. In Italia non c'è prevenzione”, dice il sismologo Boschi

Luciano Capone
“Nel nostro paese si ricostruiscono e mettono in sicurezza gli edifici solo dopo che una zona è stata colpita, non si fa nulla di tutto ciò che fanno paesi come il Giappone. E’ stato un terremoto forte ma non fortissimo, se Amatrice fosse stata costruita con gli stessi standard di Norcia avrebbe retto”

“Bisogna assolutamente evitare di rientrare negli edifici prima che siano stati verificati perché in Italia questo tipo di scosse avvengono quasi sempre a coppia, con una seconda scossa forte simile alla prima, come è successo nel ‘97 in Umbria-Marche o nel 2012 in Emilia”. E’ questa la cosa più importante da tenere presente adesso secondo Enzo Boschi, geofisico professore di sismologia all’università di Bologna ed ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ma che tipo di sisma è quello che ha colpito il centro Italia, distruggendo tre paesi e con un bilancio provvisorio di 50 vittime e molti feriti? “E’ un terremoto con una magnitudo 6 – dice il prof. Boschi al Foglio – ed è dello stesso tipo di terremoti che si sono verificati nell’area appenninica, in una zona classificata in Italia con la maggior pericolosità sismica, in questo senso è una situazione nota dal punto di vista sismologico”.

 

Questo terremoto è stato paragonato a quello dell’Aquila. “Per certi versi sono simili, soprattutto dal punti di vista del meccanismo, ma la differenza principale è che nel 2009 il sisma è avvenuto sotto una città fortemente popolata come l’Aquila, mentre in questo caso si tratta di una zona meno abitata, altrimenti sarebbe stato più devastante”.

 

Che cosa mostrano di danni prodotti dal sisma? “La città di Amatrice è stata completamente devastata, mentre Norcia che pure è in prossimità di un epicentro ha subìto danni trascurabili – dice Boschi – e questo perché dopo il terremoto del ’79 Norcia è stata ricostruita con criteri anti-sismici. Il problema non sono quindi i terremoti, ma il modo in cui sono costruiti gli edifici”.

 

Vuol dire che in Italia si fa poca prevenzione? “No, prevenzione non se ne fa proprio. Si ricostruiscono e mettono in sicurezza gli edifici solo dopo che una zona è stata colpita, non si fa  nulla di tutto ciò che fanno paesi come il Giappone, la Nuova Zelanda, la Turchia o la California. È stato un terremoto forte ma non fortissimo, se Amatrice fosse stata costruita con gli stessi standard di Norcia avrebbe retto. Non c’è bisogno di grande ingegno per evitare queste tragedie, solo di fare le cose per bene, mettendo in sicurezza le case nelle zone a rischio”.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali