Renzi può garantire in due mosse una ricostruzione duratura. Parla Vitale
Roma. “Di fronte a tragedie di cui un paese civile dovrebbe avere vergogna, non servono dodici pagine al giorno colme di rimpianti e articoli deamicisiani”, dice al Foglio Guido Roberto Vitale, banchiere d’affari e presidente della società di consulenza finanziaria Vitale e Associati, commentando le reazioni al terremoto che ha colpito il Centro Italia. Cosa occorre allora? Vitale punta direttamente a due possibili misure che a suo dire inciderebbero in maniera duratura sul metodo da utilizzare nella ricostruzione. Non solo nelle zone appena colpite la scorsa settimana, ovviamente. “Innanzitutto occorre operare perché gli appalti e le gare per la costruzione di opere pubbliche, e in subordine di quelle private visto che siamo in un paese in cui il 60 per cento del territorio è a rischio sisma, si basino su procedure moderne. Si stabilisca quindi la figura del Chartered Surveyor, un tecnico riconosciuto che assiste a tutte le fasi di costruzione in un cantiere”.
Un passaggio burocratico in più ci salverà? “Veramente tutte le imprese italiane di costruzione che operano all’estero, per esempio nei paesi anglosassoni, conoscono bene la figura del Chartered Surveyor – replica Vitale – Si tratta semplicemente di una figura analoga a quella delle società di revisione nei gruppi privati. Il Chartered Surveyor sarebbe più efficace del mero responsabile di cantiere per almeno due ragioni. La figura in questione avrebbe la responsabilità patrimoniale a fronte di errori conclamati, le società di revisione possono anche fallire infatti. Inoltre il controllo sulle costruzioni non avverrebbe a cose fatte, come avviene oggi con il classico collaudo. Soltanto durante i lavori è possibile capire davvero come è stato preparato e utilizzato il cemento armato, come sono stati collocati i tondini di ferro, eccetera. E’ un sistema, questo del Chartered Surveyor, che va semplicemente copiato, e che le nostre aziende più competitive – lo ripeto – già conoscono”.
Il banchiere d’affari avanza poi un’altra idea per aggredire il problema delle possibili infiltrazioni malavitose nella ricostruzione, o anche soltanto “il rischio di affidarsi a quegli apprendisti stregoni che si improvvisano imprenditori”. Per gli appalti più grandi, di importo pari o superiore a 500 mila euro, quelli cioè che comportano la costruzione o la sistemazione di edifici della Pubblica amministrazione, scuole e caserme, per esempio, “le società che possono partecipare dovranno avere un capitale minimo e tracciabile di almeno 250 mila euro”. Il perché, secondo Vitale, è presto detto: “Oggi è troppo facile costituire una srl, magari trovando dei prestanome con pochi euro nei propri conti correnti. Davvero possiamo correre questo rischio quando si tratta di mettere in sicurezza il paese?”.
Per Vitale queste due idee, opportunamente trasposte in testo legislativo, avrebbero anche il merito di essere “politicamente convincenti per l’opinione pubblica e parlamentarmente imbattibili o quasi”. “Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dovrebbe inserirle in un decreto legge, da approvare in 30 gioni, e sfidare il Parlamento: qualcuno, dopo quello che abbiamo visto in questi giorni, troverà davvero il coraggio di opporsi a pratiche di controllo già in uso in altri paesi occidentali o a paratie più robuste contro infiltrazioni sospette? Un decreto sarebbe imbattibile. E pure in presenza di uno stop, non ci sarebbe altro da fare che porre la fiducia sul provvedimento. Così si potrebbero contare facilmente, di fronte agli italiani, coloro che per ragioni di piccola bottega o di interessi un po’ loschi continuano a impedire una ricostruzione anti sismica duratura”.