In dubio pro reo. Anche per il caso Cucchi
La vicenda giudiziaria legata alla morte di Stefano Cucchi durante la sua detenzione per questioni di droga è arrivata a un passaggio cruciale. Dopo la seconda assoluzione in appello dei medici restano indagati i carabinieri che lo hanno tenuto in custodia. Il giudice delle indagini preliminari ha disposto una perizia, che ha portato gli esperti a stabilire che si è trattato di “una morte improvvisa e inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici”. Quindi per gli esperti non c’è connessione causale tra il pestaggio subito da Cucchi durante le fasi dell’arresto e il suo decesso la settimana successiva. In seguito al deposito di questa perizia, i legali dei carabinieri implicati chiederanno l’archiviazione delle accuse a loro carico, mentre la sorella del deceduto, al contrario, ritiene che ci sarà un processo per omicidio preterintenzionale. La decisione del gip non sarà semplice, soprattutto per il clamore mediatico del caso e per la forte corrente colpevolista che si è diffusa.
La via maestra, però, sarebbe quella di applicare il principio giuridico garantista “in dubio pro reo”, che dovrebbe far propendere per l’archiviazione. Si può obiettare che quel principio vale soprattutto per un giudizio di merito, che deve verificare la consistenza delle prove, mentre nella fase preliminare basta che ci sia una concatenazione di indizi sufficiente a passare a un processo che accerti se quegli indizi sono suffragati da prove sufficienti oppure no, e che il principio che favorisce l’imputato in caso dubbio valga solo a quel punto. Anche questa è una tesi ragionevole, il che rende davvero complessa la decisione del gip.
Le conclusioni di molti esperti intervenuti finora sono abbastanza chiare nell'indicare una probabile causa del decesso, non direttamente collegata alla violenza dell’arresto. L’importante è che si agisca in base a prove e riscontri, non a prevenzioni, contrarie o favorevoli che siano all’Arma, né a compiacenze verso la pressione mediatica. Quella di Cucchi resta una tragedia terribile, per la quale è giusto provare pietà, ma che non può portare a vendette contro chi non ha responsabilità dirette e provate nell’accaduto.