Il Corriere anticasta ricorre al metodo “auto blu” per scovare gli evasori
Dopo i blitz di Cortina occhio ai blitz in via Solferino. Il quotidiano milanese e la mappatura dell’evasione fiscale regione per regione
Roma. Dopo i blitz di Cortina arrivano i blitz del Corriere. Sperimentati gli effetti deleteri della maxi-operazione condotta la notte di Capodanno di qualche anno fa a Cortina d’Ampezzo – e successivamente in altre località turistiche – con controlli a tappeto nei confronti di centinaia di persone sospettate di essere evasori per il possesso di un’auto di lusso, sembrava che la strategia beferiana dell’“incutere sano timore” negli automobilisti fosse archiviata. Così la pensa anche Rossella Orlandi, dal 2014 al posto di Befera alla guida dell’Agenzia delle entrate, secondo cui quei controlli “non servono a nulla – aveva detto – quel fisco spettacolare non ha alcuna utilità”. Ma non per il Corriere della Sera.
Il giornale di via Solferino ha infatti dedicato una pagina a una mappatura dell’evasione fiscale regione per regione utilizzando come parametro proprio le auto di lusso. Mettendo a confronto “il numero delle dichiarazioni d’imposta sulle persone fisiche (Irpef) superiori a 120 mila euro nel 2014 e la distribuzione di auto di lusso in Italia”, emerge “il ritratto di un paese nel quale i modelli di auto in circolazione dal costo di almeno 100 mila euro risultano di un terzo più numerosi dei redditi Irpef di fascia alta”. Ci sono circa 350 mila auto di lusso e solo 270 mila super ricchi: la conclusione è che nella differenza tra queste due cifre si annidi il bacino dell’evasione fiscale. Dove il numero di dichiarazioni sopra i 120 mila euro e il numero di auto di lusso si equiparano le cose vanno bene, dove invece c’è discrepanza c’è evasione: in Calabria il numero di Ferrari, Lamborghini, Rolls-Royce e Mercedes è il triplo dei contribuenti super-ricchi; in Basilicata, Puglia, Abruzzo e Trentino Alto Adige è più che doppio; in Sicilia e Veneto quasi doppio; mentre in Lombardia, Lazio, Liguria e Piemonte le supercar sono meno degli over 120 mila euro l’anno.
Se la caccia all’auto di lusso – che in politica è stata declinata nel taglio dell’auto blu – fosse un indicatore utile, l’evasione dei ricchi sarebbe stroncata in due minuti: lo stato ha il nome dei proprietari di auto e le loro dichiarazioni dei redditi. Poi il metodo potrebbe essere applicato, a scalare, ai precari che hanno un Suv fino ad arrivare ai disoccupati che possiedono un’utilitaria.
Uno “screening” così grossolano colpisce certamente il lettore, ma presenta molti ed evidenti limiti. Innanzitutto confronta il reddito e un capitale, un flusso e uno stock. L’acquisto di un’auto di lusso non dipende certo solo dal reddito annuo, ma dipende dai risparmi accumulati nel tempo, dal patrimonio familiare, da eredità o da donazioni, come nel caso di un rampollo di una famiglia ricca. Un conteggio del genere non tiene conto del fatto che spesso un ricco appassionato di auto è proprietario di più di una vettura di lusso, non tiene conto neppure del fatto che molte di queste vetture possano essere prese in leasing e che tante sono aziendali (nel blitz di Cortina, su 251 auto controllate, 118 erano di intestate a società).
In generale confrontare il reddito annuale con un bene patrimoniale non ha molto senso. Se si usasse lo stesso criterio con le abitazioni, ovvero confrontare il reddito annuo con il valore delle case, la conclusione dovrebbe essere che gli italiani sono tutti evasori. Naturalmente non vuol dire che l’evasione non esista, anzi, ma ci sono metodi molto più sofisticati per calcolarla e decine di banche dati per individuare gli evasori. I blitz di Cortina, invece, si sono dimostrati inefficaci, da un pezzo.
generazione ansiosa