Coldiretti zittisce Monsanto, il trionfo della censura a chilometro zero
Convegno annullato. Ennesimo atto di sottomissione, dell’ultimo sacrificio della libertà di espressione sull’altare del politicamente corretto
Roma. Gran parte della stampa e dell’attivismo a chilometro zero la descriverebbero una vittoria di Davide contro Golia. In realtà si tratta dell’ennesimo atto di sottomissione, dell’ultimo sacrificio della libertà di espressione sull’altare del politicamente corretto. Un’azienda, e ciò che più conta, alcune persone, sono state costrette al silenzio dal furore ideologico di chi, troppo spesso e troppo a lungo, è stato abituato ai monologhi e a far prevalere le proprie idee con l’imposizione.
Pochi giorni fa, fra il 10 e il 12 dicembre, si è tenuta a Santa Lucia di Piave la “Fiera internazionale dell’agricoltura”, un grande evento fieristico del comparto agricolo con una tradizione millenaria (siamo oltre la mille e 300esima edizione). Fra le tante iniziative era previsto, l’ultimo giorno, anche un convegno della Monsanto, la multinazionale americana delle biotecnologie agrarie da poco acquisita dalla tedesca Bayer, che però è stato annullato per volontà e pressione della Coldiretti: “Dove ci sono gli Ogm non ci siamo noi. La scelta ogm è inadeguata per la tradizione della Fiera di Santa Lucia di Piave, chiediamo le dimissioni del presidente”. L’associazione, che nella manifestazione era presente in un padiglione dedicato a “Campagna Amica”, un’iniziativa in cui le aziende vendono le proprie “produzioni locali” direttamente ai consumatori, oltre a chiedere le dimissioni del presidente della fiera ha minacciato il ritiro delle proprie imprese associate se fosse stato concesso spazio alla Monsanto, colpevole di essere una leader mondiale nel settore delle sementi geneticamente modificate (Ogm) e degli agrofarmaci: “Il nostro progetto non può convivere con uno dei simboli dell’Ogm, è una questione di coerenza – ha detto la Coldiretti trevigiana – Bisogna decidere da che parte stare”. E non si può certo stare vicino a chi produce sementi geneticamente modificate che sono il principale moltiplicatore dell’utilizzo del glifosato, diserbante oggi a sua volta vietato nel territorio nazionale perché altamente tossico”. O noi o loro, niente Ogm, niente erbicidi.
In realtà il convegno non avrebbe dovuto trattare nessuno di questi argomenti, il tema era invece l’“agricoltura di precisione”, ovvero quell’insieme di tecniche, metodologie e analisi per aumentare la produttività e la sostenibilità agricola. Si tratta della frontiera dell’innovazione, tecnologie e processi auspicati e promossi proprio dal ministero delle Politiche agricole e dal ministro Maurizio Martina: sensori a terra, stazioni meteorologiche, sensori di caratterizzazione del suolo, rilevamenti satellitari o attraverso i droni per ridurre gli input (acqua, fertilizzanti, pesticidi) calibrandoli sulle reali necessità degli appezzamenti o perfino della singola pianta. Tutto ciò che serve ad aumentare le rese e a ridurre i consumi. Insomma, nulla che avesse a che fare con l’ingegneria genetica o con l’aumento dei consumi di erbicidi, anzi per certi versi l’opposto.
Ma la crociata della Coldiretti contro la multinazionale, oltre a essere fuori binario, è anche profondamente contraddittoria e incoerente (a prescindere dalle affermazioni false sul divieto di uso del glifosato). Infatti, non solo gli allevamenti degli associati della Coldiretti utilizzano quei mangimi ogm di cui in Italia è vietata la coltivazione e che però vengono importati, ma addirittura li vendono nei propri consorzi. E lo stesso avviene per il tanto vituperato glifosato. Nei Consorzi agrari d’Italia, la holding da 2,5 miliardi di euro controllata dalla Coldiretti, vengono infatti distribuiti e venduti tutti gli articoli della Monsanto, dalle sementi ai mangimi ogm fino al tanto vituperato glifosato.
Proprio per l’ipocrisia di fondo, la battaglia politico-ideologica non è stata criticata dalle altre associazioni di categoria come la Cia (“la Coldiretti dovrebbe riflettere sulla polemica innescata, attraverso il Consorzio agrario di Treviso e Belluno sono distributori dei prodotti della Monsanto. Servono opportunità di informazione, confronto e approfondimenti con le principali e più autorevoli voci della ricerca e della consulenza”) e Confagricoltura (“L’agricoltura italiana deve fare ancora tanta strada per crescere e per essere competitiva sui mercati globali e i comportamenti di talune organizzazioni non aiutano tale percorso”). Ma non è servito a nulla, perché alla fine la fiera e la Monsanto hanno deciso di annullare il convegno. La prepotenza e l’oscurantismo hanno prevalso, di nuovo.