Crollo del campanile di Accumoli, 7 persone indagate
Secondo la procura, il crollo che causò la morte di un'intera famiglia poteva essere evitato. Le ipotesi di reato sono disastro e omicidio colposo, abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio
Disastro e omicidio colposo, abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio: sono i reati contestati dal procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva, e dai pm Lorenzo Francia e Rocco Gustavo Maruotti, a sette persone che adesso rischiano il processo per il crollo del campanile della chiesa dei Santi Pietro e Lorenzo di Accumoli in seguito al terremoto del 24 agosto scorso. Il crollo della torre campanaria del Duecento investì un'abitazione sfondandone il tetto e causando la morte dei membri di un'intera famiglia: Andrea Tuccio, sua moglie Graziella Torroni e i loro due figli Stefano e Riccardo.
Gli indagati sono il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, che deve rispondere di abuso d'ufficio e omissione di atti d'ufficio. Disastro e omicidio colposo è l'ipotesi di reato a carico del responsabile unico del progetto, l'architetto Pier Luigi Cappelloni, collaudatore statico amministrativo dei medesimi lavori, dell'architetto Mara Cerroni, dei progettisti e direttori dei lavori, l'ingegnere Alessandro Aniballi e l'architetto Angelo Angelucci, del geometra Giuseppe Renzi e dell'ingegner Matteo Buzzi, all'epoca dei lavori tecnico della Curia di Rieti. Archiviata invece la posizione del monsignor Delio Lucarelli, allora vescovo di Rieti.
Secondo l'atto d'accusa della procura il crollo poteva essere evitato, ma i sette indagati avrebbero omesso “di adottare i doverosi interventi antisismici idonei a impedirlo”. Nello specifico, i lavori appaltati dalla Curia di Rieti, che dovevano servire a consolidare il campanile della chiesa, di fatto non furono né progettati né collaudati nonostante già all'indomani del sisma de L'Aquila del 2009 la sovrintendenza avesse già segnalato un preoccupante “indebolimento strutturale”.