Aria da borseggiatore
Riflessioni su quanto politicamente corretto sia lo stringer di colpo la borsa mentre ti passa di fianco un uomo in bici
Anche ieri mi succede questa cosa: undici di mattina, esco di casa, salgo sulla bicicletta e mi avvio verso il centro. Cento metri dopo sto per passare dalla ciclabile di fianco a una signora a piedi che proveniva in direzione contraria sul marciapiedi e quando sarò stato a circa tre metri da lei, io che andavo molto piano, e che le avevo dato un’occhiata, ma molto veloce e discreta, per quel noto vizio maschile degli uomini di una certa età di guardare tutte le donne che passano, noto chiaramente che la donna, che aveva la borsa a tracolla nella spalla sinistra, quella verso di me, con la mano destra si stringe la borsetta, la tiene con forza. Ergo, o la signora mi ha scambiato per un borseggiatore, o ha presunto che fosse per lo meno possibile che io fossi borseggiatore, come il suo gesto di stringer bene la borsetta testimoniava chiaramente. E’ vero che non ci ho mai tenuto troppo all’ordine nel mio aspetto, ma vorrei far notare che ho cinquantadue anni e da circa venti sono un dipendente statale in qualità di insegnante. Precedentemente avevo fatto due o tre lavori d’ufficio. E’ vero che non ho i capelli a spazzola, ma non mi arrivano neanche alle spalle e ho un barbino abbastanza curato. E’ vero anche che in Emilia Romagna ci sono ogni tanto degli atti di piccola malavita, due mesi fa, visto che il telaio era ben legato a un palo, mi hanno rubato la ruota anteriore della bicicletta.
Ma quindi cosa volevo dire? Volevo dire: è un comportamento politicamente corretto questo stringer di colpo la borsa quando ti passa di fianco un uomo in bicicletta? Che mi è successo tante volte: è un po’ come se una ti desse del borseggiatore o perlomeno del borseggiatore potenziale, tipo: quelli lì in bicicletta uno su sette sono borseggiatori. Allora uno ti dice: va be’, ma lei ha diritto a aver paura di quello che le pare e a prendere tutte le precauzioni che ritiene opportune. Perché ti offendi? E io dico: be’, va be’, lei ha il suo diritto alla paura e ad aver paura di quello che le pare, e quindi ha diritto a aver paura che io la borseggi alle undici di mattina al semaforo di via Giardini, e va bene. Però allora anch’io ho il diritto a offendermi che mentre passo in bicicletta lei mi ritenga un borseggiatore di fatto (e in quel caso appena sono passato penserà: ti ho fregato tenendomi ben stretta la borsa) o un borseggiatore potenziale (e in quel caso, visto che non sono sceso dalla bici e non mi sono messo a strattonarla cercando di strapparle la borsa, penserà: per fortuna non era un borseggiatore) e quindi anch’io poi posso offendermi di quello che mi pare. I diritti sono tanti e ognuno ha i suoi, non è che il suo diritto alla paura di esser borseggiata è per natura migliore del mio diritto a offendermi di esser ritenuto borseggiatore potenziale. Tra l’altro io l’avevo guardata come bella donna, con belle gambe, e vestita con grazia, quindi ci rimango particolarmente male a vedere che si stringe bene la borsetta. Quindi cosa si fa? Lo so io cosa si fa. La prossima volta che mi succede una cosa simile io inchiodo con la bicicletta e le dico: gentile e graziosa signora, vedo che lei, confidando nel suo diritto alla paura di essere borseggiata, si sta stringendo la borsetta presumendo che io sia un potenziale borseggiatore, e lei ne ha tutto il diritto, ma vorrei farle notare che io mi chiamo Ugo Cornia (e le faccio vedere i documenti), sono attualmente incensurato, ho un lavoro a tempo indeterminato e questi redditi e queste proprietà (e tiro fuori Unico dal mio borsino) e quindi ho anch’io il mio diritto a non esser scambiato per borseggiatore potenziale. Come la mettiamo? E visto che lì intorno ci sono tre bar con piacevoli tavolini all’aperto le dico: se lei ha una mezz’oretta di tempo le proporrei di berci insieme un caffè per chiarire la situazione dei nostri rispettivi diritti. Dopodiché se son rose fioriranno.