Così Acea (e non la pioggia) può salvare Roma dalla crisi idrica
Aspettare che piova o svuotare un lago non sono strategie lungimiranti per rifornire di acqua una città. Un esperto ci ha dato qualche numero sul dissesto della rete di distribuzione capitolina
E' chiaro ormai, dopo un'estate passata a parlarne, che il problema della mancanza di acqua a Roma è legato alle perdite delle tubature di Acea, nel tragitto tra la fonte e gli utenti. Nonostante il lago di Bracciano continui a rifornire la città di Roma con 400 litri di acqua al secondo, mettendo a disposizione fino all'ultima goccia, Acea ha comunque avvisato i cittadini romani: durante la notte, da oggi, potrebbe non esserci acqua in alcune zone e nei piani più alti degli edifici. D'altra parte l'azienda, nella strategia per l'estate presentata a maggio, pensava di potere prelevare 800 litri al secondo dal bacino di Bracciano, ma l'assenza di pioggia e le temperature hanno influito sul livello dell'acqua e più di così il lago non può tollerare prelievi. Nè serviranno le piogge previste nelle prossime ore per incrementare la portata dell'acqua utilizzata da Acea: ormai il livello idrometrico è arrivato a 1,83 centimetri sotto lo zero, il lago ha bisogno di rinvigorirsi e il tetto dei prelievi – pari a 12 milioni di metri cubi all'anno fino alla prossima estate – è stabilito da un decreto del Tribunale delle acque.
Dipendere dall'andamento delle temperature e dalle piogge per garantire acqua alla città, evidentemente, non è una soluzione sostenibile a lungo termine, quando ci sono perdite strutturali come quelle di Acea che superano addirittura la quantità di acqua prelevata dal bacino di Bracciano. “Ridurre le perdite inciderebbe consistentemente sia sui costi operativi, a vantaggio delle tariffe, sia sul prelievo dalle riserve idriche, con primari vantaggi ambientali e sociali”, spiega al Foglio Roberto Macrì, esperto di acqua ed editorialista di un giornale specializzato in materia, Staffetta quotidiana. “Basandoci sull'ultimo Report di sostenibilità Acea, risulta che nel 2015, per l'intero Ato (Ambito territoriale ottimale), le perdite sono state di 292 milioni di metri cubi, 13 in più dell'anno prima”. A fronte dei 37 milioni di metri cubi prelevati da Bracciano, come informa lo stesso documento. Un elemento da capire è quanto costerebbe migliorare le infrastrutture e se è nelle disponibilità di Acea intervenire. “E' una stima che dipende molto da come è fatta la rete. Ipotizzando di ridurre le perdite di 220 milioni di metri cubi, passando così dal 40 al 10 per cento e stimando un costo per metro cubo recuperato da 0,2 a 0,4 euro (come rilevato in altre campagne di ricerca), l'investimento sarebbe compreso tra i 45 e i 90 milioni di euro nell'arco di un paio d'anni. E' un ordine di valore compatibile con il trend di investimenti di Acea, passato dai 30 milioni del 2003 ai 190 del 2015 e ai 210 previsti per il 2017”.
All'inizio dell'”emergenza”, nel pieno dell'estate, Acea aveva promesso di intervenire. Ma non averlo fatto prima, quando la situazione era ancora sotto controllo, non è stata una mossa indovinata. Anche perché sui conti dell'azienda l'acqua sprecata ha un peso, come i consumi energetici che servono per erogare ogni singolo metro cubo. Perché il Campidoglio, azionista di maggioranza, non spinge per efficientare il servizio? C'entrano le difficoltà finanziarie? “Il Comune di Roma ha bisogno di buoni dividendi dalle proprie municipalizzate e considerate le crisi di Ama e Atac può contare solo sui buoni bilanci di Acea. Penso però che nel budget di quest'ultima ci sono i margini per sostenere un progetto di riduzione delle perdite di questa entità e che il Comune abbia, o dovrebbe avere, tutto l'interesse a sostenerlo perché ritengo che questa sia la sola via che può risolvere nel breve tempo la crisi idrica della città”. Gli elementi per intervenire sembrano esserci tutti. Eppure ci siamo ritrovati a un passo dalla sospensione della fornitura dell'acqua e oggi, comunque, l'azienda ipotizza disservizi nelle ore notturne e chiede la collaborazione dei cittadini per ridurre gli sprechi. “Su questo argomento vale un'ultima notazione a proposito di quanto si legge nel Rapporto di sostenibilità. Dopo avere sottolineato l'anomalia di perdite così forti per il bilancio idrico, Acea non sembra mettere al primo posto l'obiettivo di ridurle per via delle difficoltà della cittadinanza romana ad accettare disagi alla mobilità anche in zone fortemente urbanizzate”, spiega Macrì. "Un aspetto certamente rilevante, visto il caos nella mobilità cittadina, ma pesano molto di più le ragioni di ordine economico e ambientale. Dagli interventi sulla rete si trarrebbero vantaggi importanti, che la cittadinanza romana correttamente informata saprebbe apprezzare a fronte dei disagi temporanei”.
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