Cronaca nera, se non c'è di meglio
Raccontare un paese peggiore di quello che è, in assenza di idee
Niente di meglio della cronaca nera, sui giornali d’estate. Ma anche d’inverno, arriva come un’onda, riempie le pagine e apre i siti dei quotidiani. Omicidi, stupri, assalti, incidenti d’auto. I giornali erano nati per raccontare le idee e per dare battaglia politica e culturale, e la cronaca aveva un piccolo spazio. I fatti non raccontano il mondo se non c’è un’interpretazione, il dibattito ha molto bisogno di idee, ma gli esseri umani vogliono anche la catarsi, l’indignazione e il sollievo, vogliono sapere che in provincia di Vicenza c’è stata una rapina, e abbiamo bisogno anche del grande delitto efferato, del giallo, della tragedia e dell’ergastolo. Di stare in pena per la bambina scomparsa e scoprire se c’è un testimone.
C’è stato un tempo in cui Benito Mussolini, che controllava i giornali convinto che avessero una fortissima influenza sui cittadini, odiava e vietava la cronaca nera. Diceva che i delitti infondono insicurezza, ansia, paura, e a lui interessava mostrare un’immagine edulcorata della società che stava costruendo: cercava di imporre la visione del mondo che credeva di creare. Per fortuna non ci è riuscito e in piena libertà un sacco di gente sceglie di leggere tutte le storie di pitbull esistenti, vuole conoscere la vita di tutte le sorelle fatte a pezzi e gettate nel cassonetto da fratelli umiliati, e sono stati fondati giornali appositi, pieni di storie e di fotografie e di retroscena con interviste ai vicini di casa e ai lontani parenti arcigni. Giornali semiscomparsi perché travolti dalla cronaca su internet, su carta e in prima serata. Ognuno sceglie che cosa leggere e guardare, ma ci sono anche gli eccessi, e l’eccesso di cronaca nera arriva quasi sempre dal vuoto delle idee, non solo d’estate. E’ un’altra specie di assolutismo, il più delle volte inconsapevole, a cui si lega il gusto di raccontare un paese più brutto di quello che è, il piacere del brivido e di far diventare ordinario un fatto eccezionale, di offrire una storia del mondo particolarmente caotica e catastrofica, senza necessità di pensiero critico, con un dibattito che non può andare oltre il momento del cappuccino al bar. Ci si indigna, ci si accende, si leggono i giornali come si leggerebbe un mattinale dei carabinieri.
Ieri pomeriggio, sul tardi, tanto per fare un esempio qualunque, aprire l’home page di Repubblica significava leggere notizie sui due filoni principali di cronaca degli ultimi giorni: razzismo e stupro. Razzismo: richiedente asilo picchiato e ripreso con il telefonino. Fermati due adolescenti di Acqui Terme. Era la prima notizia, dunque la più importante, la più significativa. E poi: Stupro. Salento: una turista di ventinove anni stuprata nel villaggio vacanze. Fermato un ventisettenne. E poi ancora stupro: Turista chiama il 112: “Stanno violentando la mia compagna” (Rimini). Ancora: “Tenta di abusare di una donna in strada: fermato senzatetto” (Bologna). “Ottantenne violentata in pieno giorno” (Milano). “Violenze a diciassettenne: un arrestato e tre denunciati” (Desio). Tutta la home page era occupata dallo stupro o dal tentato stupro nelle sue sfaccettature. Spesso le notizie reggono il confronto con la realtà per poche ore, e le versioni vengono capovolte, oppure semplicemente sbiadiscono. Ma intanto si è riempito lo spazio, si è offerto un argomento sotto l’ombrellone o al ritorno in ufficio, e sempre c’è una cronaca da citare e da aggiornare, da sventolare per fare le raccomandazioni ai figli o per lamentarsi di questo brutto paese in cui tutto va malissimo e non si può camminare per strada. Cronaca nera, niente di meglio, soprattutto perché non si è pensato di meglio.
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