Due quisquilie a proposito di immigrati, stupri e quello che deve fare la sinistra
A Repubblica sono in ansia e hanno qualcosa da insegnare a proposito dei fatti di Rimini e della figura del ministro dell'Interno
Solo due quisquilie (come avrebbe detto Totò) a proposito di immigrati, stupri e quello che deve fare la sinistra. Sfogliando Repubblica, vedo che due dei loro più apprezzati grilli parlanti (ogni giornale deve averne) sono in ansia e hanno qualcosa da insegnare. Comincia l’equilibrato e sensato Michele Serra, che venerdì scorso dedica la sua rubrica di prima pagina alla correttezza o non correttezza politica di precisare, nelle notizie, di quale nazionalità sono, ogni volta, chi stupra e chi è stuprato. Precisarlo, secondo Serra, sarebbe scorretto, poiché per la legge, per i codici, “gli uomini sono tutti uguali” e “ogni sottolineatura enfatica della nazionalità di un reo – come della nazionalità della vittima – è in parte stupido, in parte strumentale”. La sottolineatura enfatica certo non va, ma l’informazione non credo che vada condannata. Se fosse così, la cronaca, il giornalismo, non esisterebbero. E’ razzistico dire che, per esempio, il minaccioso, paranoico presidente della Corea è coreano? E che l’instabile, sboccato presidente degli Stati Uniti è statunitense? Sarebbero anche queste “precisazioni strumentali” perché possono indurre a pensare che i coreani sono tutti dei mostri bellicamente pericolosi e gli americani sono tutti degli impresentabili spacconi? Che mondo sarebbe quello voluto dal correttissimo Serra? Sarebbe un mondo un po’ spettrale, in cui “tutti gli uomini sono uguali” come davanti alla Legge (cosa che non è mai stata vera!) e non invece, anche, tutti diversi, per età, sesso, nazionalità, cultura, classe sociale, reddito, eccetera. Correggere “a norma di legge” la colorita e varia realtà del mondo ucciderebbe non solo l’informazione giornalistica, ma anche la storia e la cultura. Bisogna evitare di pensare che Shylock e Kafka erano ebrei, Otello un “moro”, Hitler un pittore fallito, Goebbels zoppo? Che Edgar Poe era alcolizzato come Scott Fitzgerald, Elsa Morante una donna senza figli, Van Gogh uno psicopatico come Nietzsche, Simone Weil una donna nubile quasi certamente vergine? Che Gadda era un castissimo scapolo, Simenon un seduttore compulsivo, Sandro Penna un pederasta, Wittgenstein un sessuofobo? Quella suscettibilità di Serra per un momento mi ha dato i brividi. Ho visto l’umanità senza volto né colore né età, una sfilata di sagome identiche e vuote, non esseri umani ma ombre. Serra è anche uno scrittore. Perché non vede che la mancanza di dettagli reali spegne l’immaginazione?
La seconda quisquilia, un po’ più corposa, la trovo nell’intervista a Cacciari sulla sinistra, che “non deve inseguire la destra sulla questione degli immigrati” (stesso giornale, stesso giorno). Secondo il filosofo, mai contento della sua ingrata sinistra che non lo ascolta, non gli ubbidisce mai, si assiste oggi a “una deriva estremamente pericolosa”. Quale deriva? Quella per cui il ministro dell’Interno Minniti “cerca di tradurre in ‘moderatese’ quello che certa destra urla in modo forsennato”. La paura e le urla sarebbero, secondo Cacciari, tipiche della “crisi di regime” che stiamo vivendo. E così, continua, viene voglia di tapparsi le orecchie, perché “subentra la logica amico-nemico”. Strano che proprio il filosofo che ha masticato per anni le teorie di Carl Schmitt, secondo cui la politica nasce come logica che oppone amico a nemico, si scandalizzi e si turi le orecchie pur di non ascoltare i fragori della lotta politica. E lo stesso filosofo che dichiarava di non credere più alla distinzione fra destra e sinistra, ora si allarma se vede che un problema reale, quello delle grandi migrazioni, determina fra sinistra e destra qualche punto di contatto. Perché lo determina? Ma per il semplice fatto che ogni schieramento politico, per vincere le elezioni (cosa che preoccupa moltissimo Cacciari), deve ascoltare la società, i cittadini, le loro voci e le loro urla. L’Italia pullula di più che maturi ex comunisti, o tuttora comunisti, che vorrebbero rispedire subito in Africa i “troppi” africani che si vedono in giro nelle nostre città. Cacciari dice che con un Minniti che si avvicina, secondo lui, alla destra (e non semplicemente a un sentire diffuso!) “perderemo le elezioni”. Ma non è distinguersi nettamente sul problema degli immigrati che farà vincere o no la sinistra: direi che distinguersi su tutti gli altri problemi conta molto di più, a scopi elettorali. E poi, vincere. E’ mai bastato vincere le elezioni, se poi non si sa governare?