L'incredibile storia di una tartaruga
Non è vero, è una storia come un’altra, ma la raccontano come un simbolo
"A 186 anni d’età è l’essere vivente più vecchio del mondo. Adesso è anche l’alfiere di una rivoluzione sessuale in uno dei luoghi più remoti della terra: l’isola di Sant’Elena”. Iniziava così, ieri, la corrispondenza di Enrico Franceschini da Londra, su Repubblica. Si parla di Jonathan, una tartaruga gigante, la più vecchia del mondo, nata sulla colonia britannica nel 1831.
Jonathan è un mito in Gran Bretagna, lo conoscono tutti, ci sono video online sulla testuggine che si lava i denti, che fa il primo bagnetto, tutte cose che in centottant’anni probabilmente nemmeno lui aveva mai pensato di dover fare, ma tant’è. Nelle cronache più recenti, si racconta del fatto che Jonathan, dopo 150 anni di solitudine a Sant’Elena (una roba che nemmeno Gabriel García Márquez), era diventato “irrequieto”. E allora cosa fanno? Gli “regalano” un altro esemplare di tartaruga gigante. Non per farlo riprodurre, povera bestia, ma per “fargli compagnia”.
Ora, in punta di zoologia, le tartarughe non sono esattamente animali da branco: la “compagnia”, come la intendiamo noi, non gli serve, piuttosto il loro istinto è riprodursi. Ma c’è di più: delle tartarughe spesso è molto difficile riconoscere il sesso, almeno finché non crescono, finché l’apparato riproduttivo, insomma, non è ben visibile a occhio nudo. Comunque, trent’anni fa a Sant’Elena arriva Federica. Il Times scrive che dopo alcune cure mediche si scopre che, nonostante i ripetuti accoppiamenti, Federica non resta incinta perché è un maschio. Niente di grave: succede, in natura, soprattutto quando due esemplari della stessa specie sono costretti a una convivenza forzata. Il caso anomalo, strano, semmai, è l’estrema umanizzazione della vicenda: “E’ stato amore a prima vista. Creature abitudinarie, le due tartarughe mangiano sempre alla stessa ora, si ritirano a dormire alle 4 del pomeriggio e ogni domenica mattina, puntualmente, Jonathan monta Federica”, scrive Franceschini, tanto da eleggere la coppia a “simbolo dei diritti gay”.
Il problema del nostro rapporto con gli animali è tutto qui: cerchiamo i simboli e l’umanizzazione in tutte le specie, tranne che nella nostra.