Gian Marco Moratti, patriarca silenzioso
Se n'è andato il secondogenito di Angelo, che aveva preso le redini della Saras. Tra petrolio e ruolo sociale
Dici Moratti e a Milano, ma non soltanto a Milano, il grande pubblico pensa Inter. La Grande Inter del patriarca Angelo e l’ultima Inter capace di vincere, quella di Massimo. I milanesi, e gli italiani, appena più memori e consapevoli pensano all’ultima grande famiglia industriale milanese che ancora c’è, presente, seppure da tempo un po’ appartata. I Moratti che non hanno mollato il proprio business dentro a un’industria “novecentesca” come il petrolio – non ci sono più i Pirelli e i Falk, i Feltrinelli fanno un altro mestiere, i Berlusconi sono sempre stati nazionali ma meno milanesi – e che non hanno smesso di contare, di esserci, in un loro modo molto milanese. Il patriarca Angelo aveva forgiato, d’intuito come fanno i capitani d’industria, il destino della famiglia nella forma di un capitalismo da libero comune (gli Agnelli erano e sono monarchia) connaturato all’etica e all’estetica del boom economico. Un capitalismo aperto alla città, alle sue forme di svago non aristocratiche (i Moratti sono sempre stati più tifosi che proprietari), persino da rotocalco, e col cuore in mano quando serve. Si dice Moratti e si pensa in un istante a tutto questo. E con un interesse variabile, ma costante, per la politica.
Se n’è andato Gian Marco, che di tutto questo è stato invece il patriarca silenzioso. Il secondogenito (1936) di Angelo, ma il primo maschio, “il petroliere” che dal 1966 aveva preso le redini della Saras. Aveva 81 anni, era malato da tempo, ma aveva mantenuto il ruolo di presidente nell’azienda di cui aveva il 25 per cento del capitale, l’altro 25 è del fratello Massimo, amministratore delegato. Ma il petroliere di famiglia era Gian Marco.
E’ la sua guida che ha garantito a Saras continuità e redditività, anche se da molto tempo il petrolio ha smesso di essere, a livello globale, il business del futuro. La raffineria di Sarroch in Sardegna è tuttora una delle più grandi del Mediterraneo, Saras ha accettato le sfide diversificando le attività, con un impianto di gassificazione e un parco eolico. Lui ha guidato la quotazione in Borsa nel 2006, Saras capitalizza oggi circa 1,7 miliardi di euro e dà lavoro a due migliaia di dipendenti. Ha puntato sulla internazionalizzazione, facendo rilevare nel 2013 il 21 per cento di Saras i russi di Rosneft. Operazione non andata a buon fine, non solo per questioni geopolitiche: i russi sono usciti nel 2016.
Insomma una famiglia industriale che non ha venduto tutto, Gian Marco Moratti aveva continuato a scommettere su un core business e un’industria particolarmente pesanti, il petrolio. Di questa famiglia è stato, appunto, il patriarca silenzioso. Che ha vissuto come tutti i fratelli nel mito del padre, nella proprietà sua e di Letizia nell’Oltrepò Pavese aveva voluto produrre un Nebbiolo, e battezzarlo “PerPapà”. E’ stato lungo una vita al fianco – silenzioso come dev’essere un gentiluomo – di due donne di spicco, Lina Sotis e Letizia Brichetto Arnaboldi. Soprattutto silenzioso e attivo al fianco di Letizia, accompagnata nella bella storia dell’Expo. Tanti figli, quattro, come nella tradizione di famiglia.
Dici Moratti e dici il mondo di un capitalismo e di una presenza nella vita pubblica (Gian Marco ha svolto anche attività, oltre alla prima, quella nell’azienda) che non c’è più. Eppure tutti sanno che da molti anni, da quasi trent’anni, il “core business” suo e di Letizia era diventato un luogo fisico e insieme ideale, San Patrignano. Della comunità fondata da Vincenzo Muccioli, Gian Marco e Letizia sono da molto tempo non soltanto i finanziatori, ma coloro che l’hanno trasformata, cercando di farne anche un modello, un po’ utopico, di impresa sociale. Ed era diventata con il tempo più che una seconda casa, un buen retiro, era una famiglia allargata dove Letizia si ritirava ogni weekend anche al tempo in cui era indaffarato ministro, o sindaco di Milano.
Ieri il titolo di Saras in Borsa è schizzato in alto, normali cose dei mercati, perché è evidente che oggi il futuro di Saras, senza una leadership di successione carismatica, è difficile ma anche appetibile. Il futuro di San Patrignano non subirà scossoni. Gian Marco Moratti sarà sepolto, per sua volontà, nel cimitero della comunità. Della casa di famiglia.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio