Diario da Roma sotto la neve: #stiamofreschi
Tra allarmismo esagerato, mancanza di senso dell'umorismo e finale con troppo sole, la nevicata sulla Capitale è come una liberazione che rende tollerabile tutto, pure Salvini e il M5s
Neve a Roma, rischio valanghe sui colli #stiamofreschi. Mi sveglio alle sette. Apro la serranda. Lei è stesa per un palmo sui tavolini del terrazzo, e sui limoni e sui vasi e sulle rose e i davanzali. Neve sul Gianicolo. Neve sull’Aventino. Neve pulita, massiccia, imponente, pare di stare a Sils Maria. Strano, inusuale, meraviglioso. Sveglio mia moglie, molto incazzata della proposta di condivisione del fenomeno (ma poi le passa). Scatto foto e invio ad amici. Uno di loro risponde: OGGI NIENTE SCUOLA. Un altro: Sarà merito della Raggi? Sono così allegro che dimentico di prendere le pillole. Dimentico la bella circostanza che domenica prossima voterò Gentiloni, e quella meno attraente di votare al Senato uninominale la Emma. Lavaggio frenetico del corpo. Asciugatura impaziente. Mutandoni di lana appena comprati al mercato. Maglia di lana. Calzoni di velluto e golfone doppio. I cani si svegliano anche loro. Monkey ha capito e vuole assolutamente uscire, ma non prima di avere mangiato riso e pezzettini di pollo. Kinuko fa la ritrosa, Liberté è sempre molto disponibile e tollerante con le mie mattane. Mentre mangiano metto la radio Bbc terzo canale musica, c’è Petroc Trelawney, poi ci sarà Suzy Klein, che ordinaria squisitezza gli anchor della radio inglese, e subito il Concerto in do opera 26 di Mozart, seguito dai gargarismi della Regina della Notte. Mi accorgo che anche l’edera piccola della terrazza dello studio gronda bella neve soffice e compatta, e di là dalla balaustra anche il Cupolone sembra pacificato, sornione, chiesastico come nelle intenzioni rinascimentali. Sciarpa, giaccone di alpaca, guinzagli e alle otto e qualcosa via per il quartiere.
foto LaPresse
Poca gente quasi nessuna macchina manto pulito passa il 170 puntuale come una metropolitana a Osaka gli occhi di tutti sono allegri e complimenti e congratulazioni vivissime, e poi nevica, questo è l’importante, proprio coi fiocchi che si appoggiano e non bagnano, almeno a tutta prima. Caffè squisito in piazza, dopo una breve camminata a passo di piccione per non scivolare, pollo, sedano, porri, patate, cicoria e pizza, e la spesa è fatta. Mi riavvio con le borse, pipì, popò, con i kleenex la raccolta viene un po’ umida ma fa lo stesso, ed eccomi a casa, al caldo, uomo fortunato che sono. Qui si vorrebbe che sprofondi nella tristezza. Per dirla con Roma, la neve è una sorcaggine, le notizie che la riguardano sono fregnacce. Un sito: Roma nel caos. Rispondo su Twitter che gliene suggerisco uno meglio, sempre del repertorio: “Roma blindata”, e metto l’hashtag #stiamofreschi. Una scema risponde a una mia osservazione ironica, “un’altra botta di riscaldamento globale”, con una severa reprimenda che sarà seguita, con Burian che prende a infuriare, cioè un po’ di vento che par d’essere a Trieste, da numerose grottesche minacce di morte al lardoso. La cretina obietta: “non sa che contano le medie e non i picchi per giudicare del riscaldamento?”, oddio, vabbè essere cretini ma cretini così, senza un minimo di senso dell’umorismo, che disdetta.
Mi ricordo delle pillole, scherzo con i miei, mi metto a leggere di eretici, ed ecco che mi messaggia il Centro Sturzo, un mezzo eretico, per dirmi che il dibattito su popolarismo e populismo di martedì è annullato per neve. Liberi e forti fu il messaggio del prete liberale, ben coperti e a casa è l’sms gentile, al quale rispondo con altrettale gentilezza, dell’Istituto a lui dedicato. Chiamo Ferraresi per ridere dell’annullamento, visto che alle 18 si presenta al Piccolo Eliseo il suo pregevole libro sull’Occidente, e mi dice che anche quella presentazione è annullata. Mi scateno su Twitter, che è strumento utile.
Vogliono rinviare la discussione del libro di Mattia Ferraresi al Piccolo Eliseo perché c'è vento! Ma siamo diventati matti? Io vado comunque con le scarpe da montagna #stiamofreschi
— giuliano ferrara (@ferrarailgrasso) 26 febbraio 2018
Viene anche Daniele Bellasio, si discute al bar, just in case #stiamofreschi
— giuliano ferrara (@ferrarailgrasso) 26 febbraio 2018
Dico che vado, anche Bellasio viene, io con le scarpe da montagna lui sugli anfibi, e sono due tuìt. Poi viene anche De Filippi sulla sua Giulia da macellaio, ma blu. Infine rivelo, per avere gente, che i partecipanti sono poi tutti invitati dopo il dibattito a un gala offerto da Luca di Montezemolo all’Hassler Villa Medici, non sapendo se l’invito sarà preso come una media statistica del global warming, corretta, o come la rilevazione di un picco di freddo, scorretta.
Nei romanzi di Simenon (“La neve era sporca”, “Le gens d’en face” e altri) la neve è sempre una complicazione sospetta, diffonde un silenzio totalitario sulle vite degli altri (lo scrittore belga ne era scaltro osservatore), quella cosa transitoriamente bianca ha figura di complemento tristanzuolo di una storia e di una morale. Invece nel mio romanzo e diario la neve è apparsa come una liberazione, è stata seguita da un sole strepitoso inaudito accompagnato da un vento benedetto e forestiero, e allora ho pensato che è tollerabile tutto, anche il vangelo brandito dal leghista, anche i candidati della Casaleggio, e ho tuìttato: I grillini alle porte e Roma nella neve #stiamo freschi, tutto felice per lo scampato pericolo. La Raggi è in Messico, sulla Funivia di Acapulco, ha fatto bene a chiudere le scuole, si fa vacanza, ma il Piccolo Eliseo dovrebbe restare aperto alle 18 per una decina di genitori degli alunni, e se non scivolo per le maledizioni canaglia che mi hanno carezzevolmente accompagnato nella mia mattinata, se a passi da piccione riesco a raggiungerlo senza fratture, la mia marcia su Roma e a Roma nella neve sarà compiuta irreversibilmente.
Abituati alla tragedia