Lo stop al diesel di Raggi non salverà Roma
Per contenere traffico e polveri sottili i comuni devono iniziare da una gestione efficiente del trasporto pubblico, non da limiti per i cittadini
Se avessimo scommesso su quale sindaco in Italia avrebbe inaugurato la stagione dei divieti al diesel avremmo vinto puntando tutto su Virginia Raggi. La posizione sul tema ambientale del M5s, i problemi di Roma da nascondere dietro ad annunci semplicistici e il clima generale di avversione al gasolio sono fattori che legano molto bene, soprattutto in campagna elettorale. Così sul palco di Città del Messico, parlando a una convention sui cambiamenti climatici, il sindaco ha deciso: stop alle automobili diesel nel centro della città. “I cambiamenti climatici stanno modificando le nostre abitudini di vita. Le nostre città rischiano di trovarsi di fronte a sfide inattese. Assistiamo sempre più spesso a fenomeni estremi: siccità per lunghi periodi, come sta avvenendo nel Lazio; precipitazioni che in un giorno possono riversare sul terreno la pioggia di un mese intero; o anche nevicate inusuali a bassa quota come quelle che in questi giorni stanno investendo l’Italia – ha scritto il sindaco su Facebook spiegando il perché della decisione – Se vogliamo intervenire seriamente dobbiamo avere il coraggio di adottare misure forti. Bisogna agire sulle cause e non soltanto sugli effetti”. Il riferimento al nesso tra causa ed effetto spiega bene il pensiero di Raggi: vietare l'accesso al centro storico di Roma alle automobili diesel – una “misura forte” – può contribuire a evitare la siccità e le piogge torrenziali: in un colpo solo stop alla razionalizzazione dell'acqua, alla siccità del lago di Bracciano e agli allagamenti delle stazioni metropolitane per ogni temporale.
La data scelta è il 2024, un anno prima di Parigi, Atene, Madrid e Città del Messico, quando in Campidoglio Raggi forse non siederà più. Non si sa ancora quali classi di veicoli saranno coinvolti, ma da come è formulato l'annuncio sembra tutti, compresi gli euro 6. Un bel colpo per i residenti del primo municipio ma anche per tutti gli altri veicoli che ogni giorno passano per il centro della capitale, dal car sharing, ai taxi alle auto con noleggio conducenti. Sembrano invece fuori dalla proposta del sindaco gli autobus, sia pubblici che privati: in un momento di razionalità Raggi ha forse fatto due conti in tasca, realizzando quanto fosse difficile immaginare il rinnovo della flotta dei mezzi Atac. Su 2.000 bus, 1.500 sono alimentati a gasolio e perfino gli ultimi 150 acquistati dell'amministrazione Raggi hanno motori diesel, fanno notare in una nota due consigliere comunali.
Dopo il dieselgate la questione di come limitare l'impatto inquinante del diesel torna periodicamente alla ribalta. Ma il problema è che la quota maggiore di ossidi di azoto rilasciati dai motori a gasolio (NOx) rispetto a quelli a benzina è compensata dalle minori emissioni di CO2. E per contrastare il riscaldamento globale le misure adottate dall'Unione europea si concentrano sui limiti delle emissioni. Certo, la questione della qualità dell'aria è altrettanto importante e all'Italia la Commissione europea ha chiesto di fare di più, pena una procedura di infrazione. Ma la proposta di Raggi ha più l'aspetto di un annuncio da campagna elettorale che quello di un piano per la mobilità. Se i comuni volessero fare qualcosa di rilevante contro la congestione delle città e lo smog dovrebbero iniziare da quello che è nelle loro possibilità di enti pubblici: bandi più stringenti per le flotte di car sharing, un trasporto pubblico efficiente dal punto di vista ambientale e logistico, nodi di scambio tra mezzi pubblici e privati.
Anche in Germania la questione è all'ordine del giorno. Proprio oggi la Corte amministrativa federale di Lipsia si è espressa a favore di una maggiore autonomia in materia di divieti di circolazione. Permettendo a Stoccarda e Düsseldorf di poter fermare le automobili a gasolio più inquinanti in certi periodi di forte stress ambientale, i giudici hanno dato il via alle possibili iniziative di tutte le amministrazioni comunali tedesche. Un colpo basso che sacrifica gli sforzi del governo centrale, da tempo impegnato a mantenere un approccio razionale sul tema tenendo insieme questioni ambientali e industriali. Allo studio ci sono soluzioni complesse, come quella rivelata da indiscrezioni di stampa qualche settimana fa che prevede l'uso gratuito dei mezzi pubblici per incentivare i cittadini a lasciare le automobili a casa. Il governo la sta ancora valutando, considerando innanzitutto il costo, e tiene basse le aspettative gonfiate dai media. Le misure forti evidentemente costano e vanno ben ponderate.
Al contrario l'approccio del Movimento 5 stelle sul tema sembra ben poco razionale. Tra tutte le iniziative discusse a riguardo ce n'è una particolarmente rilevante, proposta in una mozione parlamentare qualche mese fa. L'idea era impegnare il governo a vietare la commercializzazione di autoveicoli diesel e benzina entro il 2030, interferendo a gamba tesa nei piani industriali di tutte le case automobilistiche. Una proposta abbastanza radicale se si pensa che con il termine autoveicoli si intendono tutti i mezzi di trasporto dotati di motore, da quattro ruote in su, compresi quelli pesanti. A confronto, l'idea del sindaco di Roma sembra un'idea tedesca.