Uno scorcio del centro storico di Norcia. Foto LaPresse

Anche i cittadini umbri contro la giustizia che immobilizza tutto

Maria Carla Sicilia

Dopo il sequestro del centro polifunzionale di Norcia progettato da Stefano Boeri, la comunità locale chiede al sindaco di non dimettersi 

A giudicare dai commenti su Facebook e in calce alle notizie sui quotidiani locali, il sequestro del centro polifunzionale di Norcia disposto martedì scorso dalla procura di Spoleto è un colpo amaro per la comunità umbra, impegnata nella ricostruzione del territorio dopo il sisma del 2016. Il primo a manifestare il proprio sconcerto è stato il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, indagato insieme all'architetto che ha seguito a titolo gratuito la realizzazione dell'opera, Stefano Boeri. “E' faticoso lottare contro le norme e la burocrazia quando si è già alle prese con l'immane difficoltà di rimettersi in piedi dopo un evento catastrofico come il terremoto”, ha detto il sindaco in conferenza stampa, ipotizzando di dimettersi. 

  

  

Meno di due giorni dopo Alemanno fa un passo indietro e decide di restare, incoraggiato dai messaggi di sostegno dei suoi concittadini e rassicurato dall'incontro a Roma con le maggiori cariche dello stato. Tra i commenti scritti in rete ce n'è uno in particolare che da Facebook è stato ripreso sulle pagine dei quotidiani, ed è quello di Andrea Margaritelli, presidente della Fondazione Guglielmo Giordano e imprenditore di Perugia: “Desidero essere punito insieme a Stefano Boeri, al sindaco di Norcia e a tutti coloro che in Italia commettono ancora il crimine di assumersi qualche responsabilità per perseguire il buon senso e il fatto bene, anziché immobilizzare il tutto”, ha scritto Margaritelli lanciando insieme una provocazione e un appello. “Conosco l’iniziativa per averla seguita con vicinanza dall’origine – si legge nella sua lettera – Il giorno dell’inaugurazione ero presente, insieme a tanti comuni cittadini, amministratori, rappresentati delle istituzioni e personaggi pubblici, per testimoniare ammirazione e gratitudine per quanto realizzato. Ma se quello compiuto si configura come un reato, anziché uno straordinario miracolo, mi sento corresponsabile pur non avendone avuto alcun merito”.

  

“Il mio è un giudizio da cittadino – dice Margaritelli al Foglio – una pura riflessione civica. Questa notizia apre una divaricazione tra il senso della Giustizia e il buon senso comune. Il sequestro sembra un'anomalia: è un dispiacere riscontrare che uno degli interventi più virtuosi realizzati dopo il sisma, inaugurato con il plauso di tutte le istituzioni in tempi record, sia ora oggetto di indagine. La sua realizzazione ha mandato un segnale forte a tutta la comunità, di cambiamento concreto. E' un edificio fatto bene che ha soddisfatto le aspettative e ora l'intervento giudiziario apre una frattura nel sentimento comune. Con il rischio di generare l'effetto opposto, cioè promuovere una cultura della non assunzione di responsabilità tra chi nella pubblica amministrazione è chiamato a prendere decisioni”.

  

Dopo il centro polivalente di Ancarano, chiuso a gennaio, questa è la seconda struttura sequestrata dalla procura di Spoleto per motivi in parte simili. Secondo l'accusa ci sarebbe un abuso edilizio dovuto al fatto che le due opere non avrebbero carattere temporaneo, come prevede la disciplina che regola le ricostruzioni dopo un terremoto, ed entrambe violerebbero i vincoli paesaggistici per l'interferenza con l'area del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Dall'inaugurazione del 30 giugno scorso a oggi, il centro è stato usato della comunità locale per momenti di aggregazione, oltre che per ospitare le riunioni del consiglio comunale e attività della Protezione civile. I suoi 450 metri quadrati in legno e vetro, che rispondono al massimo livello di sicurezza antisismica, sono frutto di un'iniziativa privata finanziata dalle donazioni dei cittadini raccolte da Corriere della sera e dal TgLa7. I lavori sono stati completati in soli tre mesi dalla progettazione.

   

Il timore che l'incertezza generata dal provvedimento giudiziario si traduca in un deterrente per chi dovrà decidere come comportarsi con altri cantieri simili è stato espresso anche dal sindaco di Norcia. La situazione è infatti paradossale perché la procedura seguita per l'autorizzazione di questa struttura è la stessa seguita per molti altri edifici: “Ci troviamo in mezzo a una diatriba tra due pezzi dello Stato – ha detto il sindaco commentando la vicenda – la magistratura e il Dipartimento nazionale di protezione civile che ha emanato le ordinanze a cui noi ci siamo attenuti per costruire le strutture che hanno permesso ai nostri territori di tornare a vivere". "Quello che chiedo – ha scritto in un post su Facebook – è di poter operare in un quadro di massima certezza legislativa che permetta a tutti noi, che ci troviamo a fronteggiare una delle più grandi emergenze della storia del nostro Paese, di lavorare con la serenità necessaria per ricostruire quanto prima le nostre città distrutte dal sisma".