Così il terrorista di Berlino si è mosso in libertà tra Italia e Germania
La polizia ha fermato quattro tunisini. Sono quelli che hanno fornito documenti falsi ad Anis Amri che nel dicembre 2016 ha ucciso 12 persone in un mercato di Natale. Ecco il sistema criminale che l'ha coperto
La rubrica del cellulare dell'attentatore dello Stato islamico Anis Amri continua a fornire agli inquirenti indicazioni molto importanti su come sia composta e quanto sia ampia la rete di conoscenze e amicizie che nel dicembre del 2016 permisero al terrorista di Berlino di arrivare in Germania dall'Italia e uccidere 12 persone.
I blitz di stamattina hanno interessato le zone di Roma e Latina, ma anche quelle di Caserta, Napoli e Matera, nell'ambito dell'indagine partita dopo che Amri era stato ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni, tre giorni dopo l'attentato di Berlino. Il filone dell'inchiesta è distinto da quelli che negli ultimi giorni hanno portato a una serie di altri arresti tra Foggia e Torino. In quei casi si parlava di propaganda e, nel caso di Elmahdi Halili, di pianificazione di attentati. Gli arresti di stamattina si concentrano invece sul sistema che ha permesso a un terrorista ad arrivare da Lampedusa ad Aprilia, soggiornare per qualche giorno e poi a superare il confine con la Germania.
Tra le persone fermate dalla Digos di Roma e Latina ci sono quattro tunisini che sono riusciti a fornire documenti falsi al terrorista: si tratta dell'aspetto più grave e preoccupante che si ricava dai blitz della polizia, perché svela un sistema di criminalità che permette a immigrati clandestini di muoversi in libertà sia nel nostro paese sia attraverso i nostri confini. I quattro si chiamano Akram Baazaoui, Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui e Rabie Baazoui e per loro l'accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione dei documenti e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Oltre a facilitare l'arrivo di Amri nella zona di Latina – ha abitato in una villetta di Campoverde per una decina di giorni prima di andare in Germania – e a permettergli la fuga verso la Germania, i quattro tunisini avrebbero fornito documenti falsi anche ad altre decine di immigrati clandestini.
La polizia ha fermato anche altre cinque persone, tutte riconducibili alle relazioni intrattenute in Italia da Amri. La rete di conoscenze e sostegno su cui il terrorista di Berlino poté contare durante il suo breve soggiorno in Italia era più ampia di quanto si pensasse all'inizio.
Tra le persone coinvolte nell'operazione della Digos c'è il palestinese Abdel Salem Napulsi, 38enne già detenuto nel carcere di Rebibbia per spaccio di droga. Napulsi oltre a fornire assistenza logistica ad Amri si sarebbe a sua volta radicalizzato su internet raccogliendo video propagandistici dello Stato islamico che spiegavano come usare armi pesanti, come lanciarazzi Rpg-7. Nei suoi piani c'era anche quello di noleggiare un pick-up.
Secondo il gip, il palestinese aveva "un collegamento diretto con ambienti riconducibili all'Isis". Il gancio di Napulsi si chiama Khazri Mounir, un altro spacciatore – la vera manovalanza dei simpatizzanti dello Stato islamico in Italia e non solo. In alcune intercettazioni telefoniche raccolte dalla polizia, Napulsi ripeteva a Mounir frasi che inneggiavano alla morte degli infedeli. Alcune erano tratte dal Corano, come quella in cui Napulsi dice: "Quando incontrate i miscredenti colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati". In altre, il palestinese ripeteva che "bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire e avanti un altro" e "tagliargli la testa e i genitali!".
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