Toninelli, la responsabilità dello stato e la differenza tra essere e non essere sciacalli
Salvini e Di Maio dicono che per risolvere per sempre ogni problema di vigilanza sulle autostrade è opportuno che sia finalmente lo stato a vigilare. Peccato che già oggi la vigilanza sulle autostrade spetti al governo
Al direttore - Il ponte Morandi richiama alla mente il mariuolo Mario Chiesa. Ne seguì quello sbracato impeto moralistico, populista, possiamo dirlo? che è stato lo sfondo cupo degli ultimi venticinque anni di italica cronaca. Si riparte: stessa spiaggia, stesso mare. Sembra una diabolica trama del destino.
Moreno Lupi
Nella storia drammatica del ponte Morandi c’è una storia ulteriore che vale la pena approfondire e che ci dà in una certa misura il senso di responsabilità di questo governo. Salvini e Di Maio, lo hanno ripetuto anche ieri, dicono che per risolvere per sempre ogni problema di vigilanza sulle autostrade è opportuno che sia finalmente lo stato a vigilare e non più quei barbari dei privati. Quello che il governo non dice, e che continua a non dire, è che già oggi la vigilanza sulle autostrade in concessione spetta sapete a chi? Indovinato: proprio al governo. Non è sempre stato così, in realtà. Nella concessione firmata nel 2007 il concedente era l’Anas e tecnicamente chi doveva vigilare sui lavori era proprio l’Anas. Lo prevede l’articolo 28 della Concessione. Poi a partire dal 2014 che cosa succede? Succede che sulla base di un decreto il concedente diventa una struttura che si chiama “Direzione Generale Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali”. Sapete a chi fa capo questa direzione? Al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Ora. Cosa prevede il decreto firmato nel 2014 che trasferisce le competenze di vigilanza al ministero? Questo: “Vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull’esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio è dato in concessione”. In sostanza. Se il metodo degli sciacalli usato dagli azionisti del governo per scaricare sul passato (e sui privati) le intere responsabilità della tragedia di Genova dovesse essere utilizzato su tutti, sarebbe doveroso farsi una domanda semplice semplice, e la domanda è questa. L’articolo 28 della concessione stabilisce che “il concedente vigila affinché i lavori di adeguamento delle autostrade siano eseguiti a perfetta regola d’arte a norma dei progetti approvati” e “sui lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e sui ripristini”. Dunque, chi doveva vigilare? La Direzione Generale Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali. E a chi fa capo la Direzione? Al ministero delle Infrastrutture. E i ministri delle Infrastrutture che dovevano vigilare sono solo quelli del passato o è anche quello presente? In sostanza Danilo Toninelli dovrebbe avere il coraggio di dire che il suo ministero avrebbe dovuto dedicare alla manutenzione delle autostrade date in concessione a una società privata quantomeno la stessa attenzione dedicata all’Air Force Renzi. In fondo il giuramento di ogni ministro prevede la seguente formula. “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”. Problema: ma un ministro che esercita le sue funzioni nell’interesse esclusivo del suo partito è un ministro che fa parte di un governo responsabile o di un governo irresponsabile? La differenza tra essere sciacalli e non essere sciacalli in fondo è tutta qui.
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