Perché il Muos è la nuova grana del M5s con i movimenti del No
I grillini siciliani chiedono che sia smantellato il radar americano nella base militare di Niscemi. Di Maio annuncia novità ma il ministro Trenta difende l'opera
Il Movimento 5 stelle ha una nuova grana con le promesse elettorali su cui tentenna da quando è al governo. Dopo Tap e Ilva, stavolta si tratta del Muos, il moderno sistema di telecomunicazioni satellitare militare degli Usa installato a Niscemi intorno a cui si è raccolta un'opposizione locale cavalcata dal M5s.
Quattro satelliti geostazionari e quattro gigantesche antenne piazzate in altrettante stazioni a terra, di cui una proprio nella cittadina siciliana in provincia di Caltanissetta. Questo è il Mobile user objective system, il radar americano oggetto delle contestazioni dei pentastellati in campagna elettorale. Un’opera importante per l’architettura di comando e controllo della marina degli Stati Uniti, utile per allargare la propria sfera di influenza. Fondamentale soprattutto per coordinare in maniera capillare tutti i sistemi militari americani, tra cui gli aerei senza pilota, come i Predator, già presenti nella base di Sigonella.
Il sistema satellitare, terminato nel 2014, è stato realizzato all’interno della riserva della Sugherata di Niscemi. Da qui è nata la protesta degli attivisti No Muos, appoggiata subito dai Cinque stelle, preoccupati sia dalle ricadute del programma sull’ambiente che sulla salute dei cittadini. Secondo gli attivisti le onde elettromagnetiche generate dai dispositivi potrebbero avere effetti cancerogeni. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che l’inquinamento elettromagnetico porti con sé lo stesso rischio per la salute del caffè, insieme a cui rientra nella categoria delle sostanze “potenzialmente cancerogene”.
Nonostante questo, il “no” al Muos è diventata la battaglia siciliana del Movimento, che gli è valsa la conquista del 53 per cento dei voti solamente nel comune di Niscemi alle scorse elezioni politiche di marzo. Ma se in Sicilia la contrarietà all'opera ha fatto incamerare consensi, all’estero può essere intesa come un’altra presa di posizione contro gli Usa. Dopo le critiche al nuovo aereo F-35 e al tetto del 2 per cento del pil da destinare alla Difesa, su cui è tornato più volte Donald Trump, il no al radar potrebbe causare nuovi attriti tra i due paesi.
Dal 2013 la questione Muos si è spostata dalle rivolte di piazza alle aule di tribunale. Inizialmente il Tar aveva bloccato i lavori, poi ripresi e ultimati grazie a una pronuncia in senso opposto del Consiglio di giustizia amministrativa. Tra poco più di dieci giorni la vicenda approderà a un nuovo atto: il 14 novembre il Consiglio di giustizia amministrativa è chiamato di nuovo a pronunciarsi sulla legittimità dell'opera, cioè sulla sua stessa sentenza che aveva ribaltato quella del Tar. Stavolta a difendere il Muos si è schierato il ministero della Difesa, con a capo la pentastellata Elisabetta Trenta, decisa a mantenere la posizione presa dal suo predecessore del Pd, Roberta Pinotti. Un’iniziativa che sa di tradimento per gli attivisti e per la base dei Cinque stelle, che lamentano il mancato rispetto delle promesse elettorali, di nuovo. Il consigliere regionale Giampiero Trizzino ha chiamato il vicepremier Di Maio, chiedendogli di intervenire. "Il M5s e il governo hanno già preso una posizione, quella che hanno sempre avuto, e Luigi Di Maio a breve la comunicherà – ha detto Trizzino – La nostra posizione resta la stessa: siamo contro il Muos. Non ci sono alternative. E quindi lo smantelleremo". Dal ministero dello Sviluppo economico si annunciano novità sulla vicenda, ma senza entrare nei dettagli, mentre fonti della Difesa precisano che "l'unica voce ufficiale sul tema è e sarà quella del governo", impegnato in questi giorni a lavorare sul dossier.
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