Che cos'ha detto il padre di Di Maio dopo l'inchiesta delle Iene

Dopo i lavoratori in nero, abusi edilizi e violazioni ambientali. Mentre il vicepremier promette di andare a fondo della questione, suo papà Antonio pubblica su Facebook un video in cui chiede scusa per i suoi sbagli

Marco Malesi

L'inchiesta delle Iene sulla famiglia del vicepremier Luigi Di Maio continua e, nella terza puntata, Filippo Roma e Marco Occhipinti mostrano i documenti ufficiali nei quali risulta che dal 2006 il padre del vicepremier, Antonio, non compare più come titolare dell'azienda. Da quell'anno nasce infatti la ditta individuale Ardima Costruzioni intestata alla madre di Di Maio, Paolina Esposito. Solo nel 2014, poi, l'azienda sarà ceduta ai due figli, Luigi e Rosalba, sorella del leader del M5s. Tra il 2006 e il 2013, tra l'altro, la madre di Di Maio era anche insegnante prima e preside poi: secondo la legge non avrebbe potuto essere titolare di una ditta individuale. Inoltre nel 2010, sui terreni di Mariglianella (Napoli), di proprietà di Antonio Di Maio, Equitalia ha iscritto un'ipoteca del valore di oltre 300mila euro. Perché allora Antonio Di Maio, come testimoniato nelle parti precedenti dell'inchiesta dai dipendenti intervistati, svolgeva il ruolo di titolare della ditta? Un modo, si chiedono gli inviati delle Iene, per salvarsi da possibili azioni di Equitalia? “Non è che mamma Paolina e poi Luigi Di Maio e la sorella Rosalba sono, ai sensi della legge, dei prestanome?”

     

Il programma di Mediaset ha anche mostrato in esclusiva le immagini delle proprietà di Mariglianella del padre del vicepremier, parte delle quali sono state sequestrate e sulle quali la procura di Nola sta indagando per abusi edilizi e violazioni ambientali. Dei cinque immobili ritrovati, soltanto uno, una masseria diroccata, risulterebbe in regola. Per effettuare le verifiche, i vigili si sono serviti di alcuni rilievi aerofotogrammetrici: uno del servizio di Google Earth risalente al 2002, un altro predisposto dallo stesso comune di Mariglianella nel 2005. Quando al leader pentastellato vengono mostrati i rilievi, risponde che quegli immobili “risalgono alla Seconda Guerra mondiale”. Incalzato, il vicepremier dice che uno dei manufatti contestati sia una vecchia stalla. Fino a quando l'inviato di Italia 1 non gli mostra delle foto del 2013 dove si vede Di Maio fare il bagno in piscina davanti alla villetta abusiva e un'altra dove all'interno di una delle quattro costruzioni irregolari si trova una cucina con un piano cottura. “Troverò tutti i documenti di questo terreno, se ci sono le licenze oppure no lo scopriamo insieme, quando non ci sono si fanno gli abbattimenti”, promette il ministro alle Iene.

     

Così, mentre il ministro del lavoro promette di andare a fondo della questione, suo padre Antonio pubblica su Facebook un video in cui spiega la sua verità e chiede scusa per i suoi sbagli: “Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, chiedo scusa alla mia famiglia per i dispiaceri che hanno provato, e chiedo scusa anche agli operai che hanno lavorato senza contratto per la mia azienda anni fa”. “Luigi non era a conoscenza dei lavoratori impiegati in nero nell'azienda”, ribadisce Antonio Di Maio nel video, nel quale legge una lettera: “Sentivo il dovere di scrivere. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma, come ho già detto, lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla”.

  

Nel primo servizio delle Iene, Salvatore Pizzo ha raccontato di aver lavorato in nero per l’impresa edile dei Di Maio. Il ministro del Lavoro, nel secondo servizio, come promesso, ha verificato e ha confermato le sue rivelazioni. Sono spuntati però altri tre lavoratori in nero nell’azienda. Tutti gli episodi si riferiscono al periodo tra il 2008 e il 2010, prima che nel 2014 lo stesso vicepremier entrasse nell’assetto proprietario dell’azienda.

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