Perché restare bloccati a Fiumicino può essere una buona esperienza
L’aeroporto è passato dagli ultimi posti nella classifica del Airport Council International al primo per gradimento dei servizi offerti
Roma. Hassan al-Kontar, un rifugiato siriano, è rimasto bloccato per sette mesi nell’aeroporto di Kuala Lumpur in Malaysia. Per un problema di visto gli era stato impedito di entrare nel paese e di viaggiare verso altri luoghi. Una situazione simile a quella del personaggio interpretato da Tom Hanks nel film “The Terminal”. Per il signor Kontar, libero da fine novembre (ha trovato asilo in Canada), il soggiorno forzato non deve certo essere stato un piacere. Tuttavia passare del tempo in aeroporto è diventata per i viaggiatori un’esperienza da includere nel viaggio stesso, e le società aeroportuali si sono organizzate per fare della partenza un momento da potere ricordare positivamente.
Secondo un rapporto di Amadeus, una multinazionale spagnola specializzata nei servizi di viaggio, i fattori emotivi e sensoriali sono in cima alla lista delle priorità quando viene chiesto agli intervistati quali sviluppi aggiuntivi vorrebbero vedere nell’esperienza aeroportuale entro il 2025. Per il 30 per cento degli intervistati gli sviluppi di cui vorrebbero usufruire riguardano ristorazione, shopping e intrattenimento. L’aeroporto di Fiumicino, da quando Atlantia è entrata in Adr-Aeroporti di Roma, nel 2012, è passato dagli ultimi posti nella classifica del Airport Council International, l’associazione internazionale che misura attraverso interviste ai viaggiatori la qualità percepita in oltre trecento aeroporti nel mondo, al primo per gradimento dei servizi offerti. E, secondo le ultime rilevazioni del terzo trimestre di quest’anno, lo scalo di Fiumicino risulta al primo posto tra gli hub del “mondo occidentale” superando gli aeroporti americani ed europei con più di 40 milioni di passeggeri.
Nell’elenco dei servizi apprezzati figurano il comfort generale dell’aeroporto, che ha un’offerta culinaria notevole. Nel complesso c’è un’offerta paragonabile a quella di una zona centrale della capitale per numero di punti ristoro. Sono disponibili quindici ristoranti tra il classico, l’etnico, wine bar, fast food, pizzerie, gelaterie e altro. Occupano una superficie di 14.400 metri quadrati con oltre 3.700 posti a sedere. E’ interessante il concetto introdotto dallo chef stellato Heinz Beck, che a Roma ha il ristorante La Pergola, perché ha lavorato precisamente nella ristorazione commerciale aeroportuale con un ristorante situato nell’area di imbarco per i voli intercontinentali dello scalo che ha 3 mila metri quadrati dedicati all’enogastronomica. Fiumicino è l’unico aeroporto al mondo a ospitare un ristorante dello chef tedesco. Il ristorante si chiama “Attimi”, perché lo chef ha creato tre diversi “menu a tempo” da 30, 45 o 60 minuti, declinati in base a quanto il cliente può aspettare in attesa della partenza, per riuscirci ci sono almeno sette cuochi ai fuochi. Si può mangiare “fast” con una qualità alta, ma si può anche ordinare un “take away” e mangiare in volo. Dipende dagli “attimi” a disposizione. Per questa innovazione imprenditoriale il ristorante, realizzato in partnership della Beck&Maltese Consulting e Chef Express del Gruppo Cremonini, ha ricevuto il premio “Best Restaurant in Mobility” de La Liste, selezione internazionale di ristoranti di alta cucina. Durante una cerimonia tenutasi martedì a Parigi al Quai d’Orsay, sede del ministero degli Esteri francese, lo chef ha detto che “quando si deve prendere un aereo, si sa, il tempo a disposizione è un elemento determinante”. La sfortuna di rimanere mesi in uno scalo capita a pochi, come il signor Kontar, ma tutti gli altri vogliono partire rapidamente e, possibilmente, dopo una bella, o buona, esperienza.
generazione ansiosa