Lo spray al peperoncino è un'arma? Nel resto del mondo funziona così
In Italia c'è una legge che ne ha liberalizzato l'utilizzo e dal 2008 a oggi è stato impiegato in 528 episodi di aggressione. In molti paesi del mondo è equiparato a un’arma come le altre. In alcuni è proibito
Un morto e 1.526 feriti è il risultato della calca che il 3 giugno 2017 a piazza San Carlo di Torino si scatena tra la folla che assiste alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, per effetto dello spray al peperoncino lanciato da una banda che intendeva approfittarne per rubare oggetti di valore. Sei morti e 120 feriti è il bilancio della calca che nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, si scatena tra la folla che assiste a un concerto del trapper Sfera Ebbasta, anche in questo caso dopo che qualcuno – non è ancora chiaro chi, le indagini sono in corso – tira fuori lo spray al peperoncino. E ancora: 48 persone sono soccorse il 10 dicembre 2018 all’Istituto tecnico industriale G. Cardano di Pavia, per intossicazione da spray al peperoncino lanciato negli spogliatoi di una palestra. Cinque persone sono soccorse il 10 dicembre 2018 in una scuola di Soncino, per intossicazione da spray al peperoncino. In questi ultimi due casi sembra trattarsi di scherzi goliardici, ancorché pericolosi. Ma dal 2008 in Italia sono stati ben 528 gli episodi di aggressione criminale condotti con un tipo di arma che in Italia si è diffusa proprio come una sorta di difesa “non violenta”.
La liberalizzazione decisa con la legge 94/2009 è stata in parte limitata dal decreto ministeriale n. 103 del 12 maggio 2011. Dunque in Italia il prodotto può essere utilizzato solo per legittima difesa, il flacone non può contenere più di 20 ml di prodotto, la gittata non può oltrepassare i tre metri, l’acquirente deve avere almeno 16 anni. Ma si trova normalmente in farmacia e al supermercato oltre che sul web, e il prezzo non supera i 30 euro. Ovvio che a questo punto lo spray al peperoncino torni nel dibattito politico, tra chi chiede di considerarlo un’arma e chi – come lo stesso ministro Salvini – invece lo difende, pur ammettendo che gli abusi vanno puniti.
In molti paesi del mondo lo spray al peperoncino è equiparato a un’arma come le altre. In alcuni è proibito del tutto. È il caso ad esempio della Grecia, del Regno Unito e di Singapore. In altri è riservato alle forze di polizia: Bangladesh, Belgio, Brasile, Canada, Cina e Hong Kong, Danimarca, Iran, Irlanda, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Turchia, Ungheria, Vietnam. In Finlandia, in Nuova Zelanda, in Portogallo e in Svezia ci vuole il porto d’armi. In Svizzera serve un permesso analogo a quello per maneggiare sostanze chimiche pericolose.
Il modello italiano di liberalizzare lo spray sotto una certa gradazione è fatto proprio anche da Corea del sud, Francia, Germania, Indonesia, Lettonia e Spagna, anche se gli standard sono diversi. In Germania è assolutamente libero l’uso degli spray al peperoncino per difendersi dagli animali. In Romania è proibito usarlo in luoghi pubblici, come nel corso di eventi culturali e sportivi, occasioni di intrattenimento, mezzi da trasporto pubblici. Un regime simile c’è in Thailandia.
In Austria e in Slovacchia l’uso è addirittura incoraggiato dalla polizia per categorie vulnerabili, come le donne e gli anziani. Lo stesso in Repubblica ceca, dove però di viene arrestati se lo si porta a manifestazioni pubbliche o in aule giudiziarie. Possesso libero ma ovviamente con limiti all’utilizzo offensivo c’è in Arabia Saudita, Colombia, Filippine, India, Israele, Malaysia, Mongolia, Polonia, Russia e Taiwan. In Giappone si può portare ma non usare. Un po’ tutta la varietà delle possibilità è consentita negli Stati Uniti: libero in California; libero a bassa concentrazione in Florida, Michigan, New York, New Jersey, Wisconsin; porto d’armi in Massachusetts; riservato alla polizia in Virginia. Anche in Australia l'uso dello spray varia tra le province, ma in genere la legislazione è restrittiva.