Non solo Castelnuovo. Ecco i migranti lasciati per strada dal decreto Salvini
Sono oltre 500 i titolari di protezione umanitaria allontanati dai centri di accoglienza dall'approvazione del provvedimento a oggi. Le stime sui nuovi irregolari diventano realtà
I migranti che il decreto sicurezza ha reso all'improvviso irregolari, rimuovendo la protezione umanitaria, fino a oggi erano solo un numero – circa 60mila persone secondo l'Ispi – frutto di stime e previsioni, contestato dal governo perché giudicato infondato. Il caso del Cara di Castelnuovo di Porto dimostra invece che gli effetti previsti sono reali e che "gli irregolari" hanno anche un nome e un volto.
Da ieri è in corso il trasferimento di oltre 500 migranti in altri centri più piccoli e che fino a oggi erano ospiti del centro alle porte di Roma, gestito dalla cooperativa Auxilium. Di questi, 150 sono titolari di protezione umanitaria e non hanno più diritto a essere ricollocati altrove. Il rischio concreto è che finiscano a dormire e vivere per strada. Di norma queste persone sarebbero state tenute nel centro fino alla ricollocazione in uno Sprar, i centri di accoglienza per rifugiati e titolari di protezione gestiti con risorse pubbliche, diffusi in tutta Italia ma indeboliti dal decreto sicurezza. Oggi invece non hanno più diritto a restare. Dovrebbero dunque essere accompagnati nei loro paesi d'origine – come promesso dal ministro dell'Interno Matteo Salvini – ma è tutt'altro che semplice perché mancano soldi, aerei e accordi con gli stati di provenienza. La dimensione del problema poi è ben più ampia del centinaio di persone coinvolte nell'episodio di Castelnuovo di Porto.
Dall'entrata in vigore del decreto sicurezza, i casi di migranti finiti per strada sono stati molti, in tutta Italia. E' possibile trovarne traccia nelle cronache locali, iniziando da quanto accaduto in Calabria all'indomani dell'approvazione del provvedimento. Con una circolare del prefetto, su indicazione dello stesso ministero dell'Interno, è stato dato ordine di sgomberare gli ospiti senza più titolo da uno dei centri di accoglienza più grandi d'Italia, il Sant'Anna, a Isola Capo Rizzuto, Crotone. Era il 30 novembre e 24 persone, comprese donne e bambini, sono stati accompagnati in stazione e lasciati lì. Alcuni sono stati presi in carico da associazioni locali, altri dalla Caritas. Ma in totale sarebbero 200 le persone allontanate dalla struttura, anche nei giorni successivi, e dispersi. La prefettura ha dato lo stesso ordine anche a Potenza, in Basilicata, chiedendo di invitare tutti i titolari di protezione umanitaria della provincia a lasciare i centri di accoglienza.
Negli stessi giorni è successo qualcosa di simile a Mineo, in provincia di Catania, con 90 persone accompagnate fuori dal centro di accoglienza e abbandonate per strada. Anche qui è intervenuto il terzo settore e si è attivato il vescovo di Caltagirone, come riporta Avvenire, ma le soluzioni volontarie sono solo temporanee e di fatto i migranti cacciati dalle strutture d'accoglienza sono a tutti gli effetti irregolari, solo che non sanno dove andare. Questo è un problema per le amministrazioni locali, che fin dalla stesura del decreto hanno provato a spiegare i suoi effetti collaterali e che si ritrovano adesso con decine di persone senza dimora nella stagione più fredda dell'anno. Secondo l'Anci, la stima dei costi per offrire servizi sociali e sanitari per fare fronte al decreto è di 280 milioni di euro.
A Firenze le cronache parlano di un'ottantina di persone rimaste per strada, secondo le segnalazioni dell'associazione "Gli anelli mancanti". Molti di questi, ha scritto Redattore sociale, sono migranti con protezione umanitaria che hanno dovuto lasciare i Centri di accoglienza straordinari (Cas) del nord Italia. Ma il caso più recente riguarda 5 persone ospiti della Caritas Ambrosiana a Lecco. Secondo il direttore di Caritas sono però 500 gli ospiti del circuito lombardo da allontanare, esclusi dal sistema d'accoglienza perché la protezione umanitaria non ha più valore. Nessuno di questi, ha assicurato, sarà lasciato per strada, grazie alla presa in carico da parte delle parrocchie a proprie spese. Ma immaginare di trasferire la competenza dei percorsi di accoglienza dal sistema centrale al terzo settore appare irrealistico sul lungo termine, sia dal punto di vista amministrativo sia da quello economico. E questo è vero tanto più se i numeri continueranno a crescere. Mano a mano che le stime prenderanno forma, le cifre si trasformeranno in persone abbandonate effettivamente per strada. Allora sì che ci vorrà un decreto sicurezza, ma per rimediare a quello che porta il nome di Salvini.