Manuale di conversazione per Andrea Ballarini
È morto a Roma Andrea Ballarini, collaboratore storico del Foglio, aveva 57 anni. Grande osservatore, era interessato a tutto, alle storie raccontate e a chi le raccontava
[È morto oggi, a Roma, Andrea Ballarini. Collaboratore storico del Foglio, autore delle rubriche “Manuale di conversazione” e “Shottini”, aveva 57 anni. La redazione e il direttore Claudio Cerasa si uniscono al dolore della famiglia. I funerali si svolgeranno a Roma martedì 26 febbraio]
“Beh, adesso non esageriamo”. È la frase che Andrea diceva, sorridendo e arrotando la r, nei momenti in cui i suoi amici e le sue amiche gli raccontavano qualcosa che secondo lui andava oltre l’incredibile – e l’incredibile Andrea l’aveva già messo in conto. E però quel “non esageriamo” è anche il simbolo del suo modo ironico di essere, leggero e discreto nei gesti e nelle conversazioni – a volte assurde – che alla fine erano diventate anche un appuntamento professionale settimanale, quel “Manuale di conversazione” seguitissimo sul sito del Foglio in cui io per esempio avevo sempre paura di finire. E glielo dicevo: “Andrea non è che adesso questa mia frase finisce nel prossimo manuale?”. E lui rideva – “tanto è anonima” – e di sicuro, pensavamo noi, prendeva mentalmente appunti, ma era quasi quasi una soddisfazione. Perché non lo faceva mai per giudicare, mai per spettegolare, ma per curiosità vera, profonda e anche lieve verso la commedia umana e i suoi derivati.
L'ultimo Manuale di conversazione scritto per il Foglio
Ad Andrea infatti, per via del suo essere osservatore, interessava tutto, le storie raccontate e chi le raccontava, il come e il perché. E però le nobilitava, le storie piccole come quelle grandi, tutte e sempre, perché non resisteva, per via del suo lato di narratore, di fronte alla tentazione di mettere in scena, letteralmente, la curiosità. Ed era nato così, infatti, il suo Bea Cafè, l’appuntamento del martedì che non poteva essere definito né caffè letterario né bar né talk-show né lezione né aperitivo né attività di networking né libero incontro tra pensieri senza alcun scopo di lucro – semplicemente perché era tutte queste cose insieme.
Andrea era il suo appuntamento del martedì e lo diceva – mi piace, mi diverto, mi corrisponde. E però poi era anche tutto il resto. Vado in ordine sparso e arbitrario: Andrea che, pur detestando il caldo (da vero milanese quale è sempre rimasto anche dopo 20 anni a Roma), si sottopone ogni estate al pranzo a sorpresa che due amiche gli organizzavano puntualmente al mare attorno a ferragosto, e stoico restava lì, sulla terrazza panoramica, vestito di lino in mezzo a gente in pareo, e tutti andavano a turno a salutarlo con il caffè in mano e l’aria di chi cerca un attimo di pausa dal caos del mondo – perché Andrea era in sé antidoto al caos – e lui scherzava: “ma che faccia hai? sembri una che va a confessarsi”, perché ad Andrea tutti tendevano sempre a confidare tutto, sapendo di potersi fidare ciecamente. E poi: Andrea che alza gli occhi al cielo sbuffando quando qualcuno prenotava un tavolo in un locale dove per il rumore non si riusciva a chiacchierare – e quelli erano i suoi momenti da Scrooge. E poi Andrea che non soltanto a Natale, ma sempre, portava in regalo libri. E Andrea che per primo si presentava quando nascevano bambini e ai compleanni e quando qualcuno aveva un problema serio, ma che era capace di precipitarsi con molto aplomb nel mezzo di piccole tragedie di poco conto, quando tutti gli altri dicevano “vabbè, su, non è grave”. A volte si sedeva e non parlava, e a volte gli amici per questo si arrabbiavano con lui: che hai? Ti annoi? Dì qualcosa, ho detto qualcosa? E però poi ti stupiva, perché aveva già capito tutto.
Di seguito alcuni dei suoi articoli per Il Foglio:
generazione ansiosa