L'incidente aereo in Etiopia crea turbolenze anche nei cieli italiani
Boeing sotto pressione dopo lo schianto ad Addis Abeba. In Italia alcuni piloti e il Codacons chiedono lo stop dei 737 Max di Air Italy, ma per la compagnia e per l'Enac non c'è nessun pericolo
E' ancora presto per stabilire i motivi che hanno portato l'aereo di Ethiopian Airlines a precipitare nei pressi di Addis Abeba domenica, causando la morte di 157 persone, ma il fatto che a schiantarsi sia stato un Boeing 737 Max – per la seconda volta in cinque mesi, dopo l'incidente mortale di ottobre in Indonesia – ha messo sotto pressione il produttore americano di aeroplani. Le autorità per l'aviazione di Cina, Etiopia e Indonesia hanno subito deciso di sospendere l'uso del Boeing 737 Max, chiedendo alle compagnie aeree nazionali di trovare velivoli alternativi. In Europa invece, dove 10 compagnie aeree hanno nelle loro flotte 55 di questi modelli, l'approccio è stato più cauto. Per l'Agenzia europea sicurezza aerea (Easa) è ancora "presto per decidere": per il momento l'impegno è rivolto a monitorare la situazione insieme all'autorità americana Federal Aviation Administration (Faa), in attesa di saperne di più con l'analisi delle scatole nere. Intanto le azioni di Boeing hanno perso oltre l'11 per cento all'apertura di Wall Street, segnando la performance peggiore da quasi vent'anni.
I dubbi sull'affidabilità del 737 Max riguardano il software di controllo del volo, che secondo alcune ricostruzioni sarebbe già stato segnalato da alcune associazioni di piloti e dall'autorità americana dell'aviazione dopo l'aereo precipitato in Indonesia. In seguito all'incidente, Boeing ha comunicato nuove istruzioni ai suoi clienti per la gestione del software che su questo modello ha subito un aggiornamento rispetto al precedente Max. Di fronte alle ultime disposizioni, le singole compagnie si sono occupate di integrare la formazione dei piloti perché fosse adeguata a gestire le nuove funzionalità dell'aereo.
Di Boeing 737 Max in Italia ne volano tre, tutti nella flotta di Air Italy, e altre venti unità sono state ordinate lo scorso anno dalla stessa compagnia. "Quando c'è una situazione di emergenza, i piloti che guidano questi aerei non hanno la possibilità di prendere completamente il controllo – sostiene Marco Veneziani, ex pilota ed ex segretario nazionale della Uil Trasporti – I sensori che entrano in funzione nella fase di pre-stallo restano attivi sempre. Non è come gli aerei di vecchia generazione, dove si poteva staccare tutto e guidare sotto il controllo umano". Veneziani è presidente dell'Associazione nazionale piloti (Anp), unica voce insieme al Codacons che oggi in Italia ha lanciato l'allarme. "I due incidenti che hanno coinvolto questi modelli presentano delle analogia preoccupanti – dice l'ex pilota al Foglio – e in altri paesi hanno già chiesto lo stop dei 737 Max. Anche noi chiediamo a Enac [l'autorità italiana che controlla l'aviazione civile, ndr] di sospendere in via precauzionale i modelli in uso da Air Italy".
Le preoccupazioni dei piloti per il momento sono state respinte. In una nota, l'ente nazionale per l'aviazione civile ha fatto sapere che la compagnia italiana con sede a Olbia e hub a Malpensa opera "in piena osservanza delle prescrizioni operative emesse dal costruttore Boeing e approvate dalla Faa, l'ente americano certificatore dei velivoli Boeing". Anche Air Italy chiarisce che è tutto regolare e oggi, secondo quanto risulta al Foglio, la compagnia ha normalmente fatto volare i suoi Boeing 737 su tutte le tratte previste. Intanto i sindacati hanno chiesto "informazioni dettagliate sulle azioni concrete, sia di carattere operativo che tecnico e addestrativo". Per conoscere le dinamiche dell'incidente di Ethiopian, compagnia che fino a ora ha sempre goduto di una buona reputazione, ci vorrà tempo e dovranno poi essere verificate le analogie con l'altro incidente, quello di Lion in Indonesia. Sarà utile intanto evitare psicosi.