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AAA vendesi comune. La provocazione del sindaco di Esino Lario

Emmanuele Michela

280 euro per una panchina, 2.500 per una via. Il primo cittadino, Pietro Pensa: “Abbiamo bisogno di nuove risorse economiche che ci consentano di proseguire nei progetti di sviluppo e innovazione”

A Esino Lario – che è una perla di paese immersa tra le prealpi lombarde, a un soffio dalle guglie delle Grigne e a pochi tornanti di auto dalle acque del Lario orientale – le hanno tentate tutte per cercare di non cedere allo spopolamento che investe i piccoli comuni. Basti pensare all’impresa che fu, nel 2016, Wikimania: in un villaggio di poco più di 700 abitanti arrivarono più di un migliaio di contributors della nota enciclopedia online da tutto il mondo, per una settimana di incontri sul futuro del sapere a portata di clic. Roba che di solito si faceva in grandi città, in sale convegni di grandi hotel o nelle aule di qualche università. Quell’anno, invece, si adottò la soluzione outdoor, che vide Esino – negli anni Settanta meta di un turismo estivo trimestrale oggi sempre più utopico – giocare la carta del rilancio più folle. Per intenderci: nei mesi precedenti furono creati perfino corsi di inglese (partecipatissimi) per i pensionati, mentre per permettere l’accoglienza di tutti gli ospiti fu organizzato una sorta di albergo diffuso tra case sfitte, hotel e camere libere. Il paese fu tirato a lucido, per un evento dove tutto funzionò alla perfezione.

 

Lo spopolamento dei piccoli comuni, però, è una piaga che non fa sconti nemmeno qui. Anzi, soprattutto qui, tanto che il sindaco Pietro Pensa ha lanciato un’idea “sui generis”, folle forse tanto quanto (o forse più di) Wikimania: metto in vendita il paese. Una sparata? Forse sì, e allora una marea di testate locali e nazionali starebbero abboccando alla grande. O forse c’è del vero, a sentire le parole del primo cittadino e a guardare quanto seriamente è stato impostato il progetto. C’è pure un sito online in cui si spiega l’idea, motivata dalla ricerca di “nuove risorse economiche che ci consentano di proseguire nei progetti di sviluppo e innovazione”. Dice Pensa: “Sono convinto che il futuro del nostro comune possa essere garantito solo attraverso maggiori risorse e una maggiore apertura al mondo, anche se questo vuol dire sacrificare parte del nostro amato patrimonio”. Così, ecco il catalogo: per una panchina bastano 280 euro (ma c’è pure l’offerta del 3x2), una via costa anche 2.500 euro, mentre gli edifici più costosi sono la sede del comune, la bellissima Villa Clotilde, e il museo etnografico. Il sindaco si è mosso in grande, comprando pure una pagina su tutti i principali giornali nazionali.

 

 

Provocazione? Iniziativa commerciale? E’ abbastanza chiaro che ci sia qualcosa di più della semplice vendita del comune (anche perché in catalogo c’è perfino la meravigliosa ghiacciaia del Moncondeno), e occorrerà attendere fino al 10 aprile per capire cosa. Ma la nuova “follia” degli esinesi va colta in tutta la sua essenza: accendere i riflettori sui comuni piccoli in via di spopolamento. In un’Italia che ha sempre fatto dei campanili la sua ricchezza, sono più di 5mila i paesi che hanno meno di 5mila abitanti, la gran parte dei quali si stanno progressivamente eclissando. I giovani se ne vanno, la popolazione invecchia e si spegne. Qualcuno, come Esino, lotta e si inventa modalità per essere appetibile (anche nel concreto del lavoro: qui le aziende non mancano), altri si trasformano pian piano in spettri. Ben sapendo che un’altra Wikimania non ci sarà.

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