Ronaldo e Netanyahu, la strana coppia
Il calciatore e il politico israeliano dividono tifoserie ed elettori, ma pochi come loro sono capaci di grandi imprese
Avete guai col fisco, vertenze da chiudere, o appena chiuse, con qualche esborso milionario? C’è qualcuno, o qualcuna, che vi insegue con accuse di molestie o addirittura di stupri (accuse sempre risalenti, come si dice nei tribunali, mai di qualche giorno fa ma sempre di anni fa)? Ci sono pure legali e tabloid pruriginosi che cercano di addentarvi i calcagni con queste storie? Niente paura: vi basterà chiamarvi Cristiano Ronaldo, rifilare tre gol all’Atletico Madrid, nei quarti metterla dentro anche con l’Ajax e vedrete che tutto andrà a posto.
Oppure: piovono sul vostro capo accuse di frode e corruzione, si parla di regali, di favori, di coperture giornalistiche compiacenti? Forse, in tal caso, non vi basterà denunciare la persecuzione politica e la caccia alle streghe; vi toccherà, essendo voi, per vostra buona sorte, nientedimeno che Benjamin Netanyahu, vincere le elezioni per l’ennesima volta (la quinta: se vi par poco), dopodiché, certo, la giustizia continuerà a fare il suo corso, ma almeno non vi avrà fermato ancor prima di avere corso – come spesso succede invece dalle nostre parti – e in ogni caso avrete dato modo all’opinione pubblica di paragonarvi perlomeno a Ben Gurion.
Chi frequenta i libri di storia, e conosce un po’ l’animo umano, non si sorprenderà di come il successo, la vittoria – in politica come nello sport – facciano a volte dimenticare, altre volte soprassedere, altre ancora giustificare. La storia la scrivono i vincitori, e, si sarà notato, sia Ronaldo che Netanyahu sono vincitori: la storia la stanno scrivendo effettivamente. Uno sta portando a suon di gol la Juventus il più vicino possibile al sogno della Champions – giovani talentuosi olandesi permettendo, nel ritorno –; l’altro sta imponendo la propria idea di sicurezza in tutta la regione mediorientale, concedendo sempre meno alla popolazione arabo-israeliana e allontanandosi sempre di più dalla via della trattativa con i palestinesi. E tutti e due vanno avanti macinando record.
Loro vanno avanti, e noi, riconoscendone la statura, andiamo “drieto alla verità effettuale della cosa”, per dirla con Machiavelli e col suo realismo politico. Perché, certo, è la lezione del segretario fiorentino che viene da ricordare. Ma si tratta di capire bene quale lezione. Lasciamo infatti perdere la storia e guardiamo piuttosto alle cronache nostrane di questi anni: dove sono, qui da noi, questi vincitori a cui tutto viene perdonato? Vi pare che Renzi non sia stato uno a cui la si è giurata, e prima di lui Berlusconi? Questi sono stati per l’Italia, e ancora sono, anni rancorosi assai, dominati dall’invidia e dal risentimento, anni in cui ai politici si è chiesta l’esibizione degli scontrini molto più di quanto si sia preteso da loro di far crescere il paese. Terreno di scontro sono divenuti, volta per volta, le cene eleganti, i rimborsi spese, le marachelle dei genitori. Di autonomia della politica, per cui – ecco la lezione di Machiavelli – la politica ha propri criteri di giustificazione, in base alla sua riuscita nel campo che è suo proprio, se ne è vista pochina, per non dire che non se ne è vista affatto. E certo in democrazia vale, più che sotto altri regimi, il dovere di rendere conto del proprio operato, ma di quale operato si deve render conto, innanzitutto? Ronaldo e Netanyahu – la strana coppia – ha materia da offrire al giudizio di tifosi ed elettori, ma sarebbe veramente esiziale se non sapessimo restituire la dimensione delle rispettive imprese. Se loro non fossero, innanzitutto, un calciatore e un uomo politico, ma divenissero, per un pubblico affamato di piccole vendette private, solo un meschino molestatore o un volgare imbroglione. Sarebbe esiziale non per loro, ma proprio per il calcio e la politica, per la bellezza e la passione che trasmette l’uno e il senso grande e tragico che possiede l’altra. Com’era del resto quella cosa che raccontava Hegel, per cui nessuno è un eroe per il suo cameriere? Temo che, grazie ai social, o forse alla crisi, o a vent’anni di stagnazione, non è che siano scomparsi gli eroi, è che da queste parti siam diventati tutti un po’ camerieri.
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